Viviamo in un’era industrializzata, in cui l’economia ha surclassato i bisogni primari dell’essere umano, facendoci credere invece come “necessarie”, quelle attività consumistiche che sono state dettate dall’evoluzione economica.
La grande produzione non ha mai tenuto conto delle conseguenze ambientali, ma ha anzi sovra-sfruttato le risorse naturali che il nostro pianeta ci mette a disposizione. Si tratta di un uso “non sostenibile” quando la raccolta supera la riproduzione, interrompendo così il ciclo necessario per un equilibrio del sistema di tale risorsa.
Nel nostro pianeta, le foreste occupano circa 40 milioni di km quadrati ovvero, il 31% delle terre emerse. Quelle primarie – ovvero le più antiche ed intatte al mondo – si estendono in cinque continenti e si trovano in Canada, Russia, Sud America, Africa centrale ed Indonesia. Uno studio pubblicato dalla rivista Science Advance ha sottolineato come l’erosione del suolo stia aumentando a livelli velocissimi: la quantità di aree boschive perse nel triennio 2010-2013 risulta tre volte maggiore rispetto a quella dei dieci anni precedenti.
Le cause per cui una foresta viene erosa in maniera eccessiva sono le più svariate, dal taglio degli alberi per sfruttarne il legname, all’abbattimento per far spazio a terreni da utilizzare per l’allevamento o l’agricoltura. Di recente, ad esempio, è stato pubblicato uno studio condotto dall’associazione ambientalista Greenpeace “Wiping out the boreal”, in cui viene evidenziato come una fra le maggiori aziende produttrici di fazzolettini, carta igienica e asciugatutto, sia responsabile della distruzione di una delle più grandi delle zone verdi sopracitate, la Grande Foresta del Nord. L’azienda da cui si rifornisce per la polpa di cellulosa, non gestisce gli abbattimenti degli alberi in maniera ecosostenibile ed, inoltre, è diretta senza adeguati programmi di rigenerazione e tutela.
Altre metodologie ancor più brutali sono quelle che vengono attuate in Indonesia, territorio che viene sfruttato per le piantagioni della palma da olio. Le torbiere indonesiane vengono distrutte e le foreste incendiate indiscriminatamente per far spazio alle monoculture intensive che andranno a servire la produzione di questo olio, uno fra i più sfruttati a livello industriale in quanto poco costoso.
Siamo ormai consapevoli di quanto lo sfruttamento delle risorse terrestri vada effettuato con consapevolezza, tenendo conto che l’ecosistema è come un ingranaggio nel quale ogni singolo pezzo influisce sull’andamento dell’intero sistema. L’uomo ne è una parte fondamentale, forse quello che più può influenzare il possibile stravolgimento di questo delicato equilibrio, attraverso scelte quotidiane di vita, interesse e consapevolezza.