“Una moneta chiamata fiducia”, è uscito il nuovo libro di Daniel Tarozzi
L'autore, nel suo volume, si propone di raccontare l’onda crescente delle nuove forme di economia sostenibile focalizzandosi su Sardex, una realtà dal successo strabiliante, esportata in altre dodici regioni italiane e che ha raccolto il plauso di economisti di fama internazionale. Per svelare i contenuti e il dietro le quinte dello scritto, Tarozzi è intervenuto ai nostri microfoni: vi proponiamo l'intervista.

Da oggi – 26 settembre – è acquistabile in libreria Una moneta chiamata fiducia, il nuovo libro di Daniel Tarozzi, giornalista, scrittore e direttore del nostro Journal. Da anni alla ricerca di persone e progetti che si propongono come fine quello di cambiare in meglio il paese (intento a cui ha voluto dare una ‘una casa’ online nel web magazine Italia che cambia), Daniel nella sua ultima pubblicazione ha messo in luce l’onda crescente delle nuove forme di economia sostenibile. “L’Italia – si legge nel comunicato che presenta lo scritto – è un paese che eccelle per realtà rappresentative della cosiddetta ‘economia della fiducia’ raccontate nella prima parte del libro, dalle Mag (Mutua autogestione) ai Gas (Gruppi di acquisto solidale), fino a Banca Etica e alle B Corp, tutti organismi accomunati da una grande attenzione del proprio impatto sulla società e alle “conseguenze non economiche delle azioni economiche”. Dal sottotitolo, Oltre il denaro – L’esperienza vincente di Sardex, si evince quale sia la realtà al centro dello scritto: Sardex appunto, primo circuito di credito commerciale e nome della valuta complementare attraverso la quale vengono pagati i beni e i servizi che le imprese appartenenti al network si scambiano grazie a una piattaforma digitale.

Nato nel 2009 dal sogno di quattro giovani imprenditori sardi (Franco Contu, Carlo Mancosu, i fratelli Gabriele e Giuseppe Littera, a cui si è poi unito nel 2011 Piero Sanna, quinto founder), Sardex è oggi una realtà dal successo strabiliante, esportata in altre dodici regioni italiane e che ha raccolto il plauso di economisti di fama internazionale: 4.000 imprese solo in Sardegna (10.000 in tutti i circuiti attivi sul territorio nazionale), un milione e duecentomila transazioni, oltre mezzo miliardo di crediti transati (1 credito=1 euro). “Realtà e monete di questo tipo – specifica Daniel (nella foto a sinistra) – hanno il potere di risollevare comunità schiacciate sotto il peso della crisi economica, mettendo al centro la sostenibilità sociale e ambientale. Le persone sono il più grande capitale che abbiamo. E la moneta è il modo per tenerle unite e aiutarle”. L’autore, inoltre, si è raccontato ai nostri microfoni, rivelando tematiche e curiosità del suo libro.

Una moneta chiamata fiducia: ci spieghi la scelta del titolo del libro? Cosa rappresenta per te la fiducia in ambito economico?
Questo libro parla di economia, di monete, di camere di compensazione, circuiti di credito e debito, tassi d’interesse e simili, ma parla soprattutto di altri modi di concepire l’economia e la vita. Modi che mettono al centro le esigenze delle persone e delle comunità locali, dell’ambiente e della società e che – contro ogni aspettativa – funzionano anche dal punto di vista puramente economico. Ecco nascere un altro tipo di economia e di moneta, incentrate sulla fiducia.

Quale significato si cela dietro al sottotitolo ‘oltre il denaro’? Si riferisce all’aspetto etico?
Un libro che parla di monete e allo stesso tempo va oltre il denaro può sembrare un controsenso. E invece le esperienze che racconto in queste pagine fanno proprio questo: costruiscono un’economia che, attraverso una nuova moneta o altri strumenti, vada oltre le distonie di un mondo denaro-centrico.

Dalla Sardegna al mondo intero: qual è il segreto del successo di Sardex?
Non so se si tratti di segreti, buon senso, lucida follia o genialità. Quello che so, è che i fondatori sono riusciti a coniugare complessità e semplicità, realizzando uno strumento quasi banale, quando lo si comprende, che però è in grado di innestare ricadute positive ‘a catena’.

Il sistema è basato sullo scambio di beni e servizi valutati in Sardex: siamo di fronte a un baratto 2.0 che mette al centro le persone e le comunità locali?
Non si tratta di baratto. Il baratto è qualcosa che avviene tra due persone. Io do a te e tu dai a me. Inoltre, fa pensare a qualcosa di amatoriale. Qui parliamo di migliaia di aziende e milioni di euro equivalenti di transazioni. Lo ‘scambio’ di prodotti e servizi non avviene tra due persone, ma tra molte. Si mettono insieme – indirettamente – le proprie ricchezze reali e si usa lo strumento Sardex per mettere in circolo un’economia troppo spesso ferma per mancanza apparente di liquidità.

Come si inserisce questa moneta alternativa nel sistema monetario attuale? Quali sono, a tuo avviso, le prospettive?
Sardex si affianca all’euro, ed è equiparato ad esso a livello fiscale. Non c’è quindi evasione. È una moneta che non genera interessi, non può essere sottoposta a speculazioni finanziare ed è tracciabile L’opposto, quindi, di esperienze come il bitcoin che non fanno altro che esasperare i difetti delle monete ‘tradizionali’. I risultati sono stupefacenti, sia a livello teorico che a livello pratico (i numeri già oggi raggiunti nelle 13 regioni in cui è presente sono impressionanti!). Le prospettive di crescita di questo strumento sono tutt’oggi inesplorate. Credo che la sua crescita sarà esponenziale!

In Piemonte, e in particolare nel biellese, diversi anni fa è nata l’esperienza del Piemex. Come mai in questi anni non si è affermata più di tanto?
Come tutti i progetti giovani (Sardex compie 10 anni tra pochi mesi) Sardex ha bisogno di imparare dalle proprie esperienze e dai propri errori. In Piemonte ci fu un avvio spumeggiante, ma un altrettanto rapido declino. Ora, da circa due anni, l’esperienza del Piemex è ripartita e sta raggiungendo ottimi risultati. Provare per credere!

Sei un giornalista che mette al centro del suo lavoro le pratiche virtuose di cambiamento responsabile. In quest’ottica, c’è un collegamento con la scelta di scrivere un libro su Sardex?
Certo! Ho incontrato Sardex nel 2012. A distanza di 7 anni resta una delle esperienze più complete che abbia potuto testimoniare e i suoi risultati… sono oltre ogni mia più rosea aspettativa.

Può l’esperimento di Sardex (che ormai si può affermare riuscito) contrastare, nel tempo, lo strapotere delle multinazionali?
Non lo so e non so se è negli obiettivi dei fondatori. L’idea di Sardex non è quella di andare contro qualcuno, ma piuttosto a favore di qualcun altro. Non si oppone alle multinazionali, ma favorisce l’economia locale, relazionale, virtuosa. Più che contrastare le multinazionali, quindi, credo che Sardex possa influenzare sempre più imprenditori e cittadini nella costruzione di un’economia sana. Il resto verrà da sé.

Qual è l’obiettivo – da scrittore, giornalista e semplice cittadino – di Una moneta chiamata fiducia?
Approfondire e sviscerare esperienze di cambiamento positivo in atto nel nostro Paese mostrando che non solo un altro tipo di economia e di mondo sono possibili, ma sono già in atto.