Un progetto che verte sulla lotta contro le molestie sessuali di strada e rivendica il diritto delle donne a vivere senza paura di essere provocate o attaccate: è questo, in sintesi, Blank Noise, che da oltre 15 anni mobilita migliaia di ‘action heroes’ per sostenere e diffondere le finalità dell’iniziativa. Nel dietro le quinte figura l’artista indiana Jasmeen Patheja, la quale ha raccolto un dossier fitto di testimonianze di aggressioni sessuali e, di fronte ai numeri impressionanti di molestie contro donne sole che si verificano nei parchi pubblici nel suo paese, ha promosso una serie di performance e happening denominati ‘Meet to Sleep’. Nella nazione dell’Asia meridionale, infatti, le vittime di aggressioni a sfondo sessuale sono troppo spesso colpevolizzate a causa del loro abbigliamento giudicato eccessivamente provocante. A questa accusa, Jasmeen Patheja ha risposto anche con il progetto I Never Ask For It, che mira a raccogliere e a mostrare al pubblico oltre 10mila esempi degli abiti che le donne indossavano quando sono state oggetto di molestie o assalti sessuali. L’obiettivo dell’artista, in quest’ottica, è ascoltare e dare la parola alle vittime per aiutarle a lottare contro il loro senso di isolamento e promuovere un pensiero a livello sociale, ovvero che nulla giustifica le molestie sessuali.
Jasmeen Patheja.
È proprio Blank Noise ad essersi aggiudicato il Visible Award 2019 a conclusione della giornata che ha visto impegnato il Parlamento Temporaneo Visible, riunitosi il 16 novembre all’Hôtel de Ville, nella sala del consiglio di Parigi. Questa edizione del premio ha visto la collaborazione fra i fondatori del progetto (Cittadellarte e Fondazione Zegna) con Lafayette Anticipation. L’organizzazione è stata coordinata da Visible, nato nel 2011 dalla partnership delle fondazioni Pistoletto e Zegna e curato fin dal suo inizio da Judith Wielander e Matteo Lucchetti. È un progetto biennale di ricerca, oltre che il primo premio biennale europeo che mira a produrre e sostenere pratiche artistiche socialmente impegnate in un contesto globale.
È stata una giuria pubblica, come anticipato anche in un nostro precedente articolo, a scegliere il progetto vincitore: hanno partecipato alla giornata oltre 200 persone, di cui, oltre 60 studenti provenienti da programmi master da tutta Europa. Cinque siti satellite, inoltre, hanno partecipato da remoto tramite collegamenti in streaming al Parlamento, contribuendo ai lavori con interrogazioni e commenti, dando anche il proprio voto. I satelliti, nodi del network di Cittadellarte de Le Ambasciate del Terzo Paradiso, erano i seguenti: Open Source Gallery di New York con la sua fondatrice, l’artista e curatrice Monika Wuhrer; Kayu Lucie Fontaine di Bali, con il suo fondatore, l’artista e curatore Marco Cassani; Espronceda Institute for Arts and Culture di Barcellona, con la sua co-fondatrice, l’artista e curatrice Savina Tarsitano; il Corso bachelor di Curatela del Goldsmiths di Londra, con Ginevra Naldini e il suo gruppo di artisti e curatori. Infine, dal luogo di nascita di Visible, ossia UNIDEE a Biella, nell’ambito dei corsi post universitari curati da Valerio del Baglivo e con la partecipazione dei mentori Janna Graham e Valeria Graziano.
Ciascun partecipante alla giornata era quindi membro di un’assemblea ‘parlamentare’ temporanea, che ha occupato lo spazio concettuale e fisico di un vero parlamento. “Tale cornice – si legge nella nota stampa del premio – ha permesso di infondere al dibattito un autentico spirito democratico e, allo stesso tempo, di sottolineare il potenziale sociale dei progetti presentati. Il coinvolgimento attivo del pubblico nella valutazione e votazione finale dei progetti che partecipano al Visible Award fanno di questo premio un’occasione unica d’apprendimento collettivo e di allargamento del dibattito intorno ai temi sollevati dai progetti stessi”.
Gli altri nove progetti finalisti erano i seguenti: Embassy di Richard Bell (Melbourne); Climavore: On Tidal Zones di Cooking Sections (Isola di Skye); Undercover Worker di Luke Ching Chin Wai (Hong Kong); Killing in Umm al-Hiran di Forensic Architecture (Londra); Tequiografías di Daniel Godínez-Nivón (Città del Messico); Trampoline House di Morten Goll e Tone Olaf (Copenaghen); Dar Yusuf Nasri Jacir for Art and Research di Emily Jacir (Betlemme); CareForce di Marisa Morán Jahn (varie città negli Stati Uniti); Carved to Flow di Otobong Nkanga (Atene, Uyo). Così, un anno dopo l’annuncio dei 10 progetti selezionati dal comitato di selezione di Visible, si è tenuta la giornata di dibattito pubblico sui progetti finalisti, al termine del quale è stata designata Jasmeen Patheja come vincitrice del premio di 25.000 euro.
“Il progetto artistico di Jasmeen Patheja nei suoi dodici anni di esistenza – affermano i due curatori del progetto Visible – è riuscito a diventare un movimento, ripensando il ruolo dell’artista in senso orizzontale e trasformando i partecipanti del progetto in co-autori. Guardando al 2023, il movimento Blank Noise punta ad una installazione di arte pubblica all’India Gate di Nuova Delhi, dove diecimila indumenti di vittime di violenza formeranno, nelle parole dell’artista, un museo vivente grazie al quale condividere l’esperienza della violenza collettivamente e creare nuove alleanza tra parti sociali per un futuro diverso”.
Judith Wielander e Matteo Lucchetti.
“Visible – conclude Paolo Naldini – conferma con questa quinta edizione la sua mission: creare ecosistemi di apprendimento fondati sulla ricerca e sul sostegno a pratiche artistiche che costituiscono realtà, istituzioni, movimenti, modelli capaci di fattivamente trasformare i contesti sociali in cui si sviluppano”.