Aprire un dialogo tra le pratiche artigianali tradizionali e la complessità della produzione di design contemporanea: è stato questo, in sintesi, l’obiettivo di Intrecci di comunità, call e programma di residenze per designer e maker europei tenutosi a Maratea. Nel dietro le quinte figura la Nuova Libbaneria Mediterranea¹, realtà che sviluppa design contemporaneo nel cuore della Basilicata, in un progetto ad alto impatto sociale che affonda le sue radici nella memoria collettiva della città che si affaccia sul golfo di Policastro; un processo che si articola recuperando l’antica lavorazione dei libbani (corde vegetali) nell’ottica di uno sviluppo sociale ed economico sostenibile. A partire da queste tematiche, si sono concluse da poco le residenze – frutto dell’open call – di Sara Bologna e Davide Tagliabue², che hanno avuto modo di sperimentare ed esplorare le possibilità creative delle corde vegetali, parallelamente alla residenza del fotografo Marco Deodati che si è concentrato sulla narrazione delle storie delle donne coinvolte. Le residenze dei due designer – proposte come accennato nell’ambito del progetto Intrecci di comunità, sostenuto da Fondazione con il Sud e Enel Cuore, la Onlus del Gruppo Enel – sono state funzionali “all’introduzione dell’elemento sperimentale – così gli organizzatori – all’interno della produzione della Libbaneria e all’apertura di nuovi scenari di innovazione tecnica e semantica attraverso la lente del design”. Gli approcci dei residenti designer si sono rivelati complementari: da un lato Davide ha portato un focus ‘da maker’ sul processo produttivo, mentre dall’altro Sara ha lavorato sulla narrazione poetica del materiale. Non è mancato, inoltre, un legame artistico con la Fondazione Pistoletto: ad esempio, come riportato in un nostro precedente articolo, tra i membri della giuria¹ dell’open call figurava anche Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte.
Tenacissimae di Sara Bologna
La progettualità di Sara Bologna si è lasciata guidare, nelle due settimane di residenza, dalla suggestione poetica del materiale e dalla sua connessione con la storia tenace delle libbanare. Prendendo ispirazione dalle fotografie di archivio che ritraggono le donne sedute a terra a intrecciare le corde come attività collettiva, Sara ha proposto una collezione di oggetti per rimettersi col corpo in quella stessa storia, “attraverso la pratica – si legge nella presentazione – del fare comunitario e comunitario stare”. Il risultato è una collezione di pouf e arredi da esterno attraverso cui abitare il simbolo: corredati di corone, le sedute incorniciano e idealmente innalzano le donne che hanno intrecciato con le loro mani la storia dei libbani. “Un’aureola di sante marateote – viene specificato –, sante donne tenacissime come la salsedine e il mare. La stessa pianta dell’erba tagliamani dopotutto appartiene alla classe fitologica delle Stipetea Tenacissimae, proprio in virtù della resistenza ostinata delle sue foglie”. Il lancio della collezione che è stata prototipata nel corso della residenza è previsto per l’estate 2024. “Con questa collezione – ha affermato Bologna – ho voluto testare soprattutto una pratica di re-incanto: raccontare per via estetica e simbolica il riscatto di un territorio e di una comunità. Volevo dare consistenza a questa forza creativa che ha sorretto la comunità di Maratea nel passato, la stessa che che oggi alimenta il progetto di Nuova Libbaneria Mediterranea e l’incredibile gruppo di donne di cui è costituita”.
Costellazioni di Davide Tagliabue
L’approccio di Davide Tagliabue è quello del maker, che con le mani sul materiale ne stressa i limiti proponendo nuove forme dettate dal processo. Nelle due settimane di residenza, Davide ha lavorato fianco a fianco con le libbanare conducendole in un percorso di sperimentazione su nuove modalità di cucitura.
La sua estetica organica deriva da processi generativi a partire dalle cosiddette “metaball”, ovvero forme descritte da espressioni matematiche pure, i cui elementi si relazionano tra loro come attratti da un magnetismo che li avvicina fino all’inedita amalgama in cui i moduli iniziali, benché ancora presenti, non sono più riconoscibili. Tagliabue innesta la sua personale ricerca formale sul legno marateota del leccio, scelto come base per la sua seduta. Il leccio, oltre ad essere il climax dell’ecosistema della macchia mediterranea, era il legno utilizzato per le “mazzoccole”, ovvero gli strumenti di cui le libbanare si servivano per ammorbidire, battendoli, i fasci d’erba. Ma la leggenda vuole che fosse anche il legno utilizzato per la croce del Cristo. Ecco allora che il rimando mazzoccola-croce, strumento di pena ma anche di redenzione, arricchisce di significato il lavoro di Tagliabue, legandolo indissolubilmente alla storia di Maratea. Il risultato della residenza è un trono dalle forme decise che si presta a infinite conformazioni dello schienale, una Costellazione di volta in volta diversa. “Ho preso in prestito – ha spiegato Tagliabue – il concetto della metaball per creare un nuovo linguaggio che raccontasse il processo intrapreso a Maratea, in cui tradizione, innovazione e individualità collaborano per trasformarsi in qualcosa di nuovo, una nuova costellazione. È stato interessante lavorare sulla reciprocità di stimoli, la contaminazione più che sul manufatto come senso ultimo del progetto”.
Legami Naturali di Marco Deodati
Chiude il ciclo di residenze il fotografo Marco Deodati. La residenza – voluta da InMateria aps e Liberi Libri associazione culturale e finanziata dal Comune di Maratea – si pone l’obiettivo di valorizzare l’identità del territorio e il patrimonio culturale locale. “In vista della candidatura di Maratea a Capitale Italiana per la Cultura per il 2026 – precisano gli organizzatori – Legami Naturali sperimenta l’intreccio di tre dimensioni: ecologica, digitale e sociale, rileggendo Maratea come luogo di scambio e di connessione tra l’artigianato locale e l’arte con la narrazione audiovisiva e fotografica della Nuova Libbaneria Mediterranea”.
Marco Deodati si è dunque immerso nella lavorazione dei libbani e nel laboratorio quotidianamente, osservando gli intrecci di fili d’erba e di vita e documentando i processi in atto. Nasce così un ritratto corale delle donne che animano il laboratorio e che in questi mesi hanno intrecciato le loro storie costruendo una comunità che si accoglie e si sostiene. Ritratti individuali, composti in un unicum di forte impatto emotivo. Ciascun volto, solcato da una linea, concorre a comporre un unico filo che li raccorda tutti, valorizzando al contempo l’unicità e la bellezza di ogni individualità. Deodati ha inoltre sviluppato il racconto audiovisivo delle due residenze di Davide Tagliabue e Sara Bologna, aprendo nuove possibilità di arricchimento e contaminazione creativa.