“La rivoluzione siamo noi”, al MAXXI L’Aquila la proiezione del docufilm
Sabato 5 marzo nella sala polifunzionale di Palazzo Ardinghelli verrà proposta l'opera filmica "La Rivoluzione Siamo Noi", che mette in luce gli anni di rilievo internazionale che ha vissuto l’arte in Italia tra il 1967 e il 1977 ponendo sotto i riflettori pratiche e progettualità di figure come Marina Abramovic, Joseph Beuys, Jannis Kounellis, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto e Andy Warhol. In occasione dell'incontro, organizzato in collaborazione con Luce Cinecittà, è previsto un intervento introduttivo della regista Ilaria Freccia.

Filmati e foto d’epoca fornite da istituzioni, musei, gallerie e collezionisti, oltre a interviste attuali sul periodo tra la metà degli anni Sessanta e il 1980, anno in cui l’arte in Italia conobbe un momento di gloria sulla scena internazionale: è su questo che verte La rivoluzione siamo noi (Italia, 2020, 83 minuti, colore e bianco/nero), documentario presentato in anteprima al 38esimo Torino Film Festival, (Italia, 2020, 83 minuti, colore e bianco/nero) ideato da Ludovico Pratesi con la regia di Ilaria Freccia. Il docufilm, come riportato in un nostro precedente articolo, fornisce uno spaccato della scena animata dagli artisti emergenti, suddivisa prevalentemente tra Torino, Roma e Napoli, e si nutre di un clima vitale e dinamico, con continui e fertili scambi tra arti visive, teatro, letteratura, musica e cinema. La narrazione dei dieci anni d’arte si articola attorno ad alcune delle figure che hanno fatto la storia del contemporaneo: Alighiero Boetti, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto (che in quegli anni hanno sperimentato nuovi linguaggi come performance, installazioni e happening), Joseph Beuys, Marina Abramovic, Andy Warhol, Luigi Ontani e Pino Pascali. Non solo: il documentario propone una serie di testimonianze dei galleristi di fama internazionale, come Lia Rumma e Fabio Sargentini, e interviste di repertorio a Lucio Amelio, Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Jannis Kounellis, Mario Merz, Pino Pascali, Gian Enzo Sperone e Andy Warhol. Il documentario, infatti, si concentra sugli anni inebrianti che ha vissuto l’arte in Italia tra il 1967 e il 1977 e fa ampio utilizzo di interviste e di filmati realizzati dall’avanguardia italiana o da artisti stranieri che hanno soggiornato in Italia in quel periodo, da galleristi di fama internazionale o da curatori di caratura internazionale.

L’opera filmica sarà proiettata sabato 5 marzo alle 16 al MAXXI L’Aquila, “polo – si legge nel sito del museo – in grado di intrecciare reti a diversi livelli tra i protagonisti del contemporaneo e tra i soggetti operanti nel multiforme sistema artistico e scientifico (gallerie, fondazioni, associazioni, altri musei e istituti di ricerca) dando voce alle eccellenze della creatività nazionale e internazionale”. In occasione dell’appuntamento sarà presente anche la regista Ilaria Freccia, che terrà un intervento introduttivo sul documentario. Sarà la sala polifunzionale di Palazzo Ardinghelli a ospitare l’iniziativa, con ingresso libero fino a esaurimento posti; sarà inoltre necessario per accedere al museo la Certificazione verde COVID-19, ossia il Super Green Pass. Il giorno seguente, il 6 marzo, dalle ore 11.00 alle 19.00, è poi in programma la proiezione in loop del film (per accedere non sono previsti ticket di ingresso). “La prima opera d’arte che sia mai stata fatta – così Michelangelo Pistoletto in un estratto del film – è quella di un’impronta di una mano su una parete di una caverna. Questa è stata fatta da un’individuo (…). Poi noi vediamo molte mani sulla parete della caverna. Questo è il principio della società. Arte e società: è l’esempio di un’opera d’arte comune. Dunque, l’arte è politica”.