Il circo come strumento di apprendimento: il modello dell’Open School del Terzo Paradiso
Ruggero Poi, responsabile dell'Ufficio Ambienti di Apprendimento di Cittadellarte, e Lara Miglietti, expert dell'Open School del Terzo Paradiso, raccontano come una disciplina motoria interdisciplinare, come quella circense proposta negli spazi della Fondazione Pistoletto, può creare benessere psicofisico e veicolare modelli di apprendimento alternativi. “Il circo svolge una funzione sociale - spiega Ruggero Poi -, non è finalizzato solo all’equilibrio del corpo, ma a una sfera d’equilibrio totale del bambino".

La poliedrica realtà di Learning Arcipelago continua a essere attivo sismografo dello stato di salute della comunità biellese. “Come vogliamo che si trasformi il nostro territorio nei prossimi dieci anni partendo dall’educazione dei più giovani?” Questa è stata la domanda che ha guidato il primo bando sostenuto dall’impresa sociale Conibambini nel 2018 e continua ad essere ancora valida nella progettualità  “Muse a CASCINA OREMO”.

Nel Biellese – spiega Ruggero Poi, responsabile dell’Ufficio Ambienti d’Apprendimento di Cittadellarte -, immaginando l’ambiente verde e naturale come aula a cielo aperto, sono stati promossi diversi tavoli di lavoro che hanno coinvolto un crescente numero di attori della comunità: le scuole, i genitori, le organizzazioni di terzo settore, il mondo della ricerca fino a quello dell’impresa. Oggi stanno sempre più maturando spontaneamente proposte di complementarietà tra scuola e gli altri hub a vocazione comunitaria ed educativa del territorio, come ad esempio Cittadellarte o Cascina Oremo. In questo senso si è sviluppata la collaborazione tra Open School del Terzo Paradiso, il nascente progetto di CASCINA OREMO e le scuole.  Quando ci è stato chiesto di collaborare abbiamo pensato potesse essere importante condividere l’esperienza sull’equilibrio fisico che Lara Miglietti e Erika Castagnetti come ASD CirkoBiloba stavano svolgendo da tre anni all’interno di Open School. Questa ricerca è oggi più che mai contemporanea viste le difficoltà che il post pandemia ha rilevato nel coordinamento dei bambini e si inserisce perfettamente nella ricerca che Cittadellarte porta avanti sulla necessità di un ‘equilibrio dinamico’ attraverso il simbolo del Terzo Paradiso”.

Per offrire una panoramica più completa e un focus approfondito sulle dinamiche e le proprietà di questo progetto educativo, abbiamo ospitato ai nostri microfoni Lara Miglietti, una delle due expert del circo di Open School del Terzo Paradiso.

Lara, raccontaci la tua esperienza: da dove nasce la tua attività di expert e c’è un momento particolare che ha generato o stimolato il tuo avvicinamento al circo?
Innanzitutto ho piacere di specificare che la collaborazione con Open School nasce attraverso la ASD CirkoBiloba, per cui operiamo Erica Castagnetti e io come insegnanti di circo ludico-educativo. Entrambe abbiamo una formazione da operatrici di questa pratica che utilizza il circo come metodologia per sostenere il benessere. La disciplina in questione ha la grande capacità di promuovere la libertà, intesa come scelta e presa di responsabilità in cui tu, in prima persona con il tuo corpo, sei totalmente coinvolto. In merito a questo il circo è uno strumento altamente inclusivo, è adatto a tutti i corpi, a tutte le età e a tutti i tipi di intelligenze, permettendo a ciascuno di trovare il proprio spazio. Non solo: fin da piccoli crea entusiasmo e sa stupire, è una magia. E nel vasto mondo circense c’è almeno un qualcosa in particolare da cui sei naturalmente attratto. Il mio avvicinamento al circo è dato in primis da questo fattore: la sua inesauribile vastità di coinvolgimento e applicazione.

Come si struttura nelle scuole una lezione di circo e quali sono le prime attività in cui i bambini vengono coinvolti?
Prima di tutto, per fare una lezione di circo c’è bisogno di un gruppo di persone e di tanto entusiasmo. Bisogna subito tenere da conto che il gruppo avrà bisogno di comunicare e cooperare, verbalmente e fisicamente, per creare il ‘gioco’ e l’armonia dell’esercizio, dello spettacolo. Nel circo la comunicazione, la fiducia e la consapevolezza, di sé e dell’altro, sono valori che vanno allenati sin da subito e che hanno la stessa importanza delle abilità fisiche. Quindi, solo una volta creato il gruppo si vanno ad approfondire tutte le pratiche e le tecniche. Quest’anno abbiamo creato due gruppi, la classe 1^ e 2^ in un gruppo, 3^ 4^ e 5^ nell’altro, per un totale di 22 bambini e bambine. Ogni lezione inizia con un’attività di gioco collettivo, che avviene solitamente in cerchio. Questo per orientare i bambini al divertimento, prepararli al movimento corporeo. Segue il riscaldamento generale, un primo approccio con gli attrezzi da circo e il riscaldamento specifico, in base agli obbiettivi della lezione. Queste ultime variano di volta in volta e si costruiscono in modo ‘complementare’ nel tempo. Alterniamo momenti più strutturati, in cui vengono forniti esercizi specifici da seguire, ad altri di libera esplorazione. Ad esempio, successivamente a una lezione più orientata all’apprendimento dell’utilizzo tecnico dell’attrezzo ne segue un’altra più libera e sperimentale, che stimola la libertà creativa ed espressiva di ciascun bambino con lo strumento.

Il circo è una delle discipline individuate da Open School come strumento di apprendimento interdisciplinare. Quali sono le componenti trasversali che maggiormente vengono evidenziate durante la lezione?
Bisogna premettere che attraverso le diverse lezioni, orientate a un’educazione psico-fisica, affrontiamo tutte le discipline circensi: la giocoleria; l’acrobatica, a terra, in aria o di gruppo; l’equilibrismo; la clownerie. Tendenzialmente, nel circo, una delle prime componenti che bisogna prepararsi ad affrontare è il rischio. Come il rischio di cadere o il rischio del fallimento, quando ad esempio nella giocoleria ‘cade la pallina’. Insieme ai bambini viene fatto un grandissimo lavoro sull’accettazione del fallimento e sull’imparare dall’errore. È fondamentale prenderne consapevolezza della caduta e trasformarla in stimolo, accettando che ‘le palline prima o poi cadono, mi cadranno’. Nel suo essere interdisciplinare, il circo apre anche in maniera divertente molte porte comunicative. Oltre all’ascolto, all’osservazione e alla fiducia dell’altro, può subentrare anche la paura. Nel caso dell’acrobatica aerea possono subentrare le vertigini, affiancate anche alla fatica, o nell’acrobatica di gruppo la paura di far reggere il proprio peso al compagno o di dover essere io a reggerlo. Questo, di fatto, può essere superato insieme ai compagni, ma richiede la creazione di un rapporto di fiducia altissimo, di coordinazione e di lavoro di squadra. Per questo motivo, una delle ultime, ma non meno importanti, componenti che viene affrontata a fine lezione è la sfera introspettiva. Attraverso un momento di restituzione, di autovalutazione finale, portiamo a riflettere insieme i bambini, a fare esercizio di autoanalisi per prendere consapevolezza delle proprie abilità. La condivisione con il gruppo è importante per capire e comprendere non solo che cos’è stato facile per me, ma se l’esercizio in cui ho avuto difficoltà io è stato difficile anche per qualcun altro, se io e il mio compagno abbiamo trovato divertente lo stesso esercizio o due esercizi diversi e dove vogliamo migliorarci. Tutto questo insieme di elementi mira ad allenare e a mantenere quell’equilibrio dinamico psico-fisico, individuale e di gruppo.

 

Sempre a proposito della convergenza di diverse discipline psico-fisiche nel circo, il movimento del corpo in uno spazio, come anche la danza, è pur sempre un linguaggio. Come subentra il lato creativo-artistico nel circo?
Sicuramente nel circo la componente fisica e artistica, non solo coesistono, ma vengono armonizzate. Forza, equilibrio, elasticità, velocità e coordinazione sono tutte abilità coinvolte e necessarie per la riuscita dell’attività. Nonostante la componente sportiva, nel circo diamo molto valore al potere espressivo, artistico e creativo di ciascuno. Quando i bambini acquisiscono una competenza li abituiamo a trasformarla in veicolo comunicativo. Essere capaci di fare la ruota non ci serve per dimostrare di saperla eseguire, ma quel movimento è un elemento che può comporre la scena di uno spettacolo, è uno strumento che serve per creare qualcos’altro. Nel corso delle lezioni infatti i bambini sono consapevoli che a fine dell’anno dovremo realizzare uno spettacolo. La creazione della coreografia avviene con una costante ed equilibrata acquisizione, nel dovuto tempo, di tutte quelle competenze che ci serviranno per inscenare la performance. Durante l’anno si raccolgono idee, si compone insieme al gruppo la visione dello spettacolo che poi sarà concretizzata. Un altro fattore che mi sento anche di sottolineare è l’attenzione che rivolgiamo alla dicitura corretta degli esercizi, dei nomi delle ossa, dei muscoli o dei movimenti che facciamo. Fare circo significa anche scoprire e conoscere il proprio corpo e a questo viene affiancato uno sviluppo lessicale corretto. Conoscere la differenza tra un piegamento e una flessione non può essere un fattore svincolato dall’attività fisica. Anche il respiro è una parte molto importante, nelle nostre due ore settimanali sono inclusi dei momenti focalizzati sul ‘come si respira’, sia nelle diverse posizioni, sia sulle tipologie di respiro che si possono sperimentare.

La consapevolezza del proprio corpo permette dunque di saper guidare responsabilmente le proprie azioni. Come si apprende il senso e il concetto di equilibrio all’interno del vostro progetto all’Open School del Terzo Paradiso?
L’equilibrio propriamente fisico, lo ‘stare in equilibrio’ e lo ‘psico-equilibrio’ sono strettamente connessi e hanno un rapporto di complementarietà. Alleniamo l’equilibrio sia sotto un aspetto propriamente tecnico, quindi attraverso esercizi monopodalici, come il restare in equilibrio su una gamba; con esercizi di verticalizzazione; attraverso una pluralità di attrezzi generici come i ‘cubotti’, le tavolette propriocettive o tramite gli attrezzi propriamente circensi, come il rolla bolla, la sfera di equilibrio o il filo teso. Bisogna specificare che proprio attraverso questi esercizi si apprende che il nostro corpo è un mondo esteso, e per muoverci non basta saper comandare solo mani e piedi. Per questo l’equilibrismo in particolare evidenzia la situazione e l’abilità psicofisica del bambino. Ci sono dei bimbi che attraversano una fase di crescita più disequilibrata e scomposta a livello corporeo, ma hanno una grande capacità di concentrazione e di mantenimento dell’attenzione, quindi sono facilitati nell’equilibrismo. Mentre altre persone, nonostante un maggiore consapevolezza dell’equilibrio corporeo, hanno più difficoltà nel fermarsi, nel controllare il proprio movimento e questo ci porta a lavorare maggiormente su esercizi sulla respirazione, sull’ascolto, sulla concentrazione.

Lara, in conclusione, che cos’è per te l’equilibrio?
Per me l’equilibrio è legato a una ricerca continua, a un allenamento, che è principalmente guidato dal respiro, dall’attenzione, e solo dopo con il corpo. Proprio sullo sfondo del tema dell’equilibrio, associato al Terzo Paradiso, abbiamo strutturato il progetto “MUSE A CASCINA OREMO” sostenuto da Impresa Sociale CONIBAMBINI e Fondazione CRB. L’attività ha previsto tre lezioni affrontate con 14 scuole primarie del territorio, che sono state coinvolte per ragionare insieme, con bambini ed educatori, sull’importanza di un equilibrio psicofisico-posturale per dedicarsi attivamente all’apprendimento e anche all’insegnamento stesso. Durante questi tre incontri abbiamo affrontato il concetto di equilibrio in natura, con il proprio corpo, capendo dove posso trovare equilibrio e dove invece lo posso perdere; nel secondo incontro abbiamo approfondito il concetto di ‘artificio’ attraverso l’utilizzo degli strumenti circensi realizzati con diversi materiali modificati dall’uomo; mentre nel terzo e ultimo incontro abbiamo posto il focus sulla relazione, sull’importanza dell’equilibrio all’interno del gruppo classe. Così, ad esempio, siamo andati a lavorare sulla fiducia reciproca attraverso l’acrobatica di gruppo e nel abbiamo notato un fortissimo progresso in tutte le classi, una capacità di concentrazione maggiore, una più serena attesa del proprio turno e quindi anche una maggiore consapevolezza del rispetto dell’altro e dell’uso dello spazio. Un altro aspetto importante, per riconnettermi a quanto argomentato all’inizio in merito all’inclusività del circo, è il fatto che in questo progetto hanno partecipato tutti i bambini, indipendentemente dalla lingua, dalle fragilità fisiche, psicologiche o difficoltà motorie di ciascuno.

Il progetto si concluderà a giugno con un momento di confronto e formazione con gli insegnanti e gli educatori nell’ottica della complementarietà educativa.