Vi siete mai chiesti cosa vuol dire “fare il turista”? Turismo è una parola che deriva etimologicamente dal francese tour ovvero “giro”, “viaggio”. Nel corso della storia il viaggio era intrapreso per motivi religiosi con i pellegrinaggi, per pratica di educazione con i grand tour, ma il senso di turismo come lo concepiamo nell’era moderna si ha a partire dalla data del 5 Luglio 1841, in cui Thomas Cook organizzò una traversata di oltre 11 miglia, potendo sfruttare le possibilità offerte dal treno. Da allora, con il perfezionamento e la distribuzione capillare sul territorio mondiale dei trasporti, il turismo ha conosciuto una crescita sempre maggiore, fino a diventare di massa.
“Fare il turista” diventa quindi un atto impattante a livello territoriale, economico e culturale. Dal momento in cui l’evoluzione del settore turistico ha permesso a quasi tutte le fasce della società di poter viaggiare, visitare, puntare l’ennesima bandierina sulla carta geografica, si sono avute delle ricadute anche a livello ambientale, ma non solo.
Il rapporto Tourism Highlights del 2017 della World Tourism Organization delle Nazioni Unite ha rilevato una crescita del numero di viaggiatori (arrivi) del 46% in più rispetto all’anno precedente. E se da un lato si conta che il turismo è solo secondo all’industria del petrolio in termini di fatturato – secondo i dati raccolti dalla WTO – dall’altro abbiamo numeri altrettanto alti se si parla in termini di impatto ambientale. Ma come può una singola persona, con il solo fatto di spostarsi, visitare una città d’arte o rilassarsi in un villaggio turistico essere la causa di molteplici cambiamenti del territorio? Ecco una piccola lista: per il turismo si ha un deturpamento paesaggistico dovuto alla costruzione di infrastrutture e di insediamenti abitativi non sempre in armonia con l’ambiente, si ha un inquinamento dell’aria e dell’acqua causato dalle strutture turistiche e dai trasporti, congestione turistica e inquinamento acustico. Si potrebbe continuare ancora per svariati esempi, ma oggi cercheremo di focalizzarci su come uscire dal circolo vizioso economico che danneggia l’ambiente.
Innanzitutto bisognerebbe uscire dalla mentalità del “mordi e fuggi”, del “turista per caso” e approcciarsi invece ad una modalità più consapevole, di modo che il futuro viaggiatore possa spostarsi per conoscere in maniera responsabile. Non a caso l’Onu ha voluto che il 2017 sia l’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile, perché si è sentita l’esigenza di mettere ancora più in luce questo settore di mercato, per il bene dell’ambiente e delle persone. “Turismo sostenibile significa viaggiare in modo responsabile nelle aree naturali, proteggere l’ambiente e sostenere il benessere delle popolazioni locali”, è questa la definizione che ha dato l’Internetional Eco-tourism society. Un turista green non deve valutare solo l’impatto economico del suo viaggio, ma anche quello etico ed ambientale (Attuabile secondo la legge delle 3E: economy, ethics e environment). Lifegate, piattaforma attiva sul fronte sostenibilità sin dal 2000, ha stilato un Manifesto in dieci punti che contiene le pratiche che approcciano ad un stile più responsabile. Alcuni esempi? Preferire strutture sostenibili, scegliere una mobilità dolce e slow, valorizzare prodotti tipici locali a km zero, scegliere tour operator e associazioni che organizzano viaggi etici sono scelte volte a questo cambiamento. Italia che cambia, progetto volto ad offrire strumenti di facilitazione dei processi di trasformazione positiva, nella sua sezione dedicata al turismo propone azioni pratiche e accorpa una rete di esempi virtuosi ai quali ci si può rivolgere per capire come cominciare questo cambiamento, con il supporto di esperti che mettono a disposizione le loro conoscenze e i loro consigli.
Non è impossibile, insomma, poter partire in modo consapevole e responsabile, gli strumenti e i supporti per organizzare un viaggio del genere sono tanti. A quando la prossima avventura?