Microplastiche: non solo negli oceani, ma anche nei nostri stomaci
Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Vienna conferma che l’uomo inconsapevolmente mangia frammenti di microplastiche. Questa ricerca sottolinea quanto grave sia la gestione della plastica che, ogni giorno, mette a rischio la vita di tutti gli esseri viventi.

Bottiglie lasciate per terra, forchette di plastica abbandonate per i prati, piatti e bicchieri monouso per un picnic dimenticati al parco; questi sono tutti prodotti che, per quanto possano sembrare piccoli ed innocui, se mal gestiti, sono un pericolo per l’ambiente e per tutti gli esseri viventi.
Gli oggetti di plastica, in particolar modo, continuano ad invadere le nostre strade procurando dei danni ambientali da non sottovalutare.

Dal 1950 al 2015 c’è stato un aumento della produzione di questo materiale da 2,1 milioni di tonnellate a 470 milioni di tonnellate fabbricate all’anno.
Che sia una bottiglia, una posata, un paio di scarpe o una confezione di frutta, una percentuale di plastica (ridotta o cospicua che sia) è facilmente ritrovabile in tutto ciò che ci circonda.
Non solo: a causa della cattiva gestione dei rifiuti, molta spazzatura viene dispersa anche in mare, inquinando le nostre acque e mettendo in pericolo sia la nostra vita sia quella degli animali; la plastica, così, invade gli oceani e diviene un materiale facilmente ingeribile per tutti gli altri esseri viventi marini.

Ma quanto condiziona la nostra salute questo fenomeno? Più di quanto crediamo.
Alcuni ricercatori del Dipartimento di gastroenterologia dell’Università di medicina di Vienna hanno condotto una ricerca per scoprire se anche l’uomo ingerisce inconsapevolmente microplastiche (particelle grandi non più di 5millimetri). Gli studiosi, a questo proposito, hanno coinvolto otto persone di diversa nazionalità e hanno chiesto loro di mangiare e bere prodotti conservati in contenitori di plastica.
Dopo una settimana, sono stati recuperati piccoli campioni di feci di ogni soggetto per essere successivamente analizzati. Conclusione? Tutti sono risultati positivi alla presenza di plastica.

Da questo studio si intuisce che l’inquinamento ha raggiunto livelli elevati e difficili da gestire. Lo scienziato Philipp Schwabl, autore di questo esperimento, ha sottolineato che questa è la prima volta che si ottengono tali risultati. Non è da escludere, inoltre, che queste microplastiche, oltre al sistema circolatorio e linfatico, arrivino addirittura nel nostro intestino.
Iniziare a ridurre il consumo della plastica monouso e smaltire quella presente in maniera efficiente potrebbero essere due punti su cui soffermarsi per diminuirne la presenza nelle strade, pulire l’ambiente e salvaguardare le nostre vite.