Da uomo a robot, la nuova società paraumana nell’opera di Nico Angiuli
A Cittadellarte si sono svolti i primi workshop del progetto dell'artista Nico Angiuli titolato “The Human Tools”. Gli incontri hanno toccato dinamiche politiche e sociali attraverso le voci di ospiti internazionali. Scopriamo tutti i dettagli.

Innestare una riflessione sul tema dell’umanizzazione delle macchine ‘umanoidi’ analizzando la de-umanizzazione dell’essere umano: questa è una delle finalità dell’ultimo progetto di Nico Angiuli, un film sperimentale – sviluppato attraverso periodi di residenza e workshop – al quale l’artista sta lavorando. Parliamo di ‘The Human Tools’ (come scritto in un nostro precedente articolo), una proposta artistica presentata da Cittadellarte che si è aggiudicata (insieme ad altri progetti) il bando Italian Council, iniziativa lanciata dalla DGAAP – Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nel contesto dell’iniziativa, negli spazi della Fondazione Pistoletto si sono tenuti laboratori che hanno visto la partecipazione di ospiti internazionali di ambiti quali il mondo della robotica e dell’intelligenza artificiale, della sociologia del lavoro e del giornalismo d’inchiesta. Nello specifico, i relatori degli incontri svolti finora sono stati Rosario Sorbello (co-direttore di Roboticslab – dipartimento di innovazione industriale e digitale dell’Università degli Studi di Palermo), Albert Nikolla (Direttore Esecutivo presso il Coherent Development Albania, Tirana) e Jean-René Bilongo (Responsabile Migrazione Flai-Cgil).

Il workshop con Rosario Sorbello

Nico Angiuli, ai nostri microfoni, ha messo in luce i contenuti emersi dai laboratori: “Abbiamo avuto la possibilità di invitare e ospitare tre figure di rilievo per la nostra ricerca. Il 29 ottobre ha tenuto il primo workshop l’ingegnere informatico Rosario Sorbello, che ci ha presentato il Telonoid. Si tratta di una macchina evoluta che può comunicare con l’essere umano attraverso un sistema di riconoscimento facciale ed è in grado di rispondere fisicamente alle emozioni di chi lo circonda. Può addirittura sostituire temporaneamente la presenza fisica di lavoratori o anche dei genitori, sotto certi aspetti. È una sorta di Skype 3D”. I partecipanti all’incontro – Angiuli, lo staff di Cittadellarte e alcuni degli attori del film – sono stati colpiti da come il Telenoid potesse replicare l’essere umano con una presenza macchinica.

 

Ed è proprio su questo che verte parte della ricerca dell’artista, ovvero lo studio di come si stanno sviluppando queste forme parallele di vita. “Sono copie dell’uomo – continua Angiuli – che ambiscono a un ruolo e uno spazio sociale. L’essere umano sta ricamando loro una sistemazione nella vita quotidiana, anche perché queste forme para-umane di vita arriveranno presto a relazionarsi con l’uomo”.
L’umanizzazione di forme non umane, per l’artista, non è una novità dei nostri tempi: “Nella metodologia greca – argomenta – se valutiamo il filone delle macchine mirabili e semoventi, troviamo in Dedalo e Aristofane due nomi chiave: citati nella mitologia come artigiani  e demiurghi, erano in grado di ‘dare vita’ alle loro sculture. Constatiamo, quindi, che il tentativo di animare forme inanimate è un desiderio che oggi trova un compimento negli androidi dotati di intelligenza artificiale, ma viene da molto più lontano; questo ponte tra passato e futuro è un’altra delle linee che stiamo seguendo per realizzare l’opera”.

Il workshop con Albert Nikolla
Il secondo ospite, come anticipato, è stato Albert Nikolla: “Con lo storico – aggiunge Nico Angiuli – abbiamo ragionato su un’altra tensione che, ideologicamente e politicamente, ha voluto trasformare l’uomo in un una sorta di modello politico esemplare. Abbiamo riflettuto sull’uomo nuovo (come lo stesso ricercatore, il manifesto marxista e Lenin hanno definito) identificandolo come una figura in grado di annientare anche i valori familiari. A questo proposito, Albert ha spiegato come il tema della bugia sia stato, in un certo modo, endemico alla vecchia società albanese. Sulla bugia, infatti, si poggia il teatrino pubblico di sopravvivenza: si agisce e si parla secondo i dettami del partito e del modello, mentendo rispetto alle reali riflessioni e intenzioni. Quindi, anche in questo caso, troviamo una tensione politica volta a costruire un soggetto e a plasmarne la figura umana attraverso un modello ideologico”.

Il workshop con Jean-René Bilongo
Il terzo ospite intervenuto ai workshop a Cittadellarte è stato Jean-René Bilongo, che ha accompagnato i partecipanti in una riflessione sulla condizione del lavoro oggi in Italia ragionando sul corpo come elemento di lotta e di contesa. “Jean-René Bilongo – afferma Angiuli – ha fatto una disamina sul corpo, su cui, soprattutto nel caso dei lavoratori braccianti, si scaricano tutte le complessità di un modello lavorativo ed economico in crisi: un corpo sottopagato, sfruttato, spesso violentato e annientato. Jean-René Bilongo ha spiegato come questo modello di violenze e abuso del corpo sia espressione di un sistema strutturale in Italia, quasi come se il ‘made in Italy’ fosse basato su queste prerogative”.

 

I prossimi passi e gli attori
Il gruppo di lavoro di Angiuli, attualmente, si sta adoperando per rielaborare i contenuti dei tre incontri e ricomporli in chiave drammaturgica. Come accennato, ai workshop ha partecipato parte del cast del film, per permettere agli attori di calarsi nella parte conoscendo da vicino – attraverso i racconti e le esperienze dei relatori – l’ambito che l’opera tratterà. La possibilità di lavorare insieme alla comprensioni delle tematiche del film porterà così l’intero gruppo a co-costruire la narrazione.

Noi – specifica l’artista – profiliamo i personaggi che andranno in scena a partire da quanto emerso dagli incontri. Questa profilatura andrà poi intrecciata e definita attraverso i passaggi dialogici tra i personaggi; questo è il momento chiave attorno a cui nascono riflessioni e risultati inediti. Nel nostro team di lavoro abbiamo coinvolto sia figure del mondo del cinema sia altre che andranno in scena senza prerogative prettamente curricolari: i vari protagonisti hanno, in questo caso, molto in comune coi personaggi che stiamo profilando e che dovranno interpretare. È un modo di lavorare meno legato al modello dell’industria cinematografica tradizionale e più connesso ad un principio che definisco di aderenza tra personaggio e interprete”. Gli appuntamenti non finiscono qui: l’artista ha in programma nuovi workshop con relatori che verranno svelati nelle prossime settimane.