Il Covid-19 non ha portato con sé solo un’emergenza sanitaria ed economica, ma ha anche alimentato una distanza sociale, in più sfumature. Non sono solo la stretta di mano e l’abbraccio che vengono a mancare nella quotidianità, ma la sempre più normale assenza di un semplice (ormai non più tale) incontro fisico, un fattore rivelatosi caratterizzante del lockdown. Prendiamo il caso di Hydro, a Biella: uno spazio – che è anche un Arci – situato all’interno di Cittadellarte e gestito dall’associazione Better Places. Qui, fino dall’inizio del progetto, sono stati organizzati eventi musicali e concerti, ma anche giornate di incontri e confronto. Hydro, fin dagli arbori, è stata infatti una casa per numerose realtà del territorio laniero, non necessariamente di natura musicale, come il Coordinamento Tavolo Carcere, il Tavolo Femminista Città di Biella, il Coordinamento Biella Antifascista e altri giovani impegnati nella crescita civica del territorio. Insomma, un luogo di aggregazione per organizzazioni – intese come gruppi di individui uniti da obiettivi comuni – che vogliono adoperarsi per la crescita su più ambiti della loro città. Ecco che, dallo scoppio della pandemia e con la conseguente ‘fase 1’, la programmazione di incontri s’interrompe, così come l’apertura dello spazio. Come far sì che non cessi tutto il lavoro svolto? Come mantenere vivo il confronto tra persone e realtà? A partire da queste domande (o meglio, criticità), gli associati di Hydro e dei vari gruppi affiliati si sono confrontati online attraverso la piattaforma Zoom. Il problema è stato presto ovviato con un’idea: far nascere una radio, uno strumento che assicurasse una continuità a tutte le iniziative dei vari gruppi, nonostante la mancanza di confronto ‘a tu per tu’.
La scelta del nome è virata su Better Radio, a richiamo di Better Places. Ai nostri microfoni è intervenuto Marco Cassisa, giornalista che fa parte del comitato di redazione: “Nonostante il nostro gruppo non avesse competenze specifiche in ambito radio, siamo riusciti a dare il via all’iniziativa grazie ai canali web, proponendo un palinsesto con una somma di podcast e permettendo così a chiunque di esprimersi e mantenere viva, con questo nuovo mezzo, la precedente realtà di confronto. Questo progetto, considerando che il gruppo si è incontrato di persona per 3 volte, si può definire un dono della tecnologia”. Better Radio è partita ufficialmente il primo maggio, con una serie di elaborati preparati le settimane precedenti dai volontari della redazione. “Inizialmente – ha aggiunto Marco – pensavamo di offrire contenuti per un periodo limitato di tempo, ma da allora non ci siamo ancora fermati”. La proposta, attualmente, conta 18 podcast e coniuga l’intrattenimento musicale a talk e confronti sui temi specifici delle realtà aderenti alla radio. Marco, nello specifico, cura anche un editoriale dedicato all’operato del gruppo e a diversi temi di attualità, senza mai dimenticare di concludere l’intervento con un brano: “Per me – ha puntualizzato – la radio ideale è composta da parole e suoni”.
La varietà di contenuti si estende anche a contributi non strettamente legati a Better Places: “Stiamo dando voce – ha spiegato – anche a ospiti esterni, per condividere nuove esperienze. Mercoledì scorso, ad esempio, è andata in onda la nostra intervista sul tema dell’educazione a Ruggero Poi, direttore Ufficio d’Ambienti d’Apprendimento e Scuole di Cittadellarte, nell’ambito di ‘Come Apprenderai’. Dopo questo confronto, pubblicheremo, ogni mercoledì alle 15, tutte le puntate della sua rubrica di YouTube, che si presta anche ad essere contenuto radiofonico”. Un ospite che ha messo in luce “la vicinanza con la Fondazione Pistoletto, tanto di contenuti quanto ideale. È stato motivo di enorme soddisfazione ospitare Ruggero nella nostra radio e, chissà, potrebbe non essere l’unico contributo da Cittadellarte”. Dopo 5 mesi di programmazione, quale identità si è costruita Better Radio? “È un progetto che sa accogliere – ha concluso Marco – una polifonia di attitudini e competenze che partono dal territorio ma possono essere universali”.