Proseguono gli articoli dedicati alla Lectio Pluralis di Arte al Centro. Diamo voce all’intervento di Andrea Trivero, direttore dell’associazione Pacefuturo, nata a Biella nel 2003 con l’obiettivo di promuovere percorsi di pace, incontri pubblici, contesti microsociali, azioni concrete di solidarietà e collaborazioni con le istituzioni. Il sodalizio è nato con l’intento di costruire una cultura dell’inclusione, lavorare sul pensiero, sull’incontro e sul dialogo.
Valeria Cantoni, moderatrice della Lectio Pluralis, si è focalizzata su due questioni: “Come si crea una scuola di inclusione? Come si sensibilizza la cultura dell’accoglienza attraverso l’educazione, la progettazione e il design?”
“La risposta – spiega Trivero – è in parte legata alla Lectio Pluralis stessa. Chi si occupa di innovazione sociale deve dedicarsi a cultura, università ma anche ai bambini e alla relativa educazione. Bisognerebbe fare lo sforzo di ‘tradurre’ e trasformare qualsiasi progetto e idea per i giovanissimi, perché se funziona con loro significa che può rivelarsi vincente anche per gli adulti.
L’altro fattore determinante – esplica -, che è obbiettivo della nostra associazione, è l’educare, ponendo la persona al centro. Per un decennio abbiamo organizzato incontri e dialoghi, per trovare soluzioni a varie tematiche sociali. Su indicazione del presidente uscente Angelo Pavia e del nuovo consiglio direttivo, però, abbiamo deciso di cogliere i frutti di questi anni di dialoghi per metterli in pratica. L’occasione è venuta con i migranti e abbiamo organizzato e sviluppato un progetto di accoglienza mirato sul territorio, analizzandone risorse e limiti.
Per quanto concerne l’inclusione nell’innovazione sociale – continua il direttore – si verifica nel caso in cui il territorio abbia lavoro da offrire, altrimenti risulta difficile o impossibile. A questo proposito, il nostro progetto coi migranti l’abbiamo calzato sull’inclusione, come risultato finale di un percorso, e sull’informazione, per formare e informare i soggetti. L’accoglienza è una migrazione di transito. Nessuno dei profughi, ad esempio, è partito dai propri paesi di appartenenza con l’obbiettivo di venire a Biella”.
Andrea Trivero conclude con una riflessione: “Potrebbe rivelarsi importante un corso di innovazione sociale. Sarebbe utile un viaggio-studio nei paesi in via di sviluppo, dove l’innovazione è fondamentale nella vita quotidiana: ognuno si alza al mattino e deve inventarsi la giornata cercando di arrivare a domani. Nella nostra penisola, invece, non siamo abituati a questo stile di vita, ma dovremmo porcelo come obbiettivo”.