Quella della moda è un’industria da 2,5 miliardi di dollari che dà lavoro a oltre 75 milioni di persone in tutto il mondo, la maggior parte di sesso femminile. Si tratta di un ambito economico chiave, che – data la portata – assume un ruolo essenziale nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Attualmente, però, la situazione è allarmante: questo settore sta causando un’emergenza ambientale (quasi il 20 percento delle sostanze inquinanti nelle acque di tutto il mondo, ad esempio, provengono dall’industria della moda) e sociale. Una soluzione percorribile per affrontare la criticità sarebbe quella di cambiare i modelli di consumo, orientandoli verso comportamenti e attitudini sostenibili. Nell’ottica di una consapevolezza e una sensibilizzazione sociale sul tema in questione, ha preso il via giovedì 7 febbraio il progetto ‘Trashformation’, curato dall’Ufficio Arte e dall’Ufficio Moda di Cittadellarte e da Officina+39. Il progetto è stato ispirato dalle esperienze comuni di queste realtà, con un programma che prevede esclusivamente pratiche innovative e di riciclo sostenibili. L’operazione è stata avviata coinvolgendo fashion designer e artisti internazionali e aziende del settore, che lavoreranno per ricreare il ciclo vita degli indumenti utilizzando le ultime tecnologie tessili disponibili sul mercato (con particolare attenzione a quelle del riciclo), per dimostrare come sia già possibile realizzare un capo sostenibile senza aspettare il ‘fatidico’ 2030.
Dal riuso alla creatività
Come combattere lo spreco facendo convivere le assonanti etica ed estetica? Con ‘Trashformation’, come si evince dal nome, si vogliono mettere in relazione l’innovazione e la creatività con le pratiche virtuose del riuso e del riciclo. Si tratta di una ‘call to action’ che non si limita a mettere in luce la questione ambientale legata all’industria della moda, ma si concentra sull’intero ecosistema del nostro pianeta (l’industria della moda, infatti, risulta inestricabilmente legata alle risorse naturali e alla salute dell’uomo).
Cittadellarte e l’Agenda 2030
Il progetto si pone anche come uno degli impegni strategici di Cittadellarte volti a sostenere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda 2030) delle Nazioni Unite. In questo caso, il riferimento è agli SDG numero 12 (consumo e produzione responsabile) e numero 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari). La volontà è infatti ridurre la produzione di rifiuti attraverso un processo di prevenzione, riduzione, riciclo e riuso. Attraverso questo progetto, quindi, la Fondazione Pistoletto continua il suo impegno per creare un percorso strutturato verso pratiche sostenibili nella catena di fornitura dell’industria della moda.
Due immagini dell’incontro di giovedì 7 febbraio a Cittadellarte.
I protagonisti di ‘Trashformation’
Cittadellarte ha selezionato i due fashion designer e i tre artisti che cureranno il progetto. Si tratta rispettivamente di Silvia Giovanardi e Matteo Ward (del brand WRÅD, Italia), Juan Manuel Gomez (Colombia), Laura Harrington (Regno Unito) ed Emanuele Marullo (Italia). Nel dietro le quinte dell’iniziativa, come accennato, figurano l’Ufficio Arte e l’Ufficio Moda di Cittadellarte, oltre a Officina+39, una società chimica italiana che ha sviluppato una gamma brevettata di coloranti sostenibili e rivoluzionari, prodotti utilizzando indumenti riciclati e scarti tessili (Recycromtm).
I dettagli del progetto
Fashion designer e artisti mostreranno, attraverso le loro opere, il ciclo per realizzare capi che siano il più possibile sostenibili: ne metteranno in luce il processo produttivo a partire dalle fibre riciclate e dai tessuti (anch’essi sostenibili), passando dalla tessitura alla finitura dei capi (utilizzando tinture innovative) e dagli agli accessori, fino alle macchine di lavorazione con sistemi di tecnologie avanzate. In ogni fase del ciclo saranno coinvolti – e anche positivamente contaminati – uno o più partner del progetto (aziende del settore moda che operano nella sostenibilità), in quanto gli artisti e i progettisti faranno uso dei loro strumenti e delle loro tecnologie. Le opere saranno poi presentate durante un evento dedicato in Italia. “Trashformation – si legge nelle presentazione del progetto – vuole essere soprattutto uno strumento educativo per dimostrare che un futuro migliore è possibile… ora! Per questo motivo, dopo l’evento di presentazione in Italia, quanto realizzato partirà per un viaggio itinerante di un anno in tutto il mondo, facendo tappa nelle più importanti fiere del settore tessile (e non solo)”.
La timeline
Giovedì 7 febbraio 2019 nelle Sale Auliche della Fondazione Pistoletto si è tenuto il primo incontro tra artisti e fashion designer, con la partecipazione dello staff di Cittadellarte, di Officina+39 e di alcune aziende partner del progetto. Queste ultime, a marzo, saranno visitate da chi lavorerà all’iniziativa e verrà organizzata una speech che vedrà la partecipazione di esperti della sostenibilità (l’incontro sarà fondamentale per condividere e ottenere informazioni e per ispirare tutte le parti coinvolte). Ad aprile un nuovo capitolo del percorso: artisti e designer ultimeranno il concept finale delle opere, mentre le aziende partner forniranno i materiali. Maggio sarà il mese della pratica, con le realizzazioni (i lavori si terranno a Cittadellarte nell’arco di 2/3 settimane) e l’evento di presentazione al pubblico. Nell’appuntamento in questione, saranno invitati ospiti autorevoli del mondo tessile e denim, e, a seguire, la performance e l’installazione saranno esposte negli spazi della Fondazione Pistoletto per un mese. A luglio inizierà il tour che metterà in luce il progetto in tutto il mondo, posto sotto i riflettori anche attraverso iniziative educative sul tema ed eventi organizzati dai partner. Nel secondo semestre del 2019, infine, B.E.S.T. – il progetto Moda di Cittadellarte – includerà l’esperienza di ‘Trashformation’ nel suo programma didattico con workshop dedicati.