Una passione chiamata “Terzo Paradiso”
Palma Perniola, pugliese di 30 anni laureata in Social Policy alla London School of Economics and Political Science, racconta il suo interesse per il segno-simbolo e per l'arte sociale di Michelangelo Pistoletto: "Mi sentii da subito vicina ai valori espressi dell'artista biellese e mi impressionò il fatto che il Terzo Paradiso esprimesse la possibilità di coniugare due dimensioni inizialmente antitetiche, natura e artificio, nel terzo momento auspicabile di un'evoluzione sostenibile".

Il Terzo Paradiso è sempre più un simbolo universale: non solo ambasciate ubicate in varie zone d’Italia e in tutto il mondo si fanno portavoce del variegato puzzle di trasformazione sociale del segno-simbolo, ma anche molti giovani si interessano e diffondono l’arte sociale di Michelangelo Pistoletto. Palma Perniola è un esempio: originaria di Gioia del Colle (in provincia di Bari), è una 30enne con una laurea magistrale in Lingue e letterature straniere conseguita all’Università di Bari e una laurea specialistica in Social Policy presa lo scorso dicembre alla London School of Economics and Political Science. Palma – a dispetto del nome di battesimo è conosciuta e chiamata col nome di Mirella, ndr -, appassionata di sociologia e filosofia politica, scoprì per caso il simbolo del Terzo Paradiso e fu amore a prima vista.

In quale occasione hai scoperto il segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto? Che cosa ti colpì?
Ho scoperto il Terzo Paradiso casualmente, durante una visita al castello di Gallipoli nell’estate del 2015. All’interno del castello c’era una stanza in cui veniva riprodotto un breve video nel quale Pistoletto spiegava il significato del simbolo. Mi sentii da subito vicina ai valori espressi dell’artista e ricordo che quando tornai a casa cercai il video su Youtube e lo condivisi su Facebook.

Dalla sociologia alla sostenibilità: due macro-ambiti di rilievo nell’arte del maestro biellese che hanno destato il tuo interesse, come mai?
Sono un’appassionata di sociologia e da tempo sono interessata al pensiero di Serge Latouche sulla “decrescita felice” e al concetto di cittadinanza attiva che si esprime anche (o forse soprattutto, per dirla con Ulrich Beck) nel consumo consapevole e responsabile. Trovai che il Terzo Paradiso fosse un simbolo semplice ed efficace per convogliare questi significati e mi piaceva il fatto che esprimesse la possibilità di coniugare due dimensioni inizialmente antitetiche, natura e artificio, in un terzo momento auspicabile, quello dello sviluppo sostenibile.

La tua foto di copertina di Facebook è proprio la Mela Reintegrata in Piazza Duomo a Milano. Comunichi spesso alla tua rete privata e social la tua passione per il Terzo Paradiso e per l’arte sociale di Pistoletto?
Sì, ricordo che ne parlai a mia madre di rientro dalla mostra al Castello di Gallipoli mostrandole il video, così come al mio ragazzo e agli amici più stretti. Questa estate, inoltre, sono venute a trovarmi due amiche conosciute alla London School of Economics and Political Science, una di Brema e l’altra di Hong Kong, e, mentre eravamo in visita ad Ostuni, pensando ad un simbolo da farci tatuare temporaneamente, mi venne in mente il Terzo Paradiso. A loro piacque, spiegai loro il significato e così ce lo tatuammo.

 

Per quanto concerne la comunicazione, mi piace l’idea di contribuire a diffondere il messaggio dell’artista attraverso i social. Ho avuto per diverso tempo l’installazione alle Terme di Caracalla come immagine di copertina su Facebook e qualche giorno fa ho l’ho sostituita con quella de “La mela reintegrata”. Accanto alle immagini inserisco il link che rimanda al sito web ufficiale di Cittadellarte, in modo che, se qualcuno fosse incuriosito, potrebbe avere più informazioni. Il link della pagina lo inserisco volutamente in inglese, perché, avendo vissuto un anno a Londra, ho diversi amici che provengono da tutto il mondo. Infine, su Instagram, di recente ho postato l’immagine del mio anello che rappresenta il Terzo Paradiso.

Un regalo speciale che ti è stato donato: ci racconti la storia e il valore che per te ha questo accessorio?
Parlai del simbolo ad una cara amica e del fatto che esprimesse l’unione di due momenti antitetici, idea che avevo rielaborato e adattato a due momenti di vita personali e al presente (che dovrebbe essere il risultato della loro unione). Da lì la splendida idea della mia amica Alba, che fece realizzare un anello in oro giallo con il simbolo e me lo regalò in occasione della mia laurea. La gioielliera, Mariangela Farella, è stata molto abile nel conservare l’irregolarità dei tratti del simbolo originale. È un accessorio a me molto caro e lo indosso tutti i giorni.


Giovani e Terzo Paradiso: a tuo avviso come può un simbolo entrare nella vita di altri giovani come te facendo scoprire loro l’arte sociale di Pistoletto?
Mi sembra che Cittadellarte stia facendo un ottimo lavoro a riguardo: mostre, installazioni, presenza sui social. Direi di continuare così e di promuovere la conoscenza del simbolo nelle scuole e nelle università.