Quarta generazione: è questo il titolo della nuova mostra di Michelangelo Pistoletto – in riferimento al periodo che ha determinato in maniera cruciale la successiva pratica dell’artista – che verrà inaugurata giovedì alle ore 19 a Lubiana. La personale¹, aperta alla Galleria Cukrarna fino al 5 marzo 2023, sarà preceduta da una conferenza stampa in programma il 29 settembre alle 11 che servirà a mettere in luce le peculiarità dell’esposizione con la presenza del maestro biellese, di Alenka Gregorič, curatrice e direttore artistico della Galleria Cukrarna, di Blaž Peršin, direttore del Museum and Galleries of Ljubljana public institution, e di Dora Stiefelmeier e Mario Pieroni, rappresentanti di Zerynthia, Associazione per l’Arte Contemporanea a Roma. Se si volge lo sguardo ai contenuti, si nota come la mostra offra uno spaccato delle fasi principali del lavoro di Pistoletto a partire dagli anni ’60, con particolare attenzione al suo periodo ‘oscuro’, sia per la selezione delle opere sia per la drammaturgia dell’allestimento nella Galleria Cukrarna. Le opere di questi anni finora presentate di rado, che l’artista in uno dei suoi testi ha chiamato anche Arte dello Squallore (1985–89), sono esposte al secondo piano della galleria. Oltre a disegni, dipinti e sculture, l’esposizione comprende un disegno murale nero di 70 metri realizzato in loco dagli studenti dell’Accademia di Belle Arte di Lubiana e guidati dal maestro. Il primo piano della Galleria ospita una selezione di alcune delle opere più note di Pistoletto: i Quadri specchianti, che spaziano da un autoritratto del 1961 alle più recenti integrazioni; poi gli Oggetti in meno (1965–66), che furono i primi segnali delle tendenze dell’Arte Povera; e anche opere iconiche di questo movimento, come la Venere degli stracci (1967); si trovano inoltre le sculture bianche degli anni ’80; la mostra si conclude con il Terzo Paradiso, che dal 2003 è al centro dell’attenzione creativa dell’artista.
“Michelangelo Pistoletto, dal punto di vista storico-artistico, è uno dei massimi esponenti – spiegano gli organizzatori – dell’Arte Povera. Il Movimento nato nel 1967 e denominato dal teorico, critico e curatore dell’arte italiano Germano Celant nasce come una contestazione del sistema dei valori del mondo politico, economico e artistico dell’epoca, distanziandosi dall’uso di materiali e metodi tradizionali nell’arte”. Gli Oggetti in meno di Pistoletto, in quest’ottica, sono un primo esempio della divergenza tra la produzione di oggetti d’arte commercialmente attraenti e le aspettative e le richieste del mercato dell’arte.
Appena un anno dopo gli Oggetti in meno, l’artista realizza una delle sue opere d’Arte Povera più emblematica, ossia la Venere degli stracci (1967). “Con i suoi progetti, il lavoro intellettuale e l’abilità nell’unire le persone, Pistoletto – viene aggiunto – ha lasciato un segno fortemente distintivo nello spazio culturale sia italiano che internazionale. Nel 1998 fonda la Cittadellarte a Biella, che, coprendo una vasta gamma di attività, gestisce un programma di residenza per artisti e organizza mostre e altri eventi, con un forte legame tra arte e vita, collegando le attività della Fondazione con ciò che accade nella società. Nelle sue opere Pistoletto vuole coinvolgere lo spettatore in un dialogo diretto con l’arte, includerci attivamente nelle sue opere e, soprattutto, incoraggiarci a riflettere sul tempo (quello passato, rappresentato dalle figure sulle superfici specchianti, e quello presente del nostro sguardo). Queste figure, sulle superfici scure dei disegni, dei dipinti, delle sculture e del muro del secondo piano, funzionano come una specie di corpi senza peso. Essi suggeriscono sia un infinito nero sia un movimento inarrestabile, assorbendo la luce infinitamente distante. Il presente è catturato oltre il tempo e lo spazio si è rimpicciolito, producendo una sensazione di vuoto. La ricerca della temporalità di Pistoletto comprende il passato catturato nelle opere, il presente dello spettatore e il nostro futuro comune preannunciato dal simbolo del Terzo Paradiso”.
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