Territorio, cultura, società e arte hanno tutte una cosa in comune, un legame imprescindibile che nel corso della storia le ha condizionate: le origini. Le radici di una società risalgono ad epoche molto lontane, in cui i popoli ed i territori si dovevano ancora delineare e assumere delle caratteristiche proprie. Non tutti si aspetterebbero, però, che il territorio biellese abbia una fortissima matrice celtica. Le tracce si riscontrano nei nomi, nell’ambiente, nelle denominazioni e persino nelle usanze, nonostante sia passato così tanto tempo.
Biella si trova, infatti, nell’antica Gallia Cisalpina, territorio che corrisponde all’odierna Italia settentrionale. I Galli erano un gruppo celtico che si è insediato nelle nostre terre a partire dal 400 a.C., fondendosi e coesistendo con gli autoctoni Liguri. A partire dal II secolo prima di Cristo, la pressione romana si fece sempre più forte e, a seguito della seconda guerra punica, si ha la definitiva sottomissione di questi popoli. Il territorio biellese è costellato dalle tracce di questo passaggio. Il Maggiore dal Pozzo, nel suo Glossario Etimologico Piemontese ha riscontrato, su cento parole del dialetto, una percentuale dell’1,9 di origine gallica.
Non solo parole, ma anche tracce fisiche. Parliamo delle steli funerarie, in particolar modo di quelle della necropoli di Cerrione, rinvenuta negli anni Ottanta ed importantissima testimonianza. La necropoli è fonte preziosa di informazioni riguardanti le popolazioni che abitavano il territorio, perlopiù contadini. Sulle lapidi, che sono iscritte ancora con alfabeto leponzio – la lingua celtica parlata dai galli – sono indicati i nomi dei defunti, ed è interessante vedere la progressiva integrazione delle tradizioni celtiche con l’elemento romano: era usanza, infatti, inglobare le popolazione attraverso l’utilizzo di nomi tipici romani. Ma non solo lapidi. Si trovano anche pietre incise, come quella di Rongio di Masserano, una sorta di altare druidico che riporta inciso il sole delle Alpi, simbolo di protezione comune in tutte le tradizioni contadine antiche.
(Photo credit: Festa Celtica di Beltane)
Nella provincia di Biella, sempre a Masserano, esiste una rievocazione conosciuta a livello internazionale, la Festa Celtica di Beltane. Ogni anno, nel periodo di Beltane – il solstizio d’estate celtico – l’associazione Antica Quercia organizza questo evento che richiama migliaia di persone, curiosi ed appassionati, anche dall’estero. “Da ventidue anni, nei tre giorni di festa vengono accolti circa cinquemila ospiti; il nostro impegno principale – spiega Ossian d’Ambrosio, uno dei fondatori dell’associazione – è sottolineare il rapporto e l’equilibrio uomo/natura. Lo facciamo con le nostre forze, per dar qualcosa al territorio”. Ossian è un esperto della storia e delle tradizioni celtiche, una fonte preziosa per il territorio, data la scarsità di antologia che riguarda l’argomento. Durante il nostro incontro ci ha svelato molte curiosità, come quella sulla valle Oropa, straordinario luogo di culto che accoglie uno dei santuari più importanti per la religione cristiana, sede del culto della Madonna nera. Un luogo così magico – e in un certo senso esoterico – è divenuto inevitabilmente importante per una popolazione notoriamente vicina alla natura come quella dei Celti. Con l’arrivo dei romani dalla Pianura Padana, infatti, le genti galliche dovettero ritirarsi nelle valli montane come quella di Oropa portando con loro il culto delle “Matres”, divinità femminili protettrici della natura e della fecondità. Lì i Galli fondarono un santuario, che comprendeva varie pietre taumaturgiche come la “roc d’la vita”, rocce imponenti, oggetti di culto naturalistico di tradizione gallica e proto-celtica, alle quali erano riconosciute proprietà benefiche.
(Le testimonianze al Museo del Territorio)
Anche al Museo del Territorio Biellese troviamo importanti testimonianze, raccolte e narrate nella sezione archeologica. Dalle zone della Bessa e di Cerrione provengono reperti di vita quotidiana, oggetti da lavoro e monili funerari, presentati nella sezione archeologica del territorio dell’età della romanizzazione, preceduta da quella preistorica e protostorica e seguita da quella romana, medievale e dalla sala della montagna. Una narrazione cronologica nella quale non manca, quindi, ciò che è stato ritrovato grazie agli scavi, che è importante testimonianza delle origini del territorio biellese. Con l’ultima mostra “Galati Vincenti”, conclusa ad ottobre, si è calcata l’importanza di questo popolo nel territorio piemontese, che grazie alle testimonianze ritrovate e sparse nella regione, si qualifica come un’impronta fondamentale e alla base della cultura odierna.