L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura lancia l’allarme: il sistema alimentare globale rischia il collasso. Questo è quanto messo in luce da uno studio condotto dalla Fao, che ha posto sotto i riflettori la criticità con il rapporto in questione. Dal problema alla pratica: l’obiettivo, con la pubblicazione dei risultati negativi, è porre sotto i riflettori la vicenda, per far sì che arginare la perdita di biodiversità possa diventare una priorità nelle agende dei governi mondiali. La ricerca, ad esempio, denuncia una riduzione nella diversità delle coltivazioni da cui dipende la nostra alimentazione, la distruzione degli habitat e delle terre destinati alle coltivazioni e una gestione insostenibile delle risorse naturali. Questa serie di criticità coinvolge l’intero ecosistema ed è riconducibile all’attuale modello di agricoltura, troppo spesso di impronta industriale o intensivo.
La notizia è stata data da Slow Food, che da tempo opera insieme alla Fao per definire e sviluppare un modello migliore per i consumatori, per i produttori e, in generale, per tutto il nostro pianeta. A questo proposito, va sottolineato che il presidente dell’associazione Carlo Petrini (clicca qui per leggere la nostra intervista) è da diversi anni ambasciatore speciale della Fao in Europa per ‘Fame Zero’, ulteriore prova di affinità tra le due organizzazioni. Nell’ottica di questo rapporto, Slow Food si sta anche occupando della redazione di un catalogo di cibi a rischio di estinzione, con un numero a dir poco preoccupante: recentemente è stato raggiunta addirittura la soglia di 5mila prodotti censiti; un’altra dimostrazione di come la base dei nostri sistemi alimentari sia al collasso.
“Non resta più molto tempo. Abbiamo 10 anni per invertire lo stato attuale delle cose – si legge in un comunicato di Slow Food – o si rischia un collasso totale e irreversibile. E questo cambio di rotta si può innescare unendo le conoscenze e le tecnologie moderne ai saperi tradizionali, ridefinendo il nostro approccio all’agricoltura e alla produzione di cibo, ponendo la tutela della biodiversità e l’ecologia al centro delle agende politiche. A ogni livello, dalle piccole produzioni fino ai governi, è necessario adottare regolamenti (come ad esempio le politiche agricole comunitarie in Europa) che proteggano la biodiversità alimentare e agricola”.