Ripensiamo all’estate. Tuffiamoci nelle nostre acque preferite, nuotiamo nell’azzurro e ascoltiamo i rumori delle onde. Se entriamo nel cinema della nostra mente assistiamo a un film che mostra un mare cristallino, trasparente, pulito, ricco di specie autoctone. Negli ultimi anni, però, questa immagine potrebbe riferirsi soltanto a un cortometraggio di fantasia, almeno in alcuni casi. Sì, perché l’inquinamento di plastica e la pesca intensiva stanno mettendo in ginocchio gli oceani e i mari di tutto il mondo, con il relativo ecosistema. Anche per contrastare questo triste e preoccupante fenomeno che interessa da vicino flora e fauna marina, l’ONU, ormai 5 anni fa, ha elaborato 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, dedicati ad altrettante tematiche di interesse sociale. Insieme, questi sustainable development goals formano l’Agenda 2030, che, come si evince dal nome stesso, pone il 2030 come anno limite in cui molte azioni responsabili – che le Nazioni Unite hanno redatto – sarebbero da portare a termine. In ambito di corsi d’acqua – di qualsiasi portata e zona geografica – il riferimento è l’obiettivo 14, che verte proprio sulla conservazione e sull’utilizzo in modo durevole degli oceani, dei mari e delle risorse marine.
Alla base di questo obiettivo, come accennato, c’è il contrasto all’inquinamento e allo sfruttamento eccessivo degli oceani, che, nel corso degli anni, hanno minacciato la biodiversità, favorito l’acidificazione e un progressivo e preoccupante aumento dei rifiuti plastici nelle acque di tutto il mondo; da non trascurare, inoltre, la pesca industriale e l’utilizzo commerciale delle risorse marine. Il WWF – sulla base di un report che ha redatto – ha lanciato l’allarme sul fallito raggiungimento di questo obiettivo. La ricerca dell’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale ha infatti evidenziato come tre dei quattro target dell’Obiettivo 14, da raggiungere entro il 2020, non saranno realizzati alla fine di quest’anno, mentre il quarto sarà conseguito solo parzialmente.
L’unica buona notizia arriva sui target (due su sei) legati alla conservazione e all’uso sostenibile delle risorse marine, in cui si sono registrati dei miglioramenti. Per quanto concerne le criticità, il WWF denuncia la mancanza di un monitoraggio e di un’accurata rendicontazione, che rimangono le problematiche centrali per valutare il successo nel raggiungimento dei dieci target dell’Obiettivo 14 e in generale dell’Agenda al 2030. Perché? Come sottolineato dal WWF, questo punto è strettamente connesso con tutti gli altri SDGs: “Il 38% di tutti i 169 target – i legge nella nota stampa dedicata – sarà raggiungibile solo una volta che i punti dell’Obiettivo 14 saranno stati realizzati”.
Il sustainable development goal 14 è articolato in più fasi, suddivise in fasce e relative tempistiche. Inizialmente, entro il 2020, si sarebbero dovuti raggiungere i seguenti obiettivi: gestire in modo sostenibile e proteggere gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi e agire per la loro rivitalizzazione al fine di raggiungere uno stato degli oceani sano e produttivo; regolare efficacemente la raccolta e la pesca eccessiva e illegale al fine di ricostituire le specie ittiche nel più breve tempo possibile; preservare almeno il 10% delle zone costiere e marine; vietare certe forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono alla sovraccapacità e pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale.
Molti di questi punti, come sottolineato dal WWF, sono distanti dal traguardo. Le buone pratiche globali su questo fronte non sono mancate, certo, ma probabilmente quanto fatto non è ancora sufficiente.
Isabella Pratesi, Direttore di Conservazione del WWF Italia ha affermato in quest’ottica: “Il WWF è stato capace di attivare processi virtuosi che negli anni hanno portato al raggiungimento di risultati concreti nella tutela degli oceani e nella salvaguardia degli ecosistemi marini. È giunta l’ora che anche i policy marker e i membri del Parlamento Europeo promuovano progressi efficaci e dimostrabili allo scopo di raggiungere una sostenibilità globale, proteggere gli ecosistemi naturali, tutelare il benessere delle persone e la sicurezza alimentare legata alle risorse in un clima in veloce cambiamento. Per fare ciò – conclude – dobbiamo guardare oltre i singoli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e i loro target e considerare queste problematiche con un approccio trasversale e interconnesso. A cominciare dal problema della sovrapesca – e della pesca illegale – su cui è importante impegnarsi per eliminarle, con un piano di tutela degli ecosistemi marini che sia realmente efficace”.