Filmati e foto d’epoca fornite da istituzioni, musei, gallerie e collezionisti, oltre a interviste attuali sul periodo tra la metà degli anni Sessanta e il 1980, anno in cui l’arte in Italia conobbe un momento di gloria sulla scena internazionale: è su questo che verte La rivoluzione siamo noi (Italia, 2020, 83 minuti, colore e bianco/nero), documentario presentato in anteprima al 38esimo Torino Film Festival, (Italia, 2020, 83 minuti, colore e bianco/nero) ideato da Ludovico Pratesi con la regia di Ilaria Freccia. L’opera filmica, prodotta e distribuita da Istituto Luce Cinecittà, sarà proiettata oggi dalle 15:15 alle 17:45 nel Villino Stroganoff di via Gregoriana 22 a Roma, seguito da una discussione che vedrà come relatori Ilaria Freccia¹, Ludovico Pratesi² e la Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia. Nel dietro le quinte dell’iniziativa figura la Biblioteca Hertziana, l’istituto di ricerca della Società Max Planck dedicato alla storia dell’arte con sede a Roma nel Palazzo Zuccari, che proporrà l’appuntamento in forma ibrida, ossia online sulla piattaforma Zoom³ e in presenza. “Freccia – si legge in una nota sul sito della Biblioteca – ricrea l’energia vitale e sovversiva di quel momento e i suoi impulsi radicali. Arte, poesia, performance, film, architettura, danza e fotografia si fondono in un’unica travolgente onda che la regista segue senza cercare di arginarne il flusso”.
Il docufilm, come riportato in un nostro precedente articolo, fornisce uno spaccato della scena animata dagli artisti emergenti, suddivisa prevalentemente tra Torino, Roma e Napoli, e si nutre di un clima vitale e dinamico, con continui e fertili scambi tra arti visive, teatro, letteratura, musica e cinema. Sono proposti, in quest’ottica, contributi, spesso inediti, di Marina Abramovic, Lucio Amelio, Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Mario Franco, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Mario Merz, Beppe Morra, Paolo Mussat Sartor, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Pino Pascali, Luca Patella, Michelangelo Pistoletto, Paola Pitagora, Lia Rumma, Tucci Russo, Fabio Sargentini, Piero Sartogo, Gian Enzo Sperone, Andy Warhol. Il documentario, infatti, si concentra sugli anni inebrianti che ha vissuto l’arte in Italia tra il 1967 e il 1977 e, come accennato, fa ampio utilizzo di interviste e di filmati realizzati dall’avanguardia italiana o da artisti stranieri che hanno soggiornato in Italia in quel periodo, da galleristi di fama internazionale o da curatori di caratura internazionale. “La prima opera d’arte che sia mai stata fatta – così Michelangelo Pistoletto in un estratto del film – è quella di un’impronta di una mano su una parete di una caverna. Questa è stata fatta da un’individuo (…). Poi noi vediamo molte mani sulla parete della caverna. Questo è il principio della società. Arte e società: è l’esempio di un’opera d’arte comune. Dunque, l’arte è politica”.