Inaugurata a Mantova la mostra “Da Cittadellarte alla Civiltà dell’Arte”
Da oggi è visitabile la mostra che offre ai visitatori un percorso artistico e narrativo che porta alla comprensione della ricerca sviluppata da Pistoletto in oltre 60 anni di attività, dai primi autoritratti a Cittadellarte fino al Terzo Paradiso. Per l'inaugurazione sono intervenuti, oltre all'artista biellese, numerosi relatori, tra i quali Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, e Mattia Palazzi, sindaco di Mantova.

Ieri, 22 marzo, è andata in scena l’inaugurazione della mostra a Palazzo Ducale di Mantova “Da Cittadellarte alla Civiltà dell’Arte” di Michelangelo Pistoletto. Nello specifico, l’incontro di apertura si è tenuto prima nell’Atrio degli Arcieri, poi nella Loggia della Rustica, con la presenza di tutti i protagonisti dell’esposizione artistica e di un folto pubblico. Dopo un ciclo di interventi istituzionali, i presenti hanno potuto visitare, per la prima volta, le sale contenenti le opere del maestro biellese. Le installazioni del percorso espositivo, visitabile fino al 12 giugno 2018, seguono una logica narrativa che esorta alla comprensione di una ricerca sviluppata dall’artista in oltre 60 anni di attività, dai primi autoritratti, ai quadri specchianti, al Terzo Paradiso, con l’attenzione posta sulla creazione e lo sviluppo di Cittadellarte, luogo d’incontro, pensiero e produzione per studenti e artisti di ogni provenienza e nazionalità. La mostra sarà aperta dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 18, e avrà un costo d’ingresso di 10 euro.

Torniamo all’inaugurazione e addentriamoci nei contenuti degli interventi di alcuni relatori. Peter Assmann (responsabile della curatela critica della mostra) ha esordito: “Stiamo vivendo un grande momento d’arte, quasi magico. Stiamo celebrando questo frangente nel centro di Mantova, in un complesso di cultura contemporanea: gli episodi più significativi della storia della città e di Palazzo Ducale sono sempre stati legati proprio alla contemporaneità. Ecco quindi Pistoletto con la sua esposizione: un artista non solo italiano, ma del mondo, che si collega perfettamente alla nostra realtà artistica. ‘Da Cittadellarte alla Civiltà dell’Arte’ non è una semplice una mostra, ma molto di più…”
Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Gianfranco Ferlisi, funzionario di Palazzo Ducale che, entusiasta, ha affermato: “Per noi è un punto di arrivo ospitare la mostra di Pistoletto, un uomo che ha segnato la storia del secondo ‘900 e l’intera storia dell’arte. Palazzo Ducale sta vivendo un momento molto importante”.


(Nella foto, in piedi: Peter Assmann)

Passando ai relatori di Cittadellarte, il primo a intervenire è stato Paolo Naldini, il direttore: “Nel 2000, quando mi unii a Michelangelo per la nascita di Cittadellarte, Pistoletto mi spiegò l’origine del nome Cittadellarte: da una parte ‘Cittadella’, che evoca una difesa o una chiusura, dall’altra ‘città’, che al contrario permette di pensare a un’apertura. Io aggiunsi un livello semantico dalla stessa radice: la civitas, che, dal latino, ha un doppio significato di civiltà e cittadinanza. La cittadinanza offre il passaporto per la civiltà dell’arte, ma come si acquisisce? Dallo ius soli o ius sanguinis, ecco lo ius artist, fondato sull’identificazione di libertà totale e responsabilità totale. Come prendere questo ‘salvacondotto’? Come acquisire la cittadinanza di Cittadellarte? Praticando l’arte come motore di trasformazione sociale responsabile.

Cittadellarte – ha continuato Naldini – è una scuola che insegna proprio questa pratica, negli anni l’abbiamo sperimentata con soggetti di tutti i tessuti sociali in ogni ambito di attività umana, dalla produzione all’economia, dall’architettura alla moda e dal cibo fino alla spiritualità. Abbiamo lavorato, infatti, con tutte le constituencies (soggetti della società civile): ospedali, sindacati, imprenditori, sportivi, solo per citarne alcuni. Ci avvaliamo anche del prezioso lavoro degli ambasciatori Rebirth, che portano nel loro territorio e nella loro vita quotidiana la nostra pratica e il Terzo Paradiso. La città e la civitas diventano così polis, e noi diventiamo demos. Otteniamo, quindi, una civiltà che declina l’arte della democrazia, che nella sua forma basata su libertà e responsabilità è fondata non sul potere (kratòs), ma sul ‘poter fare’ (praxis): chiamiamo questa declinazione dell’ideale demopratico ‘demopraxia’. Di questo si occupa, dunque, la nostra scuola a Biella”.


(Nella prima immagine, da sinistra: Paolo Naldini, Fortunato D’Amico e Michelangelo Pistoletto)

All’intervento di Naldini ha fatto seguito quello di Fortunato D’Amico, curatore e collaboratore di Cittadellarte: “Il grande lavoro per mettere su l’esposizione ha dato i suoi frutti. ‘Da Cittadellarte alla Civilità dell’Arte’ è una mostra dove viene messo in luce l’intero percorso professionale dell’artista e, nel caso di Michelangelo, anche del suo lavoro in relazione a quello delle ambasciate Rebirth”. D’Amico ha anche discusso sulla pratica demopratica (o meglio, su quella della demopraxia) attuata da Pistoletto, affermando, inoltre, come l’arte possa aprire le porte alla conoscenza, ai linguaggi e ai saperi.

L’ultimo intervento, il più atteso, è stato di Michelangelo Pistoletto, che ha esordito affermando come l’arte non debba limitarsi a ricoprire la funzione di “ricreazione” nella società. Dopo aver illustrato ai presenti le peculiarità del Terzo Paradiso e della trinamica, si è soffermato sull’analisi artistica dello specchio. “Con i miei primi autoritratti – alcune opere di questo filone sono presenti nella mostra a Palazzo Ducale, ndr – ho usato un mezzo che ha attraversato la storia: lo specchio. Quest’ultimo è la raffigurazione viva e ininterrotta che riflette passato, presente e farà lo stesso col futuro. Lo specchio è sinonimo di verità, non può mentire. Gli specchianti non sono semplici quadri, ma rappresentano un’oggettività infinita; attraverso queste opere ho trovato la mia identità non solo nella mia immagine, ma anche nel rapporto inter-individuale tra il sottoscritto e chi si riflette nello specchio con me”.


(Nella seconda immagine: Michelangelo Pistoletto di fronte al sindaco di Mantova Mattia Palazzi)

Per l’occasione era presente anche il sindaco del comune lombardo, Mattia Palazzi: “Una mostra di questo calibro – ha affermato – è un richiamo internazionale per la nostra città. È un onore e un piacere avere l’esposizione dell’artista biellese, che da decenni porta avanti un lavoro carico di significati. Durante il suo intervento ha affermato come l’arte non sia ricreazione, ma impegno e necessità a sollecitare e ricongiungere la vita quotidiana e l’orizzonte dell’uomo. Pistoletto attua questo processo in un luogo straordinario come Palazzo Ducale e lo fa dandogli un significato nuovo e di dialogo con le sale della struttura. Sono molti gli stimoli – conclude – che un visitatore, vedendo la mostra, può ricevere”.

 
(Nella seconda immagine: Autoritratto con quaderno Terzo Paradiso, 2017 – serigrafia su acciaio inox super mirror)

Non è mancato il confronto finale fra Pistoletto e il pubblico: come detto, dopo l’inaugurazione i presenti hanno potuto vedere la mostra, una visita che si è impreziosita con la presenza dell’artista biellese. Il maestro, infatti, si è confrontato con il pubblico per discutere di arte o, semplicemente, per le foto di rito o per firmare le copie del catalogo, bilingue, della mostra (in vendita allo store del Palazzo). L’evento si è concluso con un buffet in un luogo significativo: il Cortile della Cavallerizza, dove è attualmente presente un’installazione raffigurante un Terzo Paradiso, realizzato con tessere di ceramica cotte “colorate”, che rappresentano i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.


Durante l’inaugurazione della mostra sono intervenuti anche Massimiliano Ghizzi di Tea (sponsor) e Renata Casarin (vice direttrice del Complesso Museale del Ducale).
Ricordiamo che l’iniziativa espositiva è nata da un’idea di Moz-Art (Arte Contemporanea) e si avvale della collaborazione della Società di Palazzo Ducale, del supporto della Fondazione Banca Agricola Mantovana, della Fondazione Comunità Mantovana, della Fondazione Bpa, del Gruppo Tea e del Comune di Mantova. Il progetto, inoltre, è stato realizzato con il contributo del main partner “Mantova Outlet Village”.