Come curerai?
Esistono belle domande e questa è una di quelle. Come curerò? Avendo attenzione e interesse verso l’altro, prendendolo a cuore, occupandomi di lui. Mi prenderò cura di chi si avvicinerà allo shiatsu offrendo ascolto e qualità nella ‘pressione’. Cercherò di favorire un lavoro per la costruzione di un senso di ‘coerenza personale’ e di ‘unione mente-corpo’. Lo shiatsu, all’interno delle cure del futuro, potrà favorire la promozione della salute e la cura di sé, affiancando le cure mediche, con attività di sostegno, stimolo, riequilibrio che sviluppino le capacità di salutogenesi.
Il periodo in cui si è dovuto affrontare l’epidemia di Covid-19 con misure di distanziamento sociale ha sottolineato il bisogno di cura di sé, essendo stati tutti noi sottoposti a blocchi, forti emozioni, stress…
Dovremo quindi ricucire le nostre esistenze.
Lo shiatsu può farlo ed essere protagonista di un cambiamento e di una evoluzione sociale nel campo della ‘salute’ e, di conseguenza, di un ‘approccio integrato alla cura’. La salute è una delle risorse base della comunità ed è un diritto per tutti. Per questo i cambiamenti in atto a livello sociale richiedono un adeguamento del concetto stesso di salute e lo shiatsu rivela tutte le sue potenzialità, basate sul contributo pratico, metodologico, formativo, di esperienze e di idee, che può fornire per sviluppare un concetto di cura centrato sulla persona.
È opportuno porre l’attenzione sul ‘continuum di cura’, che comprende in sé i processi patogenici e quelli salutogenici. Nei sistemi di cura intervengono sia i professionisti sanitari, che contrastano nello specifico i processi degenerativi e patologici, sia i professionisti non sanitari, quali gli operatori shiatsu, che favoriscono i processi ricostruttivi, rigenerativi e adattivi, ossia salutogenici.
Lo shiatsu, tecnica a mediazione corporea, è caratterizzato da una pressione perpendicolare, continua, progressiva e statica nell’esecuzione, che riesce a riattivare le diverse fasi dell’esistenza della persona attraverso il riequilibrio dell’energia vitale. Si crea quindi maggior armonia e centratura nel ricevente, favorendo così i processi di salutogenesi. Mantiene la sua caratteristica antica, ma questo non esclude la sua contemporaneità ed è definita un’arte della salute e, così come avviene nell’arte, i vecchi stili non sono mai obsoleti ma possono continuare ad essere piacevoli e offrire possibilità di evoluzione. Sarà necessario sostenere una modalità di analisi e sintesi, dove la sintesi è la ‘pressione nel giusto luogo’, che aiuti a far esprimere la bellezza sia a chi riceve la pressione sia a chi la esercita. Continuerò a curare, cosciente che ognuno di noi ha una bellezza diversa, un suo stile.
È importante considerare l’ambiente in cui viviamo e spesso ci scordiamo che il nostro primo habitat è il nostro corpo, che è la nostra casa. Lo shiatsu si prende cura della nostra casa, che deve essere gradevole e consentirci di viverla con piacere. Ogni malessere è solo nostalgia è il titolo di un libro di Dianne Connelly e il nostro malessere consiste alle volte nel non riconoscere la nostra casa, avendone nostalgia, e quindi non avere il piacere di viverla. Mi piace pensare che lo shiatsu agisca come un architetto opera sugli spazi e l’operatore shiatsu diventa un architetto delle scelte, che insegna a creare nella nostra casa/corpo gli spazi per viverci bene.
Il risultato? Una pressione che informa, che genera una impressione e nasce da una forma; consente così un’espressione che ci dice che siamo in forma. Tutto questo si mette in luce nell’immagine di copertina dell’articolo: “Lo shiatsu e il Terzo Paradiso”.
Renato Zaffina
Insegnante e operatore shiatsu