Emergenza roghi in Australia, Leonardo DiCaprio dona 3 milioni di dollari
Il celeberrimo attore, tramite la sua fondazione ambientalista "Earth Alliance", darà un cospicuo contributo economico alla lotta contro gli incendi. Ma la star statunitense non è stata la sola ad aver supportato la causa.

Sono 27 le persone ad aver perso la vita a causa dell’emergenza roghi in Australia. Una tragedia che porta con sè la morte di oltre un miliardo di animali, la distruzione di oltre 2mila case, 20 milioni di acri bruciati, 350 milioni di tonnellate di co2 rilasciato. Numeri che offrono un quadro della situazione sempre più allarmante su cui riversa la terra dei canguri. La notizia, sotto i riflettori dei media internazionali, ha portato numerose personalità mondiali a dare un contributo economico per l’obiettivo ‘rinascita’. Di recente, è stato nuovamente Leonardo DiCaprio ad essere autore di un’azione lodevole: l’attore e attivista, sempre più protagonista sul fronte green, ha annunciato di voler destinare 3 milioni di dollari a sostegno della lotta contro gli incendi. La donazione, nello specifico, avverrà tramite l’organizzazione ambientalista – la Earth Alliance, creata nel 2019 per contrastare la crisi climatica e alla perdita di biodiversità – di cui è socio insieme ai filantropi Laurene Powell Jobs e Brian Sheth. Non solo, il sodalizio in questione ha lanciato la raccolta fondi Australia Wildfire Fund tramite la quale chiunque può dare il proprio contributo (dai 25 dollari fino alle donazioni libere). Nel sito web del progetto di fundraising è anche esplicato come verranno utilizzati i soldi ricevuti: assistenza alle forze d’antincendio locale; supporto alle comunità locali colpite dai disastri; salvataggio e recupero della fauna selvatica; implemento di soluzione a lungo termine per ripristinare e ripopolare gli ecosistemi unici distrutti dagli incendi riducendo la minaccia di futuri roghi. Come accennato non è la prima volta che l’attore premio oscar per The Revenant si rende protagonista di un’azione a favore dell’ambiente: l’anno scorso, ad esempio, ha donato 5 milioni per salvare le foreste in Amazzonia e ha sostenuto la petizione lanciata da Change.org per liberare 11 orche e 90 beluga detenute in gabbia sulla costa orientale della Russia.

La star hollywoodiana, però, non è la sola ad aver destinato un’ingente somma per la causa: dagli attori Chris Hemsworth – che ha donato un milione di dollari australiani – Nicole Kidman, Russel Crowe, Margot Robbie, Naomi Watts e Hugh Jackman, agli sportivi come Lewis Hamilton, Maria Sharapova e Novak Djokovic, fino ai musicisti come Elton John e i Metallica. Non solo celebrità (a cui la ricchezza non manca…), ma anche cittadini comuni che con idee vincenti si sono resi autori di una sensibilizzazione sociale sul tema. Emblematico il caso di Kaylen Ward, la modella e influencer che ha promesso ai suoi follower foto di nudo in cambio di donazioni ad associazioni impegnate nella lotta agli incendi in Australia. Un procedimento semplice: mandando come messaggio ‘privato’ alla giovane bionda – conosciuta come ‘naked philantropist’ nei suoi profili social – la ricevuta di un bonifico/donazione a una realtà tra quelle suggerite dalla ventenne, si riceve ‘in cambio’ un’immagine senza veli della stessa. Un metodo lodevole per qualcuno (a dispetto della modalità ha avuto dei risultati), controverso per altri (viene accusata di essersi fatta pubblicità con una tragedia), ma il risultato è stato soprendentemente efficace: oltre un milione di dollari di donazioni registrate in pochissimo tempo. Da segnalare, inoltre, che la sua campagna su Twitter procede senza problemi, mente il suo profilo Instagram è stato di recente chiuso per contenuti sessualmente suggestivi. La certezza, in ogni caso, è che qualunque tipo di aiuto, donazione, sensibilizzazione mediatica o social possono rivelarsi determinanti per spegnere le fiamme – metaforiche e non – che stanno tristemente colorando di rosso fuoco l’Australia.


Foto di copertina (crediti Wikipedia): Leonardo DiCaprio alla conferenza di ‘Our Ocean’ al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America nel 2014.