Mille miliardi di tonnellate, 200 metri di spessore e 5800 chilometri quadrati di superficie: sono questi i numeri di un iceberg, chiamato “A68”, che si è staccato dalla costa orientale della penisola antartica. Un importante campanello d’allarme viste le dimensioni del colosso bianco, grande quanto il Lazio o il doppio del Lussemburgo. La notizia è stata diffusa dai ricercatori dell’università gallese di Swansea, che monitorano la situazione in Antartide dal 2014. La separazione dei ghiacci in questione non è stata una sorpresa: gli esperti si aspettavano (e vi hanno assistito) il distaccamento, in quanto gli ultimi 13 chilometri di ghiaccio si sono separati in un mese.
Il parere degli esperti
Il climatologo Luca Mercalli ha spiegato come l’evento non sia da considerarsi come crocevia di un processo irreversibile, ma come uno degli ennesimi sintomi del cambiamento climatico. Mercalli ha, infatti, specificato che il distaccamento di “A68” è uno dei tanti segnali preoccupanti come, ad esempio, le ondate di calore, la riduzione della banchisa artica e la riduzione dei ghiacciai alpini. L’esperto ha esplicato, inoltre, l’importanza di non focalizzarsi solamente su quest’ultimo avvenimento, ma sulla questione della crisi climatica a livello generale. Il rischio, altrimenti, sarebbe quello di non dare rilievo all’accaduto una volta terminato il clamore mediatico attorno ad esso.
Anche Paul Johnston, capo della Science Unit di Greenpeace International ha sottolineato l’allarme ambientale: “Il distacco di ‘A68’ è un ammonimento a tutto il Pianeta sui pericoli dei cambiamenti climatici. Il collasso di questa calotta di ghiaccio, il terzo registrato in questa regione negli ultimi anni, è verosimilmente un altro segnale dell’impatto globale del clima che cambia”.
L’Accordo di Parigi e Trump
Le decisioni prese da governi e aziende per ovviare al problema risulteranno determinanti per il futuro della Terra. Greenpeace ha provato a individuare le vie da percorrere per invertire la rotta. Gli ingredienti del cambiamento, secondo l’associazione, sarebbero principalmente: “Implementare l’Accordo di Parigi, accelerando la transizione verso le energie rinnovabili e lasciando sottoterra i combustibili fossili”.
A questo proposito, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva suscitato clamore quando decise di ritirare l’America dall’accordo globale contro i cambiamenti climatici, firmato nel dicembre 2015 da quasi 200 paesi. Il motivo dell’abbandono, secondo il politico, era da imputare nello svantaggio economico che l’accordo avrebbe comportato per gli USA. Proprio ieri, però, nell’ambito di una conferenza stampa congiunta con il presidente francese Emmanuel Macron, il 45esimo presidente americano ha lasciato aperto uno spiraglio per un eventuale dietrofront: “Aderire nuovamente all’accordo? Vedremo cosa accadrà, qualcosa può succedere…”
Che l’iceberg sia riuscito a smuovere anche Trump?
Come intervenire
In attesa che i governi mondiali agiscano, ognuno di noi può dare il proprio contributo alla causa. È possibile, infatti, essere al centro di una trasformazione sociale (e in questo caso ambientale) responsabile senza aspettare che siano i “delegati” politici a muoversi. Italia che Cambia ha affrontato la questione, illustrando nella “Visione 2040 clima” le azioni che tutti possono fare per essere artefici di un cambiamento e gli esempi virtuosi. Il distaccamento di “A68” ha il sapore di un countdown per le sorti climatiche della Terra: sta anche a noi rallentarlo e, addirittura, riuscire a fermarlo.