Continua la nostra intervista a ‘episodi’ a Tiziana De Tora e Marco Papa, che hanno pedalato per 1233 km per diffondere i principi del simbolo trinamico di Michelangelo Pistoletto e portare la sostenibilità nei luoghi in cui si fermavano ispirandosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per comporre il mosaico della loro avventura, ne stiamo mettendo in luce ogni parte in una serie di articoli che vi stiamo proponendo settimanalmente sul nostro Journal. Pronti a scoprire nuovi dettagli della loro storia? Ecco la nona puntata!
Come avete portato i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile nel vostro viaggio? Quali goals avete toccato più da vicino?
Tiziana, all’inizio, ha proposto un ‘17 x 17’: prevedevamo di riuscire, eccetto quei giorni nei quali, necessariamente, avremmo coperto le distanze con altri mezzi di trasporto (gpl o treni), a toccare un punto al giorno di quei 17 goals dell’Agenda 2030 dell’ONU. Come già detto, l’unico comune denominatore, di per sé indeterminabile, ovvero il tempo, inteso nella sua immediatezza e scorrevolezza, cambia le sorti e i ritmi delle intuizioni e quindi dei nostri progetti: il viaggio si è fatto più lungo; le tappe e i luoghi da raggiungere, per merito anche del meteo, si sono moltiplicati, dipanandosi in un filo logico di obblighi, a sottolineare l’importanza storica di luoghi dapprima insignificanti e poi fondamentali per proseguire nel senso dell’impresa! Ai 17 obiettivi si è andato ad aggiungere un altro percorso, quello dedicato a Joseph Beuys, che la vituperata Wikipedia indica come pittore, relegandone la figura di performer e ambientalista ad un’importanza di secondo piano. Ecco, diciamo che quell’uomo rappresenta, per noi, una imprescindibile ispirazione. Così, la Germania, che, all’inizio del 2018, ammetteva di non poter raggiungere i propri obiettivi di abbattimento delle emissioni di CO2, ci è apparsa, nell’appunto visivo delle costanti infrastrutture, in costruzione e per la produzione di energie alternative ben al di sopra di altri paesi, nei quali il dilemma dello sviluppo si incentra ancora sull’inadeguatezza delle riforme.
Vivere in Italia – passando per una natura, per alcuni versi fortunamente ancora selvaggia ma bistrattata e, troppo spesso, ‘sfrattata’ quando non soltanto sfruttata per il rendiconto di pochi – si traduce in uno stentato sopravvivere, ci obbliga a portare avanti, con fierezza, quei progetti che anche il nostro ruolo di ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso ci permette di immaginare possibili e dovuti. Un obiettivo alla volta, una tappa alla volta, abbiamo cercato, lungo il viaggio, di mettere in luce – attraverso la nostra sensibilità, nelle nostre possibilità, mediante la nostra presenza fisica e geografica e con delle performance e con la comunicazione diretta – quei valori che rappresentano il nostro ruolo, la nostra missione e l’urgenza che ognuno si prenda le proprie responsabilità, nell’atto come nella complicità del non fatto.
È ora di smetterla di stare a guardare o, peggio, di parlare, al bar come al tavolo di casa, di tutto ciò che non va, tranne il fatto che stiamo seduti a raccontarcelo. È ora di muoversi, in bicicletta o meno!