Continuano i focus dedicati agli interventi della tavola rotonda de “Le stanze della moda sostenibile”. Durante l’appuntamento andato in scena il 14 ottobre a Cittadellarte è stato messo in luce un esempio virtuoso di sostenibilità nel settore moda con il Museo del Tessuto di Prato e il direttore della struttura Filippo Guarini ne ha spiegato le specificità. Il Museo del Tessuto è un’istituzione culturale fortemente radicata nella realtà territoriale e socio-economica del distretto pratese. È gestito dalla Fondazione Museo del Tessuto, costituita nel novembre 2003 e di cui sono soci Comune, Provincia e Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Prato. Dal 2012 la Fondazione figura tra le istituzioni culturali sostenute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e nello stesso anno ha ricevuto il riconoscimento di Museo di Rilevanza Regionale da parte della Regione Toscana.
Nel museo l’arte del tessuto è documentata dall’era paleocristiana fino ai nostri giorni nelle varie tecniche di esecuzione. Il percorso artistico-culturale si snoda su circa 3000 mq ed è disposto in sei aree espositive: locale caldaia della fabbrica originaria, sala dei tessuti antichi, aree dei materiali e dei processi, di Prato città tessile, del contemporaneo, delle mostre temporanee. Accanto all’esposizione della collezione permanente, nel sito vengono organizzate periodicamente esposizioni che valorizzano la cultura tessile, l’evoluzione del gusto, del costume e della moda antichi e contemporanei. Tra le finalità principali del Museo c’è anche quella di raccontare e rendere comprensibile al pubblico vasto l’evoluzione del distretto tessile sviluppatosi nell’area da oltre 900 anni.
“Il museo che dirigo – ha spiegato Filippo Guarini – racconta la storia tessile della nostra città, ma mette in luce anche come sta evolvendo il distretto nella contemporaneità. Per quanto concerne la nostra attività per la filiera eco-sostenibile, sono tre gli esempi significativi. Il primo riguarda una nostra tradizione: utilizziamo i tessuti e l’abbigliamento usato come materia prima per la lana cardata rigenerata, una produzione ecocompatibile e specialità tessile di Prato, che questa zona sta cercando di portare avanti e di sviluppare. Un processo non facile, considerando che, attualmente, gli scarti tessili sono considerati scarti speciali e ciò li rende difficili da riutilizzare. Sarebbe, quindi, fondamentale rintrodurli pienamente nel meccanismo di produzione delle materie prime.
Il secondo impegno è quello della depurazione delle acque: già dagli anni ’80 Prato si è dotata di un depuratore, che serve oggi circa 300 aziende tessili impegnate nel ciclo di lavorazione umida; connessa ad esso, la presenza di un acquedotto per il riutilizzo industriale dell’acqua depurata che soddisfa il 40% del fabbisogno idrico delle aziende tessili presenti nell’area. Il depuratore, inoltre, non solo purifica il 100% delle acque utilizzate industrialmente, ma immette nuovamente nel processo di lavorazione l’acqua depurata. Il terzo esempio è la costituzione, l’anno scorso, del CID – Consorzio per l’implementazione del Detox. Si tratta di una campagna lanciata da Greenpeace, a cui hanno aderito molti brand: è un percorso che deve portare entro il 2020 all’eliminazione di specifiche sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente utilizzate nell’industria chimica a supporto di quella tessile. Il progetto interessa 30 aziende, di cui oltre 20 di Prato, che stanno lavorando per rimuovere i composti dannosi in tutte le fasi: dalla materia prima alla filatura, dai processi di tintura dei filati alla tessitura, fino alla rifinizione. L’obbiettivo è quindi coinvolgere tutta la filiera, con l’obbiettivo di crearne una interamente sostenibile che dia la possibilità di fornire materiali in linea con questi standard molto rigidi e impegnativi”.
Photo credit: Damiano Andreotti