Una svolta che parte dal basso, o meglio dalle nuove generazioni, per dare un nuovo futuro al nostro pianeta. Nella partita a scacchi dove è in gioco la vita della Terra e di chi la abita, la mossa del ministro Lorenzo Fioramonti è muovere la pedina dei giovani. La partita li riguarda da vicino e lo ‘strumento’ migliore per vincerla può essere la scuola. Il riferimento è all’emergenza clima che, ormai, è diventata una priorità internazionale a livello sociale e politico. I giovani al centro, quindi, proprio coloro che hanno manifestato per porre sotto i riflettori l’allarme globale sulle questioni ambientali con i Fridays for Future.
La scuola, dicevamo. Il politico pentastellato ha annunciato che nei programmi didattici di ogni ordine e grado – dai 3 ai 19 anni – dovrà essere insegnata la sostenibilità. La tempistica, per una volta, colpisce in positivo: già il prossimo anno scolastico un’ora alla settimana sarà dedicata al cambiamento climatico. Sono pochi sessanta minuti alla settimana per un problema di questa portata? Forse, anzi, sicuramente. Ma è un passo importante, addirittura un esempio per il mondo intero: “L’Italia – ha dichiarato il ministro al Corriere della Sera – diventerà il prossimo anno il primo Paese al mondo a rendere obbligatorio lo studio del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile”.
In quest’ottica, Fioramonti ha specificato che sarà attualizzata l’ora di educazione civica, in modo da centrarla sulla sostenibilità e sulla cittadinanza responsabile ispirandosi ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Il prossimo passo sarà declinare l’argomento su altre materie, come geografia, scienze e fisica, le quali dovranno collegarsi maggiormente con il topic in questione. Previste, inoltre, tipologie di insegnamento differenti a seconda dell’età degli scolari: per i bambini tra i 6 e gli 11 anni l’idea è di utilizzare il modello pedagogico delle fiabe, magari servendosi di alcuni scritti che mettano in luce, tra le righe, le questioni ambientali. “I docenti delle scuole di I grado – ha inoltre affermato il ministro ai microfoni del New York Times – faranno lezioni più tecniche, mentre gli studenti delle superiori approfondiranno i contenuti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il mio scopo è rendere il sistema educativo italiano il primo che mette l’ambiente e la società al centro di tutto ciò che impariamo a scuola”.
Questa novità può rivelarsi una delle mosse decisive per vincere la partita che mette in palio la salvezza del nostro pianeta? Sicuramente la consapevolezza e l’informazione possono essere le prime chiavi per un cambiamento responsabile. Partire dal basso, ma per puntare in alto.