Investire sempre più sull’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è una sfida che interessa intere nazioni, eppure molte imprese sono ancora legate all’impiego massiccio di combustibili fossili.
La Germania, ad esempio, pur essendo all’avanguardia in campo di efficienza energetica, rimane ancora uno dei paesi con le più alte emissioni pro-capite di gas serra in tutta l’Europa occidentale. Basti pensare che il 40% di energia elettrica è generata soprattutto tramite lignite, una tipologia di carbone di cui il sottosuolo tedesco è pieno. Impiegare fonti rinnovabili, infatti, è molto più costoso rispetto agli idrocarburi che, di contro, sono un forte agente inquinante.
La RWE è una delle società tedesche più autorevoli a livello europeo nel settore energetico, ma negli ultimi mesi si è dovuta difendere legalmente da forti accuse mosse da numerosi ambientalisti.
Per quale motivo? L’azienda è proprietaria di ben 550 ettari di terreno a 50 km da Colonia. La zona coincide con la foresta di Hambach, la quale è una delle zone boschive più antiche (ben 12mila anni) ospitate dal nostro pianeta e dimora di un’ecosistema ricco di biodiversità.
Nel sottosuolo, inoltre, si trovano delle vere e proprie miniere di lignite, carbone fossile utilizzato dall’azienda per produrre energia. Per questo motivo la RWE ha reso noto la volontà di disboscare parte della zona di cui sono proprietari, causando numerosi danni ambientali. Per il nostro habitat naturale sarebbe un reale problema se si decidesse di radere al suolo una superficie di foresta così estesa e che, oltretutto, custodisce un patrimonio ambientale di grande interesse.
Gli attivisti si sono subito sentiti chiamare in causa per prevenire una lesione tanto grave al pianeta Terra. Riuniti nella foresta di Hambach, hanno chiesto alla società di poter attendere il protocollo di fine anno stilato dalla “Commissione del Carbone” e quest’ultima è stata istituita dal governo tedesco lo scorso giugno. I partner dell’iniziativa hanno il compito di realizzare una mappa che consideri l’impatto sociale della futura eliminazione del carbone nelle aziende (ad esempio, come reimpiegare quei lavoratori che finora erano impegnati in questo settore).
La società tedesca, però, non è stata per nulla accondiscendente, negando la richiesta e intervenendo anche con le forze armate per lo sgombero degli ambientalisti che si erano insediati nella foresta per protestare. Durante il mese di settembre, infatti, più di 6mila persone hanno partecipato alle numerose manifestazioni, tutte bloccate dall’arrivo della polizia.
Fortunatamente, questi avvenimenti hanno catturato l’interesse dell’opinione pubblica che si è schierata a favore degli attivisti. In ogni caso, non si è riuscita subito a modificare la decisione della RWE, che il primo ottobre, grazie al permesso di estrazione, ha avviato la deforestazione.
Nessuno degli ecologisti impegnati in questa lotta si è dato per vinto. Lo scorso 6 ottobre si è organizzata una grande marcia dove in 20mila hanno partecipato per festeggiare la notizia che aspettavano da tempo. La Commissione si è imposta, sospendendo immediatamente i lavori – almeno fin quando non finiranno di esaminare il ricorso presentato dagli ecologisti, ndr – che la società aveva iniziato la settimana precedente.
Il problema non è stato risolto, piuttosto si è soltanto rinviato a data da destinarsi. Come si concluderà l’intera vicenda? Per il futuro del nostro pianeta si spera che un patrimonio ambientale di queste dimensioni rimanga a lungo inalterato, in modo che l’uomo continui a preservare la propria biodiversità.
Didascalia foto di copertina: immagine di repertorio.