“Due amici e una bici carrozzina: cronaca di un viaggio sognato da tempo”: domani sera alle 21 a Cittadellarte andrà in scena la proiezione del film che mette in luce una storia all’insegna dell’amicizia. Il video-racconto, come scritto in un nostro precedente articolo, verterà sull’avventura vissuta da Pierluca Finardi e Tino Riboli che, a dispetto della disabilità motoria del primo, hanno percorso insieme 320 km a bordo di una bici carrozzina. L’evento, che sarà ad ingresso libero negli spazi di Hydro, è il primo appuntamento dell’anno organizzato nel contesto del programma dell’Accademia Verde di Let Eat Bi. Andiamo a conoscere i due amici: Pierluca Finardi è un 53enne nato a Treviglio (in provincia di Bergamo) che vive a Crema dal 1998, città – dove ha trascorso anche gli anni della sua infanzia – in cui è presente l’istituto da cui ha ricevuto le cure necessarie per la sua disabilità, una tetraparesi presumibilmente causata da asfissia da parto. Pierluca lavora come impiegato presso l’Azienda Ospedaliera locale, è sposato e ha due figli. Per quanto concerne Tino, è un 56enne, anche lui è nato a Crema, sposato con due figli, di professione odontotecnico e, per hobby, è anche allenatore di rugby e batterista. Abbiamo dialogato con Pierluca e gli abbiamo domandato di raccontarci le peculiarità e le emozioni provate durante l’avventura in bici carrozzina.
Un viaggio sognato da tempo: com’è nata l’idea di intraprendere questo percorso di 320km da Crema fino a San Candido sulle Dolomiti?
L’idea è nata da Tino, appassionato cicloturista che già aveva fatto escursioni nelle zone e sulle piste ciclabili che abbiamo percorso in questo viaggio. Durante una serata in pizzeria arriva la sua proposta ed io, sempre pronto a nuove esperienze e affascinato da questo tipo di turismo (che per forza di cose non mi era possibile fare), trovo da subito l’idea interessante. Inizia così la ricerca per rendere concreta l’avventura e, così, scopro l’associazione “Ti Aiuto Io”.
L’Associazione “Ti Aiuto Io onlus” vi ha prestato la bici carrozzina con il quale è stato possibile concretizzare il sogno. Ci racconti il tuo primo impatto con questo speciale mezzo, spiegandoci come funziona?
L’associazione ha il mezzo che stavamo cercando (con scarsi risultati fino a quel momento): una bicicletta a pedalata assistita con una carrozzina per disabili agganciata davanti, dove io potevo stare seduto comodamente. Si sarebbero così potute percorrere le grandi distanze con la bici, ma all’occorrenza, giunti nei luoghi previsti, anche piccoli spostamenti sganciando la carrozzina dal mezzo.
In un primo momento abbiamo provato la bicicletta per le strade di Candelo – comune in provincia di Biella dove ha sede l’associazione Ti Aiuto io, ndr – e, in seguito, organizziamo un’uscita propedeutica in val Trebbia; questo per testare il mezzo prima della vera partenza e per prendere confidenza con il suo utilizzo. Il primo impatto è stato davvero strano: la sensazione piacevole di poter fare una passeggiata in bicicletta unita, però, al timore per l’inesperienza di guida di Tino e per il fatto di non avere alcun controllo del mezzo.
Due amici uniti in una grande avventura. Quali emozioni hai provato durante il tragitto insieme a Tino?
Davvero una grande avventura, affrontata da soli, solo per il gusto del viaggio. Con Tino ci conosciamo da tempo, ma non avevamo mai avuto occasione di fare qualcosa insieme; mi dovevo affidare al suo aiuto per le piccole cose quotidiane come il vestirmi o lo spogliarmi, ma ero tranquillo perché lo vedevo molto determinato.
Sono stati cinque giorni davvero emozionanti: la sensazione di trovarmi in posti bellissimi che difficilmente avrei potuto vedere; l’euforia di un viaggio avventuroso seguito da un sacco di gente sui social media, senza che lo avessimo voluto né previsto. Andò in onda addirittura un’intervista radiofonica in diretta. Non dimenticherò i cenni di intesa ed approvazione di altri ciclisti o della gente incontrata per strada, la bellezza e l’intensità della condivisione di pensieri, di bevute e mangiate, ma anche la voglia di sostenere Tino nei momenti di massimo sforzo e l’impossibilità di farlo, se non moralmente.
Domani 25 gennaio verrà presentato il vostro film sul viaggio. Ci anticipi i contenuti del video-racconto e dell’incontro?
Il filmato realizzato non è altro che una sorta di diario di viaggio. Ho cercato di fermare e di raccontare, attraverso spezzoni video ed alcune foto, i luoghi visitati, le emozioni, la serenità ed il divertimento che abbiamo vissuto in quei giorni. Nel video ho poi voluto inserire anche gli articoli apparsi sulla stampa locale di Crema e l’intervista radiofonica, perché anche questi hanno determinato forti emozioni diventando parte del viaggio.
Non pensavamo certo di mostrare il lavoro, molto artigianale, ad altri; volevamo avere un ricordo per noi e dare una testimonianza all’associazione “Ti Aiuto Io” di quanto eravamo riusciti a fare grazie al loro prezioso aiuto. Nonostante sia “solo” un filmato, speriamo che i partecipanti alla serata riescano a percepire la bellezza del viaggio, capendo come lo abbiamo vissuto.
Tanti chilometri percorsi a dispetto di una disabilità motoria: il tuo viaggio può essere fonte d’ispirazione per altre persone nella tua condizione?
Mi piace pensare che possa essere così. Non sempre si ha la fortuna di essere attorniati da amici, colleghi, parenti che non vedono la tua disabilità come un ostacolo. È anche importante, però, l’atteggiamento che noi stessi abbiamo nei confronti della vita e come ci approcciamo agli altri.
L’esperienza all’insegna dell’amicizia che hai vissuto ha tanti “attori”: tu e Tino, l’associazione Ti Aiuto io, Cittadellarte che ospiterà nei propri spazi la proiezione del filmato, solo per citarne alcuni. Hai un ringraziamento o una dedica per qualcuno?
Naturalmente un ringraziamento particolare va all’associazione Ti Aiuto Io. Fin dal primo contatto col sodalizio ho avuto la sensazione di essere già uno di loro e mi ha colpito quanto fossero vitali, disponibili e generosi. Sono stati essenziali per poter realizzare il viaggio che, altrimenti, non avremmo potuto fare.
Altrettanto importanti sono stati le gambe di Tino e Tino stesso e, quindi, anche a lui dedico un pensiero speciale e lo ringrazio di avermi voluto come compagno di viaggio e di avermi sopportato in quei giorni.