La (grande) Mela Reintegrata: un vasto programma
Durante il Forum Politico di Alto Livello sullo Sviluppo Sostenibile Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, ha tenuto la relazione di apertura della Conferenza “UN Partnership on sustainable fashion and the SDGs" al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite di New York. Lo stesso Naldini, nel testo che segue, ci riporta la sua esperienza alla Grande Mela.

Le Nazioni Unite. New York. Il Palazzo di vetro. La Siria. E le altre guerre. Dieci, cento. Conflict kitchen sceglieva quelle in cui gli USA sono dentro. Ce ne sono anche molte altre. Wikipedia impietoso spiega. L’industria delle armi. La distruzione per la ricostruzione. Il colonialismo si ripropone in mille modi. Schiavi nelle fabbriche. Campagne deserte. Città. E dalle città-inferno dei loro paesi, all’inferno del mediterraneo. Caronti trafficanti. E sistemi organizzati di malaffare e politica. Per poi sbarcare nel pieno del teatro dei partiti e dei media. Il sistema economico è il come si alimenta tutto.

 

Cittadellarte alle Nazioni Unite. In questo Forum Politico di Alto Livello (High Level Politcal Forum) sullo sviluppo sostenibile. Sono qui per il lavoro che facciamo sulla moda sostenibile.

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I dati sono chiari: la moda è la seconda industria più inquinante al mondo, dopo quella del petrolio. Impiega tra 60 e 300 milioni di persone, contarle è un’operazione complicata. Quanti sono gli schiavi? Quando si passa da misero a schiavo? Quanti devono essere per essere troppi? Cento. Dieci milioni. Mille. Uno.

Perché chiedono a noi, a me, direttore di una fondazione di arte contemporanea, di parlare qui? Di fare l’intervento iniziale di una conferenza a cui partecipano un centinaio di funzionari ONU dei diversi loro uffici?
Dal sito UNECE: “Dopo un evento inaugurale di successo al Forum regionale per lo sviluppo sostenibile nel marzo 2018, illustri relatori provenienti da diverse organizzazioni delle Nazioni Unite saranno invitati ancora una volta ad esplorare gli elementi di quello che potrebbe essere un partenariato delle Nazioni Unite sulla moda sostenibile. L’evento si svolgerà martedì 10 luglio 2018, nella Sala delle conferenze 4 del quartier generale delle Nazioni Unite.”

Infatti la notizia è che viene annunciata la nascita di un’Alleanza tra le Agenzie e gli Uffici delle Nazioni Unite. Sono tantissimi. E si occupano anche di moda sostenibile, ma in modi diversi. E io?

Ecco quello che gli dico, primo a parlare dopo la Executive Secretary dell’UNECE. Ci sono tre pelli. Una è l’epidermide. Ricopre il corpo. È l’organo più esteso che abbiamo. Unisce e divide. Fa passare. Comunica. Porta i segni del dentro e del fuori. È stato detto che non c’è nulla che sfugga alla pelle: lei rende tutto visibile. Malattie. Emozioni. Tempo. Cicatrici. Attese. Gli umori e la paura. Le abitudini. La verità, perfino: c’è una macchina che va a cercarla lì. Questa è la prima pelle. Io parlo e vedo che mi ascoltano. Alzano lo sguardo dai loro computer. Poi dico: c’è una terza pelle. È il mondo costruito. Le case. I giacigli. Non c’era. L’abbiamo fatto noi. Ci circonda. Ci unisce e separa dal resto. Dal cielo. E dagli animali (anime). Così ce ne deve essere un’altra, di pelle. La seconda. È la moda. Sono i meravigliosi e terribili abiti che creiamo. Da 170 mila anni, lo facciamo. Ora è un’industria da 3 trillioni di dollari. Un cinquantesimo del valore di tutto quello che si produce al mondo. Ci vestiamo di questo. Il corpo sociale globale ha una sua pelle. Si chiama fashion industry. Sta in mezzo alle altre due. Può sbilanciare l’artificio. Oppure trovare l’equilibrio. Questa è la parte del mio discorso in cui mostro il simbolo del Terzo Paradiso, e quello dell’infinito, che è stato assunto dalle Nazioni Unite come simbolo dell’obbiettivo 12, produzione e consumo sostenibili.

I delegati fanno foto alle immagini che passano sui megaschermi. Ce n’è una nuova. L’ho fatta l’altra sera combinando due immagini disegnate da Mila, la nostra grafica. È l’immagine del disequilibrio. Sono due cerchi connessi, di cui uno sproporzionatamente maggiore dell’altro. È quello dell’artificio. L’altro è natural. Fanno molte foto.

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La mia keynote dura quindici minuti. Parlo di consumo di acqua, di microplastica, del Rana Plaza (1134 morti), delle ricerche di Tessile e Salute, del Manifesto della Sostenibilità della Camera Nazionale della Moda con le pubblicazioni che hanno il simbolo del Terzo Paradiso in copertina, della tracciabilità, delle aree di impatto, della scuola per designer e operatori della moda, sono 108 immagini, passano velocissime, alcune altre restano più a lungo. Come sullo specchio di Michelangelo passano tutte. 

Dopo il mio speech parla la co-fondatrice di Fashion for Conservation. Poi una sfilza di funzionari ONU dei diversi Uffici. Pare che il discorso delle tre pelli e del corpo unico, cioè il corpo sociale, abbia suscitato interesse.

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Il mio lavoro qui continua. Oggi ho partecipato a due sessioni: una sulla blockchain e l’altra sulla moda sostenibile e gli obbiettivi ONU. Domani vedrò la direttrice del Brooklyn Accelerator. E lunedì presenterò, sempre alle Nazioni Unite, il corto prodotto con UNECE Ginevra.

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Penso che non sarei qui se non fosse per Maria Teresa Pisani e Paola Deda, rappresentanti dell’UNECE a Ginevra, visionarie e tenaci, e Olga Pirazzi, che a Cittadellarte sviluppa da quasi dieci anni il progetto Best Ethical Sustainable Trend. E naturalmente a Michelangelo e a Maria e a tutta Cittadellarte.

Camminando per New York vedo un uomo che porta sacchetti immensi pieni di lattine vuote, negli androni dormono homeless, le strade di Manhattan (praticamente vuote, ora, secondo un autista di Uber) sono piene di giganteschi SUV. Un sacco di negozi e di pubblicità parlano di local, sustainable, green. I due cerchi opposti si vedono. Io sto nel mezzo. Con Cittadellarte. E tutti i pionieri di questo territorio. Torno a pensare alla scuola della demopraxia. In fondo è per questo che sono qui. È questo che sto già facendo.

 

***  slide tratte dalla presentazione di Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, al “Forum Politico di Alto Livello sullo Sviluppo Sostenibile”