Proseguono gli articoli dedicati alla Lectio Pluralis di Arte al Centro 2017. Dopo aver affrontato tutte le testimonianze dedicate all’educazione nell’innovazione sociale, diamo oggi spazio all’intervento di Laura Milani, alla quale è affidata la vision della prima parte dell’incontro. Laura Milani è Direttore di IAAD, oggi università e completamente rinnovata sotto la sua guida sviluppando l’offerta formativa e radicandola nel tessuto imprenditoriale locale, nazionale e internazionale. Oggi, non a caso, si può quindi dire che IAAD è “un’università di talenti”.
Milani, inoltre, ha fondato “La scuola possibile” a Torino. Lo scorso 29 giugno, infine, è stata eletta all’unanimità Presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Ma torniamo alla Lectio Pluralis. “Quando si parla di innovazione sociale – esordisce Milani – bisogna farsi molte domande, pensare a che cosa si sta facendo e perché. Risulta fondamentale distaccarsi dai luoghi comuni: tutti noi ne abbiamo, fanno parte del nostro bagaglio culturale ed emotivo. E’ fondamentale decostruire gli stereotipi, perché altrimenti si proietterebbero su un pensiero che sarebbe innovativo solo in apparenza”.
Il Direttore di IAAD continua analizzando le fasi degli interventi della Lectio, soffermandosi su alcune parole chiave: “Quando si parla di innovazione i progetti non possono mancare di sintesi. Il duro lavoro e la strategia sono imprescindibili, così come le relazioni. Queste ultime sono fondamentali: bisogna saper fare sistema, facendo sì che il progetto sociale crei reti funzionali, generative e implementabili. Altro fattore determinante – esplica – è l’inclusione; l’innovazione, seppur difficile da comprendere e da semplificare a seconda dei pubblici a cui si rivolge, deve necessariamente includere. Più si diventa esclusivi, più diventa complesso il processo.
Anche la flessibilità – prosegue il Presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino – ha un ruolo primario. In un progetto saper avere una visione aperta è vitale. Nel suo svilupparsi un’idea può prendere strade inaspettate; è necessario, quindi, sapere e potere modificare il tutto in itinere. Il fattore tempo e i contributi costanti sono importanti: per il primo bisogna sapere modulare i processi a seconda degli accadimenti, mentre per il secondo gli apporti esterni possono migliorare, velocizzare e ampliare l’intera offerta”.
Milani continua esternando la sua opinione sul conflitto, tema emerso durante la Lectio con l’intervento di Lorenzo Pacini (come scritto in un nostro precedente articolo). “Bisognerebbe saper e voler andare oltre al conflitto. Quando s’inizia qualcosa di nuovo è inevitabile che ci sia, ma se si vuole gestire un processo bisogna saperlo guidare e modellare. Ritengo che scontrarsi contro qualcosa equivalga a perdere tempo per costruire, quindi bisogna essere flessibili. Sono in accordo con il confronto, ma che sia costruttivo e un modo per superare il conflitto”.
Laura Milani procede enfatizzando il valore dei quesiti: “Le domande sono uno degli elementi strutturali dell’innovazione. Hanno importanza anche nella formazione, perché l’educazione non deve essere verticale ma deve invece fondarsi su uno scambio continuo. Perché occuparsi di innovazione sociale? – conclude – Perché ognuno di noi ha una missione personale, profonda. Non si può parlare di innovazione senza metterci del proprio, senza crederci fino in fondo, attivandosi a favore e non contro qualcosa o qualcuno”.
Photo credits: Damiano Andreotti.
Nella foto da sinistra: Valeria Cantoni, moderatrice della Lectio, e Laura Milani.