Avvicinare la danza e l’arte contemporanea al pubblico in maniera innovativa e partecipativa: è questo uno degli obiettivi chiave di The space between, uno spettacolo organizzato nell’ambito della mostra Gregorio XIII e Michelangelo Pistoletto dal Rinascimento alla Rinascita che si pone come ponte tra il pubblico e l’arte visiva e coreutica. Venerdì e sabato, infatti, il finissage del progetto espositivo propone lo show di danza nato dall’incontro tra DNA e il musicista e compositore Valentino Corvino. The Space Between, in programma alle 20 all’Ex Chiesa di San Mattia (Via Sant’Isaia, 14 Bologna), vuole mettere in luce la vocazione comunitaria dell’arte immaginando lo spettatore come abitante dello spazio e dell’arte stessa: il museo o lo spazio installativo diventano improvvisamente piazza e luogo d’incontro per il pubblico che diventa performer e astante, in perfetta sintonia con il percorso artistico di Michelangelo Pistoletto. Il progetto coreografico intende poi interrogare una nuova umanità, una rilettura alternativa dell’attraversamento vitale umano, innescando il Terzo Paradiso, luogo e tempo di connessione equilibrata tra artificio e natura.
La mostra
Gregorio XIII e Michelangelo Pistoletto dal Rinascimento alla Rinascita, attraverso 11 opere del fondatore di Cittadellarte, propone una sorta di fil rouge dell’arte del maestro biellese. Sono presenti, ad esempio, le superfici specchianti degli anni ’60 che parlano di partecipazione e di inclusione. Non manca il Terzo Paradiso, protagonista del lavoro artistico di Pistoletto degli ultimi decenni, ospitato nella ampia loggia d’ingresso di Palazzo Boncompagni e su cui l’artista ha fondato la sua complessa concezione filosofico-sociale sul tema della conciliazione tra estremi bipolari, che diviene percorribile nel terzo cerchio centrale che si interpone tra i due cerchi contrapposti, creando una nuova condizione di vita sostenibile per l’uomo e il pianeta. Delle 11 opere, 2 sono quelle inedite (1 installazione e 1 site specific) che l’artista dedica al luogo, un omaggio postumo ma vivo a Gregorio XIII. Come riportato in un nostro precedente articolo, la mostra – promossa da Palazzo Boncompagni, Cittadellarte e Associazione Legati al Filo APS con il patrocinio di Mambo-Bologna Musei e Comune di Bologna – è curata da Silvia Evangelisti ed è visitabile fino al 18 settembre 2021.
I protagonisti dello spettacolo
Lo show, come accennato, è a cura di Associazione Culturale Sinestesia e DNA e vedrà le coreografie e le musiche originali rispettivamente di Elisa Pagani e Valentino Corvino. La voce narrante sarà di Pistoletto, mentre I danzatori saranno Francesca Caselli, Michael Incarbone e Massimo Monticelli. La coreografa Elisa Pagani e il compositore Valentino Corvino, prendendo spunto dal simbolo trinamico di Michelangelo Pistoletto, si interrogano su una possibile rinascita, una fase dell’umanità post pandemica, che darebbe origine al Terzo Paradiso, luogo e tempo di connessione equilibrata tra l’artificio e la natura. “La visione globale imposta dalla pandemia e dal periodo storico che l’ha generata, diffusa e ne ha velocizzato la trasmissione – spiegano gli organizzatori – ci costringe definitivamente a considerare questo approdo come universale e inevitabile. Diventa scopo comune e comunitario considerare unicamente la visione sistemica del pianeta, in cui ogni essere vivente contribuisce al mantenimento dell’equilibrio globale, come in una danza universale. Il simbolo del Terzo Paradiso, racchiude tutte le diversità e le antinomie, tra cui natura e artificio, Tu ed Io, ma anche salute e malattia. E sarà nello spazio nel mezzo, in cui la compenetrazione genera nuova vita, consapevolezza, visione che potrà manifestarsi infine la Rinascita per l’intero genere umano”.
Il format
Il progetto si sviluppa in 3 parti che individuano altrettante fasi, contesti, spazi di realizzazione di una visione, in cui lo spazio di contatto è quello di incontro e armonia. La prima fase è la tesi e consiste nel momento della ‘creazione’ per i 3 danzatori, che viene presentata al pubblico in maniera frontale e tradizionale. Il movimento coreografico si genera da un flusso trinamico, generativo e innovativo. La filosofia del Terzo Paradiso si innesta sulla coreografia, esportando l’idea che due realtà antitetiche non riescono a creare un sistema armonico, se non con l’intervento di un elemento terzo che è in grado di sintetizzare e stabilizzare le forze opposte nella creazione di uno spazio nel mezzo in cui si risolve la contraddizione, si conciliano le parti e si rigenerano, rafforzate, le identità.
La seconda fase è quella dell’antitesi: in questa il pubblico viene invitato a riposizionarsi al perimetro di uno spazio scenico quadrato all’interno del quale assisterà al restaging del movimento ad opera di tre performer amatori. Differenti corpi, attraversano nuovamente il materiale performato dai danzatori professionisti, filtrandolo nelle maglie della loro fisicità, età ed esperienza artistica.
Nella terza fase, la sintesi, verrà nuovamente invitato il pubblico a occupare in maniera aleatoria tutto lo spazio scenico. Parte di esso avrà preso parte ad un laboratorio creativo di comunità, nell’ambito del quale saranno messi a disposizione dei partecipanti gli strumenti creativi che sono stati sviluppati durante il processo di creazione con la compagnia e ne presenteranno l’esito.
Questo atto finale, come spiegato dai curatori, vuole generare un contesto non solo esperienziale, ma soprattutto partecipativo, in cui si origina un’azione sintetica di risoluzione della prossimità con il prodotto artistico, con l’altro, l’essere umano, l’artista e il suo astante.
Si manifesta quindi lo scopo comune e comunitario di considerare unicamente la visione sistemica della società, in cui ogni abitante contribuisce al mantenimento dell’equilibrio globale, come in una danza universale.
Il target di pubblico
The Space Between si rivolge al pubblico di tutte le età a cui interessino l’arte partecipativa, moderna e contemporanea. Lo show, inoltre, è ideato per coinvolgere anche danzatori professionisti e amatori per immaginare una performance adattabile a più fronti e contesti e che possa quindi inserirsi in una corrente transdisciplinare che incentivi il lavoro dei giovani e apra allo stesso tempo le porte a partecipanti su un ventaglio intergenerazionale. “Il contesto in cui The Space Between si inserisce – hanno concluso gli organizzatori – è quello di una frammentazione di fruitori della danza e dell’arte contemporanea. Tale situazione deriva con ogni probabilità da una difficoltà di avvicinamento del pubblico alle nuove forme d’arte, raramente incentivato in maniera efficace in primis dagli artisti stessi. Questo progetto reimmagina la relazione tra spettatore, artista e opera d’arte, modificando gli assetti e rendendo, in primo luogo, lo spettatore partecipante di un evento performativo di danza”.