Lectio Pluralis – Filo da tessere, un nuovo welfare aziendale
Il presidente del sodalizio biellese Enrico Pesce, durante Arte al Centro, ha esplicato alcuni progetti dell'ente: "Lavoriamo all'interesse privato del lavoratore, passando dall'ottenimento dei benefici personali ad altri più comunitari. Connettiamo così le esigenze di bisogni assistenziali ed educativi con una comunità di riferimento".

L’inclusione nell’innovazione sociale: ecco l’ultima tematica affrontata durante la Lectio Pluralis di Arte al Centro 2017. Per questa ultima macro-parte dell’incontro è stato dato spazio a Enrico Pesce, presidente del Filo da Tessere. Fondato nel 2000, è un consorzio (che fa parte della rete nazionale Consorzio CGM) di comunità che promuove iniziative di carattere sociale e culturale in sinergia con le altre realtà territoriali imprenditoriali, pubbliche e del terzo settore.
Uno dei progetti di cui si occupa il sodalizio è mettere insieme la necessità delle imprese di costruire proposte di welfare aziendale con le esigenze di lavoratori e cittadini. In un momento in cui molte ditte affrontano situzioni di criticità con poco margine di costruzione di una carriera individuale, viene maggiormente messa in luce l’esigenza di occuparsi della salute e del benessere dei dipendenti.

Enrico Pesce esordisce contestualizzando il progetto di welfare: “Di recente abbiamo creato un portale attraverso una nostra società di sistema (cooperjob.eu) dove rendiamo lo scambio di lavoro libero, nel quale domanda e ricerca vengono intermediate direttamente sul questo sito senza necessità di passare dalle agenzie di intermediazione. Stiamo provando a innovare questo mondo pensando al lavoro come bene comune. Ci stiamo occupando di welfare aziendale e della sua costruzione, che abbiamo identificato come ‘di comunità e territoriale’. Questo si basa sulla condivisione e segna un passaggio storico del welfare aziendale a quello paternalistico, legato alla corporate social responsability, ad un welfare aziendale dove “vincono tutti” in cui si cerca di mediare l’interesse della produzione dell’azienda con quello dei lavoratori e del loro benessere. La nostra sfida, ancora in costruzione, è pensare al bene ‘privato’ del dipendente, che può passare dall’ottenere dei benefici personali ad altri più comunitari, connettendo le esigenze di bisogni assistenziali ed educativi con una comunità di riferimento, integrando il welfare state che è in crisi con risorse economiche e progettuali private (social e profit).

Ci stiamo occupando – continua il presidente del Filo da Tessere – di spostare il welfare dalle grandi aziende multinazionali alle medie imprese e a quelle artigianali. A fronte di un’analisi coi lavoratori, abbiamo scoperto come questi abbiano bisogni ‘interni’ nell’ambito educativo e socio-assistenziale, necessità fondamentali per il loro benessere e importanti per le strategie di ‘long term’. L’idea è quella di offrire delle piattaforme utili allo scopo specializzandosi molto su un’offerta di qualità rivolta a tutti. Quindi il nostro tema di innovazione qual è? Costruire insieme alle aziende un welfare che non si concentri solo sul consumo di breve periodo, ma anche sul benessere mentale e fisico delle persone. Finora alcune aziende, anche biellesi, si sono rivelate interessate, altre invece guardano solo i benefici fiscali. Sarà un’operazione complessa da attuare, visto che passa anche attraverso un processo culturale di identità di ruolo delle imprese, delle persone e delle comunità”.

Photo credit: Damiano Andreotti.