Ovviare alla criticità globale ambientale dell’inquinamento derivante dalle vetture di trasporto: su questo si è mossa l’UE, con una decisione ad hoc presa dalle istituzioni europee sui tetti delle emissioni dei veicoli pesanti. È stato raggiunto, infatti, un accordo tra Consiglio, Parlamento e Commissione europei che prevede il taglio di un terzo delle emissioni entro il 2030. Una situazione sempre più urgente, alla quale si sta provando a porre rimedio: i camion in Europa rappresentano il 22% delle emissioni da trasporti, pur essendo il 5% dei veicoli su strada. Secondo il WWF si tratta di una notizia agrodolce: da una parte risulta positivo il fatto che il problema venga affrontato, ma le misure preventive non sembrano ancora sufficienti. Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, ha analizzato la situazione in una nota stampa: “Non siamo ancora i livelli necessari, le emissioni andrebbero almeno dimezzate, ma ci auguriamo che, quando gli obiettivi di riduzione saranno rivisti nel 2022, ci si avvicini maggiormente a un livello di riduzione in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”.
Midulla evidenzia, inoltre, le possibili prospettive positive: “Si avrebbero – aggiunge – numerosi benefici: dal risparmio economico in termini di carburante per camionisti e aziende (-30% di emissioni di CO2 equivale a circa 60 mila euro di risparmio in cinque anni, per ogni camion), a quello in termini di minori inquinanti per la salute umana”. A questo proposito, come scritto in un nostro precedente articolo, la situazione della nostra penisola è allarmante: nel 2018, in 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri per le polveri sottili o per l’ozono e, addirittura, in 24 casi, i valori sono andati oltre la soglia su entrambi i parametri.
“Il cambiamento climatico – conclude Mariagrazia Midulla – sta accelerando, mentre le politiche per affrontarlo sono ancora molto lente: occorre dare un forte segnale di discontinuità con il passato in tutti i settori. Anche per permettere all’industria europea di cogliere le notevoli opportunità economiche di una transizione che è comunque già in corso: altrimenti saranno altri Paesi a trarne vantaggio competitivo”.