Da giugno 2023 a Napoli l’arte contemporanea torna protagonista grazie alla ricca programmazione di mostre e installazioni voluta dal sindaco Gaetano Manfredi e curata da Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l’arte contemporanea e l’attività museale. L’obiettivo è rafforzare la vocazione al contemporaneo della città attraverso una serie di iniziative pensate appositamente per gli spazi pubblici e i siti museali dai protagonisti dell’arte del nostro tempo. Tra i primi artisti invitati a rileggere alcuni luoghi simbolici della città figurano Antonio Marras, Michelangelo Pistoletto, Gaetano Pesce, Claudio Parmiggiani, Francesco Vezzoli, Daria D’Antonio e Paolo Sorrentino.
Il secondo appuntamento della programmazione – inaugurata con Questi miei fantasmi di Antonio Marras – è un’installazione destinata a un’area significativa del centro della città. Si tratta della Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, installazione realizzata in collaborazione con Cittadellarte: l’opera, in un formato speciale e inedito, è concepita per Piazza Municipio “da uno tra i massimi esponenti italiani – si legge nell’apposita nota stampa in riferimento al maestro – dell’arte contemporanea riconosciuto a livello internazionale”.
L’intervento – finanziato dalla Città Metropolitana di Napoli – è parte del processo di riqualificazione urbana che vede il coinvolgimento di artisti di alto profilo provenienti da tutto il mondo e di personalità, di differenti generazioni, attive nel territorio, chiamate a intervenire in piazze, strade, chiostri, quartieri.
Open. L’arte in centro
Il progetto della Venere degli stracci nasce nell’ambito del programma Open. L’arte in centro, il capitolo di Napoli contemporanea che raccoglie gli interventi e le mostre destinati agli spazi pubblici del centro storico. In particolare, l’opera di Pistoletto è collocata in Piazza Municipio, dove si trova Palazzo San Giacomo, in una posizione immediatamente visibile per chi arriva dal mare.
Pistoletto per Napoli
Pistoletto dà forma a una versione originale, in scala monumentale, della storica Venere degli Stracci che è stata progettata ad hoc per Napoli. “Considerata una tra le opere più iconiche del Novecento – viene specificato nel comunicato – e tra le più emblematiche dell’artista, la ‘Venere degli Stracci’ mette in scena il contrasto tra la bellezza immobile della tradizione classica e la transitorietà del contemporaneo”.
“Oggi dobbiamo costruire in modo orizzontale e circolare, il che vuol dire guardarsi attorno, voltarsi indietro, vedere in modo globale”, sostiene il maestro, impegnato a creare un dialogo tra passato e presente. Quest’opera rinnova inoltre il legame instaurato negli anni da Pistoletto con Napoli, riattivando la riflessione sui materiali e sui consumi, grazie al dialogo tra gli stracci e la statuaria classica. Il movimento di vestizione e svestizione, che richiama un gesto così individuale e universale, viene qui posto davanti a un dilemma globale: l’accumulo dei rifiuti, il continuo passare delle cose, la bellezza che si confronta con l’inquinamento. Infine, la Venere degli Stracci si fa metafora plastica dell’identità contraddittoria di Napoli: bellezza e rovine, sublime e imperfezioni, purezza e macerie.
Arte pubblica
Collocare la Venere degli Stracci a Piazza Municipio è un gesto dall’importante significato culturale e sociale. A Napoli, l’opera diventa il punto di riferimento visivo e la testimonianza tangibile dell’impegno della città nei confronti dell’arte e della cultura. All’interno del palinsesto di interventi di Napoli contemporanea, rappresenta un invito aperto a cittadini e visitatori a vivere la piazza come un luogo di relazione e di dialogo quotidiano.
“Le opere di Pistoletto, caratterizzate da forte valenza estetica e impegno sociale, si fanno strumenti potenti – viene concluso nella nota stampa – in grado di coinvolgere e trasformare gli ambienti urbani. Creano uno scambio interattivo con l’osservatore e il territorio circostante. Stimolano la riflessione e invitano alla partecipazione, consentendo a tutti di riscoprire e di riappropriarsi della città”.