Massaggiare la mente con le Terme Culturali
"Facendo scoprire gli spazi di Cittadellarte stimoliamo la creatività delle persone". Elena Rosina, responsabile delle guide, racconta le visite della Fondazione Pistoletto.

“Mens sana in corpore sano”, così recita la celebre locuzione latina di Giovenale, poeta e retore romano nato nel primo secolo dopo Cristo. La frase si traduce letteralmente in “mente sana in corpo sano”: a questo proposito, le terme hanno sempre ricoperto grande importanza per la cura del corpo. Il loro valore terapeutico è noto: sono rilevanti i benefici dati dall’immersione nelle acque e dai fanghi che si applicano sulla pelle. Anche a Cittadellarte sono presenti, ma diverse da quelle conosciute nell’immaginario comune: si tratta delle “Terme Culturali”. Così come quelle citate, fanno bene non al corpo, ma alla mente. Gli ingredienti del benessere, in questo caso, non s’identificano in saune o idromassaggi, ma si traducono in una visita agli spazi di Cittadellarte, arricchita dalle guide e dalle attività organizzate alla Fondazione Pistoletto. Elena Rosina, responsabile di quest’ambito, racconta come si sviluppa la sua professione e illustra il funzionamento delle Terme Culturali.

Qual è il suo compito a Cittadellarte?
Dal 2012 mi occupo della didattica, seguo le visite guidate e i laboratori per le scuole, dalle materne fino all’ultimo anno del liceo. Le attività possono durare mezza o tutta la giornata; anche periodi più lunghi quando ci occupiamo di diversi progetti, come l’alternanza scuola lavoro. Dal 2015 sono diventata la responsabile delle visite guidate, quindi non solo seguo scolaresche, ma anche gruppi di persone che vengono a visitarci in settimana o nel weekend.

Da chi è composto il team delle Terme Culturali?
Lavoro insieme ad Alice Scandolera. Nell’ultimo anno si è dedicata non solo all’arte pratica e alle attività, ma mi ha affiancata in tutto, nella programmazione, progettazione e partecipazione ai bandi. L’apporto di Alice è prezioso, considerando anche la sua vasta conoscenza delle lingue; parla, infatti, inglese, francese, spagnolo e giapponese. Mi supportano nell’attività anche: Aurora Bellan, Veronica Ragozzi e Alessandro Baroni.

Perché è stato scelto il nome “Terme Culturali”?
Le attività che vengono fatte a Cittadellarte per il pubblico sono intese come terme. Sono chiamate così in quanto sono un nuovo modo di interpretare la Fondazione, dove la mission dell’attività è che apporti benefici alla “mente” delle persone. Come le terme classiche, dove l’acqua e il vapore risultano benefici per il nostro corpo, allo stesso tempo fare un’attività di confronto con l’arte può fare bene alla nostra creatività e al nostro modo di essere.

Quali sono le competenze necessarie per svolgere il suo lavoro? Quale tipo di pubblico visita Cittadellarte?
Risulta fondamentale avere entusiasmo e riuscire ad appassionare i visitatori. Non è indispensabile avere una conoscenza approfondita dell’arte contemporanea, ma occorre avere voglia di stare con le persone e aggiornarsi sui percorsi scolastici per le scolaresche. Per quanto concerne la gente, abbiamo un pubblico molto vario. Per i progetti inerenti alla didattica, vengono a vedere la Fondazione i bambini di tre anni della scuola dell’infanzia, così come i ragazzi di 18 anni; per le visite classiche, invece, si registrano utenti di tutte le età. Ogni volta comincio le visite chiedendo alle persone se è la prima volta che vengono a Cittadellarte, indago così sulle motivazioni per le quali sono giunte e cosa vogliono scoprire; in questo modo cerco di rendere ogni visita diversa dalle altre.

Qual è il suo pensiero su Michelangelo Pistoletto e la sua arte? E sul rapporto professionale con il direttore di Cittadellarte Paolo Naldini?
Pistoletto è un artista che ha grande responsabilità nei confronti del pubblico. Ne è dimostrazione il fatto che la visita a Cittadellarte sia sempre guidata e mai libera; questo denota avere a cuore le persone, perché dà importanza al proprio lavoro raccontando nei minimi dettagli il progetto e la filosofia della Fondazione. La responsabilità si riflette anche nel basare l’arte nella partecipazione attiva delle persone. Per quanto concerne Paolo Naldini, abbiamo un bel rapporto, dove il valore aggiunto è la sua disponibilità. Con il direttore un punto di forza è che non manca mai il confronto, che si tratti di un laboratorio locale o di un progetto europeo.

Quali soddisfazioni le dona il suo lavoro?
Per quanto riguarda la didattica, per me è motivo di grande felicità quando le scuole vengono a Cittadellarte per vivere un’esperienza e decidono di ritornare. Ad esempio, gli studenti del liceo artistico Cardarelli di La Spezia sono venuti a Biella per due anni di fila; la seconda volta sarebbero potuti andare ovunque, invece hanno scelto nuovamente Cittadellarte per l’alternanza scuola lavoro. Rimango soddisfatta anche quando, con i visitatori, dopo una visita, continuiamo a discutere e a parlare; fatto che denota un primo importante legame nei confronti della Fondazione.

Come fa la visita a lasciare un’impronta e a massaggiare la mente?
Innanzitutto bisogna instaurare un dialogo con i visitatori, non ci limitiamo a fare un elenco e una presentazione delle opere. Le persone che vengono a scoprire la Fondazione hanno interessi, inclinazioni e curiosità, che nel corso della visita cerchiamo di soddisfare; così stimoliamo la loro creatività lasciando un segno artistico della visita. Importanti anche le varie attività delle terme culturali che organizziamo, come laboratori o iniziative particolari. Spesso i visitatori vengono solo per scoprire le opere di Pistoletto, ma dopo il tour degli spazi si sentono arricchiti e rimangono stupiti di tutto il mondo di Cittadellarte. In questo modo si riesce a far apprezzare ancor di più i concetti che il maestro biellese vuole comunicare.