Podcast “5 cose che non sapete di…”, l’uso della tecnologia come metodo educativo
Better Places, in collaborazione con Open School e i suoi studenti dai 6 ai 10 anni, ha dato vita al podcast “5 cose che non sapete di …” in cui gli speaker sono i bambini che parlano di argomenti scelti da loro. Tale podcast rientra nel progetto “Quartieri dell’Apprendimento e Oasi Esperienziali” ed è stato reso possibile dal bando pubblico “EduCare”.

Nell’ultimo decennio, la tecnologia ha preso il sopravvento tanto da essere presente nella quotidianità di ogni persona, in tutte le fasce d’età, certamente tra gli adulti ma anche tra i bambini. Tuttavia, questo aspetto, soprattutto in riferimento all’uso del digitale da parte dei più piccoli abitanti della società, viene spesso criticato, anche se, con un utilizzo consapevole e ragionato, queste tecnologie possono rivelarsi delle modalità didattiche diverse e molto efficienti.
Ecco, Better Places, un’associazione di promozione sociale sul territorio biellese, in collaborazione con Open School, la scuola della Fondazione Pistoletto, ha messo in luce la forza della tecnologia durante la fase educativa dei bambini con un podcast chiamato “5 cose che non sapete di …”. Quest’ultimo consiste in un podcast, di 6 puntate totali, in cui gli speaker sono proprio i bambini dai 6 ai 10 anni che raccontano degli aspetti che “forse non si conoscono” riguardo alcuni argomenti a cui i piccoli studenti si sono sentiti affini come il gioco, lo sport ma anche gli animali e l’importanza di una dieta vegetariana. Questi episodi sono disponibili all’interno di “Better Radio”, la radio di comunità in formato web, nata da un’idea di Better Places con il desiderio di favorire la comunicazione sociale mantenendo le debite distanze richieste durante il periodo della pandemia da COVID-19.

Nicholas Ferrara, una delle figure attive all’interno dell’associazione Better Places che si è occupata del progetto e della realizzazione del podcast “5 cose che non sapete di …”, ha spiegato come “all’interno dei progetti educativi, in questo caso e in altri laboratori avvenuti in passato, la radio, o meglio, il podcast si è rivelato il medium migliore per sviluppare la creatività digitale dei bambini attraverso i mezzi della comunicazione moderna”. Il podcast, infatti, con la sua facilità d’utilizzo, con il suo essere mutevole e con la possibilità d’ascolto in differita, ha permesso ai bambini di essere gli autori delle musiche, dei testi e delle interpretazioni dei sei episodi registrati. Tuttavia, come ha voluto sottolineare modestamente Nicholas, “l’idea del podcast è stata, anche, frutto delle circostanze, poiché, tale realizzazione è stata possibile grazie al contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il bando ‘EduCare’, il quale, ha permesso anche l’acquisto di diversi tablet che sono stati fondamentali nella creazione e nel montaggio dei vari episodi”.
Questo podcast, che ha dato la possibilità ai bambini di agire in prima persona e di acquisire numerose abilità tecnologiche, rappresenta, in realtà, una parte del progetto, più ampio, “Quartieri dell’Apprendimento e Oasi Esperienziali”, nato dalla collaborazione tra Open School e Better Places e durato per tutto l’anno scolastico. L’intento di quest’ultimo, attraverso l’uso di diversi strumenti dal podcast al disegno, è stato quello di andare ad affrontare, assieme ai bambini, il tema della comunicazionelavorando sull’integrazione tra soggetti e sulle proprie emozioni, poiché, anche più piccoli devono essere consapevoli che, prima di poter dialogare con l’altro, bisogna essere coscienti di ciò che si prova e di cosa si vuole esprimere”, come ha specificato Nicholas. Il soddisfacimento raggiunto da tale progetto, e dai correlati laboratori, è stato molto e lo si intuisce dal tono di voce di Nicholas mentre afferma che: “Il medium del podcast sarà, sicuramente, riproposto anche ad altre istituzioni”.

Ecco, quindi, che l’associazione Better Places ha dimostrato come l’utilizzo della tecnologia, da parte dei bambini, non è soltanto pericoloso o nocivo, come spesso si pensa, ma che rappresenta una modalità diversa per imparare a comunicare le proprie emozioni ed esprimere la propria creatività.