“Expandend Body”: sentire e dialogare con l’Oasi Zegna
Otto giovani hanno partecipato al modulo UNIDEE "Expanded Body. An immersive exploration of the Oasi Zegna" per scoprire il parco naturale delle Alpi Biellesi con un approccio artistico. Il mentore Andrea Carretto: "Tutto era legato a una questione percettiva, a come i ragazzi percepivano e interagivano con l'ambiente".

Si è concluso ieri il modulo “Expanded Body. An immersive exploration of the Oasi Zegna” organizzato da UNIDEE – Università delle Idee di Cittadellarte, in collaborazione con la Fondazione Oasi Zegna. L’appuntamento settimanale, che ha avuto come mentori gli artisti Andrea Caretto e Raffaella Spagna, si è tenuto a Cittadellarte e all’Oasi Zegna, parco naturale delle Alpi Biellesi. Il workshop si è tenuto dal 26 giugno al 3 luglio e ha visto la partecipazione di otto artisti internazionali selezionati attraverso una Open Call. In occasione dell’ultima giornata del modulo laboratoriale, si è tenuta la presentazione finale delle giornate che ha visto la presenza dei mentori, di Cecilia Guida, responsabile di Unidee, Matteo Ferrario della Fondazione Oasi Zegna, del direttore di Cittadellarte Paolo Naldini, di altri responsabili delle macroaree della Fondazione Pistoletto e, ovviamente, degli artisti che hanno partecipato al modulo.

Dall’incontro è emerso come i ragazzi e le ragazze siano stati coinvolti nella sperimentazione estetica di un modo di pensare radicalmente ecologico, basato su un’ontologia non gerarchica in cui tutti i soggetti (piante, animali, rocce, manufatti, ecc.), che si trovano e vivono in quel luogo, vengono posti allo stesso livello. Con la “scoperta” dell’area naturalistica gli iscritti si sono rapportati con essa, provando a dialogare e a connettersi con la natura. L’impatto si è rivelato intenso, anche a causa delle avverse condizioni meteorologiche (gli artisti hanno dovuto far fronte a pioggia e grandine). Il modulo, infatti, era incentrato sulla studio dell’ambiente, con le percezioni portate da questo, e sui rapporti con le specie – viventi e non – nella natura.

Il mentore Andrea Carretto, in occasione dell’incontro di ieri, ha esplicato gli obiettivi dell’iniziativa formativa: “La mission dei partecipanti è stata provare a sperimentare. I residenti si sono confrontati con l’ambiente e hanno così percepito, ognuno in modo differente, il luogo e gli organismi che vi vivono. La diversità riguardava anche le modalità di lavoro: qualcuno, ad esempio, ha lavorato con un approccio scientifico; altri con la metafisica, chiedendosi e provando a rispondere alle domande: ‘Cos’è una roccia? Cos’è un albero?’; o chi si è focalizzato sulle relazioni con la natura. A prescindere dalla modalità, tutto si è legato a una questione percettiva, a come i ragazzi percepivano e interagivano con l’ambiente”.

 

Un ruolo fondamentale nel percorso dei partecipanti l’ha avuto uno speciale quaderno di lavoro, come spiega Raffaella Spagna: “Abbiamo costruito a mano un notebook da viaggio. Si tratta di uno strumento di lavoro nel quale sono raccolte parte delle nostre esperienze, relative, ad esempio, ai sopralluoghi fatti, con tanto di testi e immagini. Grazie al quaderno è stato messo in atto un altro degli obiettivi, che prevede una trasformazione in un nuovo oggetto che sintetizzi le esperienze e i contributi di tutti. Si è creata, così, una sorta di opera collettiva. Questo oggetto di partenza e di approdo finale – conclude la mentore – è comunque concepito come uno strumento che può essere usato anche da altri per scoprire l’Oasi Zegna sotto molti punti di vista”.

Anche Cecilia Guida è intervenuta, esplicando l’importanza degli ospiti del modulo: “Questo modulo si è basato sulla correlazione di una pratica artistica e di un contributo teorico, grazie al professor Ernst Zürcher, che è intervenuto all’inizio del workshop. Martedì scorso – il 27 giugno, ndr – ha trascorso con i partecipanti una giornata intera, al mattino tenendo una conferenza incentrata sull’intelligenza delle piante e al pomeriggio accompagnando gli artisti all’Oasi Zegna, dove hanno proseguito sul campo questo confronto, osservando alberi e vegetazione. Inoltre – continua – è intervenuta come seconda guest Clara Madaro, una giovane curatrice e dottoranda in filosofia dell’Università degli Studi di Torino, che è stata relatrice della conferenza ‘OOO’ (object-oriented ontology), corrente di pensiero che rifiuta essenzialmente l’idea che Homo sapiens abbia un qualche privilegio esistenziale rispetto agli oggetti non umani“.

In seguito alle presentazioni dei relatori, è stata data al parola agli artisti che hanno partecipato al modulo. Sono intervenuti per presentare i propri lavori: Alessandro Perini, Serena Porrati, Giulia Filippi, Micol Roubini e Lorenzo Casali (gli ultimi due con un lavoro congiunto), Fernanda Rappa proveniente dal Brasile, Marie-Andrée Godin dal Canada/Finlandia e Philip Cartelli dagli Usa/Italia. Dalle loro presentazioni è emerso un puzzle di esperienze che, sullo sfondo dell’Oasi Zegna, si è colorato di sfumature molto differenti tra loro. Ognuno dei partecipanti, infatti, ha dato un’impronta diversa alla settimana.

Perini ha lavorato sul suono, creando una guida turistica con dodici stazioni di paesaggio sonoro per i camminatori di montagna interessati proprio ai rumori della natura.
Roubini e Casali si sono focalizzati su esercizi percettivi e fisici e hanno creato una guida con uno stile meta-narrativo che mescola passato e presente, una sorta di descrizione delle sensazioni provate camminando nella natura.
Rappa ha scoperto e sentito l’ecosistema facendo investigazioni microscopiche sui fiori.
Godin si è focalizzata sui tronchi degli alberi esponendo alcune fotografie in serie in una lavagna di ricerca.
Cartelli ha sviluppato il suo lavoro nel notebook a partire da un punto di vista antropocentrico e ha preso spunto da una carta di caramella trovata in mezzo al bosco (poi pulita) come parte integrante del percorso, evidenziando l’inquinamento che l’uomo può portare nella natura.
Filippi ha svolto un’indagine anatomica di una pigna e ha scansionato (proprio con uno scanner) delle immagini raccogliendo componenti della natura (ad esempio le foglie cadute).
Porrati, infine, ha messo in luce dei parallelismi tra l’esperienza all’Oasi Zegna e i cinema Hollywoodiani, un percorso dove il meteo ha avuto il ruolo di regista; ha illustrato l’assonanza (non solo di linguaggio) tra clima e climax e ha raccolto i commenti dei partecipanti (mentre pioggia e grandine imperversavano) e ne ha realizzato un filmato, montando delle scene provenienti da alcuni celebri movies americani e associando ogni scena a un compagno.

Il modulo di UNIDEE è così riuscito, in pochissimo tempo, a lasciare un segno emotivo, emerso durante i racconti della presentazione finale, e materiale, con il quaderno di lavoro dei partecipanti. Un ricchezza di risultati diversi tra loro frutto del binomio di arte della Fondazione Pistoletto e natura della Fondazione Oasi Zegna.