Anche gli oceani necessitano di un check-up completo periodicamente: negli ultimi anni la loro salute è stata minacciata dalla quantità di rifiuti abbandonati e l’inquinamento ha compromesso il benessere e l’equilibrio dell’intero ecosistema marino. Ogni giorno, ne vengono riversati milioni nelle acque dei nostri mari e, trascinati dalle correnti, si accumulano fino a formare delle vere e proprie “isole di spazzatura”. Per questo motivo sono stati attuati, negli ultimi decenni, progetti di raccolta degli scarti attraverso l’utilizzo delle più sofisticate tecnologie: Ocean Clean Up, ad esempio, è una delle più recenti e ha permesso, in breve tempo, di collezionare una grande quantità di rifiuti dispersi in mezzo al Pacifico. È fondamentale,allo stesso tempo, portare avanti politiche di prevenzione per contenere i danni dell’inquinamento: ecco perché le organizzazioni internazionali, specializzate in temi ambientali, hanno istituito l’OSD.
Cos’è l’OSD?
L’OSD, Ocean Sampling Day, è una giornata in cui campioni d’acqua di ogni oceano del pianeta vengono prelevati per analizzarne la composizione chimica.
Il primo caso studio ha avuto luogo il 20 giugno del 2012, durante il solstizio d’estate: le istituzioni aderenti al progetto hanno avviato una procedura di prelievo standardizzata a cui ha seguito, proprio in questi giorni, un’analisi comparata in laboratorio.
Ad oggi,191 enti partecipano all’OSD network.
In cosa consiste l’OSD?
Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, è stato portato avanti grazie al contributo di MicroB3 (Marine Microbial Biodiversity, Bioinformatics, Biotechnology), il quale ha previsto 230 siti di intervento, tre dei quali in Italia (nel golfo di Napoli, al largo di Ancona e nel golfo di Trieste).
Collabora all’iniziativa anche l’EMBRC (Centro Europeo di Risorse Biologiche Marine) e l’IMBBC (Istituto di Biologia Marina di Creta), che quest’anno si occuperà dell’analisi dei campioni di acqua raccolti.
Qual è l’obiettivo dell’OSD?
Lo scopo del progetto è quello di esaminare la purezza delle acque oceaniche ricercando i microorganismi che le abitano: nello specifico, il sampling di quest’anno rileverà la presenza di batteri nei mari per verificarne la balneabilità. Lo studio di questi organismi estremamente sensibili ai cambiamenti ambientali, permetterebbe, inoltre, di rilevare e prevedere informazioni riguardanti la salute attuale del pianeta.
Ulteriori analisi verranno effettuate per ricercare sostanze inquinanti, come ad esempio le microplastiche, che possano intaccare il benessere della flora e della fauna marina. Precedenti ricerche condotte da Green Peace, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Università politecnica delle Marche, hanno, infatti, rivelato che il 25%-30% dei pesci nel mar Tirreno conteneva piccole particelle di plastica.
Microplastiche negli oceani: come agire?
Queste ricerche risultano fondamentali non soltanto per constatare il livello di inquinamento degli oceani, ma per contribuire a sviluppare soluzioni efficaci. In questo modo si stimola l’ideazione di sistemi bioinformatici/biotecnologici innovativi che permettano di contrastare la criticità ambientale in questione.
Nell’ambito dell’OSD, è stata di recente condotta una campagna scientifica parallela da parte dei cosiddetti “cittadini dell’OSD”: l’iniziativa ha previsto l’impiego della tecnologia “Seabin”, uno strumento che permettesse di ripulire il mare dalla plastica trattenendo i rifiuti, campionandoli ed analizzandoli allo stesso tempo.
L’idea di istituire una giornata interamente dedicata alla cura degli oceani ci permette di realizzare quanto sia importante salvaguardarne l’ecosistema: la ricerca e l’analisi dei dati a scopo scientifico offre, tuttavia, lo spunto per una più ampia riflessione. L’OSD si propone di diventare un metodo efficace per sensibilizzare la società sui temi ambientali più delicati generando consapevolezza: il primo passo per tutelare la salute dei nostri mari.