A Cittadellarte tanti artisti passano, altri ripartono, ma qualcuno resta: questo è il caso del biellese Loris Bellan, che collabora con la Fondazione ormai da 12 anni e che vede nel suo padre fondatore, Michelangelo Pistoletto, la figura di un maestro.
“Michelangelo Pistoletto mi ha ispirato intellettualmente e mi ha accolto a Cittadellarte – esordisce Loris – una ‘moderna bottega’ che mette in relazione molteplici discipline. Cittadellarte, infatti, è un organismo che riesce a darti ciò che tu desideri, un luogo in cui vige la tolleranza e il rispetto del valore umano. Da quando sono arrivato qui mi sono finalmente ‘fermato’, perché è inutile spostarsi quando è il mondo che ti gira attorno.”
L’influenza del pensiero di Michelangelo Pistoletto è percepibile in alcune sfumature dell’ultimo progetto di Loris, Cassandra, che cerca di esplorare il mondo e le sue contraddizioni attraverso una perpetua ricerca sull’essere e sull’esserci.
Cassandra è ora in allestimento presso la Galleria Silvy Bassanese di Biella, la quale inaugurerà sabato 21 ottobre alle ore 18 una doppia personale. La mostra, dal titolo “Molto personale”, resterà aperta fino al 23 febbraio e vedrà esposte anche le opere del pittore serbo Dusan Marelj.
Come suoi maestri Loris identifica e comprende anche tutti gli artisti del novecento e, più in generale, tutti coloro che hanno costruito la storia dell’arte, donando così vita a quel particolare alfabeto di cui oggi l’autore, in un’ottica pienamente postmoderna, si serve per esprimersi.
“Io sono all’interno dell’archetipo duchampiano, sono alla ricerca di un mio nuovo stile, in modo tale che esso divenga sorgente di nuovi comportamenti. Tuttavia, sono convinto, come Pistoletto, che nel corso del ‘900 sia stato ormai indagato tutto e che l’immagine artistica sia stata codificata in tutte le sue forme. Questo mi fornisce un alfabeto di cui servirmi, in quanto gli stili son diventati come delle lettere che io cerco di ricomporre per narrare qualcosa di nuovo attingendo alle immagini della storia dell’arte. Non voglio più inventare una nuova lettera, ma mi interessa comporre parole nuove.”
Ed è, infatti, attraverso ready-made (oggetti di uso quotidiano individuati ed elevati a statuto di opera d’arte), pitture ad olio ed installazioni, che l’artista compone il corpus di Cassandra: 13 opere concepite come un’unica grande installazione totale e costruite per dialogare assieme e narrare le cause scatenanti di una prossima ipotetica guerra.
Quando, quattro mesi fa, la Galleria biellese di via Galilei 45 propose a Loris questa doppia personale a tema indipendente, egli si trovava in un periodo della vita burrascoso. Il tema era dunque chiaro: la guerra.
Torna il riferimento alla storia dell’arte, in quanto già Michelangelo Buonarrotti aveva inteso la sua arte come una lotta, fatta però di pietra ed espressività.
L’interesse per questo argomento, è suscitato da due grandi ragioni: la prima è la presa di coscienza che l’uomo di oggi è in perenne conflitto contro se stesso, contro i suoi simili e contro la natura; la seconda è l’individuazione di un forte e vigoroso rapporto tra arte e guerra, in quanto individuate da Loris come due fenomeni umani che si sottraggono alla teorizzazione e alla canonizzazione.
Per di più, secondo l’artista biellese, il fine ultimo delle guerre è sempre la conquista dell’eternità; la stessa eternità che rincorre, durante tutta la sua vita, qualunque artista. “È questo il motivo – esplica Loris – per cui l’arte ha sempre servito il potere e ha sempre decretato il successo dei potenti: prima dei re, poi della chiesa e infine dell’illuminismo.”
Ecco la motivazione per cui, nel pensiero dell’artista, il concetto di guerra e quello di arte entrano in comunicazione; il suo racconto trascende i secoli e cerca, con l’immaginazione, di rivolgersi fino al futuro. La storia di Cassandra è ambientata 15 anni prima di una possibile futuristica guerra e descrive le probabili condizioni che la scateneranno.
La prima condizione, quella più umana, è descritta dall’opera che apre la mostra: “Autoritratto”.
Questo dipinto ad olio rappresenta la nascita della “pittura trasparente” e narra quello che, secondo l’artista, è il più grande dramma dell’uomo contemporaneo: la perdita del soggetto.
Il ritratto in questione è una silhouette che racchiude in sé la consapevolezza dell’esistenza fisica e, allo stesso modo, la coscienza della sua impossibilità di incidere sul mondo. “Nel momento in cui ho provato a dipingermi – prosegue l’artista biellese – ho compreso di non essere in grado di fare realtà, pertanto, mi sono dipinto trasparente. Tuttavia, è in questo momento che ho cominciato a capire il perché dei conflitti e delle guerre: poiché l’uomo non può incidere sul mondo, in quanto gli viene negata dalla società capitalistica la possibilità di vivere e crearsi un futuro, egli tenta di distruggerlo. Se mi viene impedito di lasciare il segno del mio passaggio, lascio uno sfregio, che è l’antitesi del segno, ma incide sulla realtà. Da qua nascono i conflitti di tutti i tipi”.
A questa riflessione si lega “Nudo 24 carati”, opera costituita da un blocco di gesso e uno scialle. Già l’idea del lingotto d’oro sostituito da un materiale povero come il gesso ci dà qualche input sulla visione di Loris, che col suo lavoro denuncia le disparità e le disuguaglianze economiche.
Un ulteriore impegno, intitolato “Povertà contemporanea”, è costituito da materiali lignei che vanno a comporre una piccola tavola imbandita. Alle base di queste opere c’è l’idea che non sia il denaro il motore del progresso, bensì la fantasia.
Il fil rouge della mostra si orienta ora verso un’altra delle cause scatenanti il futuro conflitto: la laicizzazione della cultura e la perdita della spiritualità.
L’opera “Condamné au mur” è, infatti, proprio una amara riflessione sul fenomeno del trasferimento dei poteri dalla chiesa alla comunità scientifica e politica, attuato in epoca illuminista.
Tale opera consta di una serie di dorsi di enciclopedie, utilizzati come se fossero mattoni fissati nell’intonaco.
Il senso dell’opera è chiaro: l’illuminismo ha portato alla laicizzazione della vita; di conseguenza l’uomo non crede più nella spiritualità, fatto che porta a una ‘seconda morte’ di Cristo. Assecondando l’artista, però, anche per tale processo è ormai sopraggiunta la fine e quindi anch’esso sarà necessariamente sostituito dalla guerra.
Strettamente legata a “Condamné au mur” è “Crocifisso”: trattasi di una scultura che somiglia molto a un Crocifisso domestico di medie dimensioni, se non fosse per il fatto che la tipica statuetta raffigurante Cristo è stata sostituita da un manichino ligneo, molto simile a quelli utilizzati dagli artisti come modellini.
Con tale opera si chiude idealmente Cassandra e tale soluzione formale – mostrare un Cristo senza volto – vuole comunicarci che, in un’epoca storica in cui non esiste più la spiritualità, ogni uomo dovrebbe provare a cercarla, seppure in senso laico, in se stesso.
Al visitatore sarà dato modo di immergersi pienamente nel progetto artistico di Loris Bellan “assaporando” anche le altre opere del corpus di Cassandra, tra le quali figureranno “La libertà finisce…dove comincia la tua”, “Selfieaffair, L’affarista”, “Arma moderna”, “Battuta di caccia”, “Sotto tiro”, “DuxOil” e “Bomba d’artista”.