In un’ottica in cui l’intervento ambientale sta diventando primario per le nazioni, alcuni paesi hanno intrapreso politiche di salvaguardia del pianeta atte a ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Islanda, Costa Rica, Norvegia e Paraguay sono gli stati che, più di tutti, hanno scelto di convertire le risorse energetiche impiegate in fonti rinnovabili, traendo vantaggio dalle caratteristiche del proprio territorio.
Islanda
Sfruttando il 90% dell’energia geotermica, derivata dal sottosuolo nordico, il paese ha creato un sistema di raccolta idrica in grado di riscaldare efficacemente le case islandesi. In generale, l’utilizzo delle risorse geotermiche è pari al 27% di tutta l’energia rinnovabile prodotta, mentre una maggiore percentuale (73%) è costituita dallo sfruttamento delle fonti idroelettriche.
Costa Rica
Il tasso di rinnovabilità del paese è uno tra i più elevati grazie all’utilizzo di energie idriche, eoliche e geotermiche: nel 2015, e così anche nel 2017, sono stati registrati, in un anno, trecento giorni di impiego di sole fonti sostenibili. Nel 2016 è stato rilevato, invece, il picco di utilizzo di risorse ecologiche, pari al 98% di tutta l’energia prodotta.
Norvegia
Nonostante la Norvegia sia il primo produttore di gas in Europa, l’intenzione di convertire la propria produzione energetica in risorsa rinnovabile è significativa.
A partire da questa considerazione, il paese sta portando avanti l’intenzione di azzerare gli investimenti nel settore del metano e del petrolio, con l’obiettivo di raggiungere una mobilità del tutto sostenibile entro il 2025; la Norvegia, infatti, è già oggi la nazione con il più alto tasso di veicoli elettrici per numero di abitanti.
Paraguay
In un Sud America colpito dalla crisi, il Paraguay si distingue per un andamento economico controtendenza: le risorse idriche costituiscono quasi il 100% dell’energia elettrica prodotta. Una delle maggiori fonti proviene dalla diga di Itaipù, considerata anche la settima meraviglia del mondo moderno dall’American Society of Civil Engineers: essa origina ogni anno 75 terawattora ed evita l’emissione di 67,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica.La costruzione di questa diga, tuttavia, ha comportato un risvolto negativo: per la sua realizzazione sono stati distrutti 700 chilometri quadrati di foresta.
E l’Italia?
Se anche il nostro paese si impegnasse a sfruttare energia proveniente da fonti rinnovabili, le ricadute positive sarebbero molteplici: 500mila posti di lavoro in più; risparmio di 22.800 miliardi di euro all’anno sui costi dell’inquinamento e di 28.500 miliardi di euro sugli effetti climatici, riducendo, inoltre, il costo dell’energia pro capite.
Non solo l’Italia, ma molte altre nazioni nel mondo non hanno ancora intrapreso la via del rinnovabile. È necessario che i governi abbraccino questa scelta: solo proiettandosi in una visione a lungo termine diventa possibile salvaguardare il benessere del pianeta. Quasi 140 paesi nel mondo, infatti, portano avanti misure di tutela ambientale, con l’obiettivo di diventare 100% rinnovabili entro il 2050.
Autori: Chiara Pieri e Rebecca Maslowsky