Il romanticismo e i secoli diciannovesimo e ventesimo hanno cantato l’epopea dell’individuo, reiterandone la narrazione in migliaia e migliaia di forme, storie, versioni di cui si è alimentato l’immaginario collettivo moderno. A esso corrispondeva in modo preciso e specifico lo sviluppo industriale basato sull’operaiato. Quest’ultimo infatti è a sua volta anch’esso fondato sulla figura dell’individuo, cioè su un soggetto singolo che offre il proprio lavoro nell’ambito di una struttura organizzata in forma di apparato produttivo. L’industria e l’individuo hanno alimentato il mito del progresso, guidato dallo sviluppo tecnologico. Dal punto di vista politico, questo modello di sviluppo economico sociale ha contribuito a generare il sistema liberale. E infine, per completare il quadro qui schizzato con certo eccessiva schematicità, il sistema liberale si è identificato con la democrazia.
Oggi questa impalcatura straordinaria, che tanti avanzamenti ha portato all’umanità, affrancandola (non sempre del tutto, invero) dal terrore delle fiere, della fame, delle malattie, della guerra, delle piaghe bibliche, si rivela manifestamente insostenibile. L’ipoteca sul futuro dell’umanità è posta infatti dal riscaldamento globale, dal disequilibrio finanza-economia, dall’accumulo della plastica negli oceani, dalla non rinnovabilità del petrolio, dagli stili di vita forieri di nuove e vecchie malattie, e così via: la lista dei nostri mali è lunga e ormai chiara.
Siamo di fronte a uno scenario inedito: è una guerra mondiale. La terza guerra mondiale è deflagrata. Essa non si combatte tra singoli paesi. Dunque non ci sarà un vincitore, questa volta. La terza guerra mondiale è combattuta da noi stessi contro noi stessi: siamo noi, infatti, che rendiamo il nostro stesso presente insostenibile.
Di fronte all’urgenza, all’emergenza assoluta rappresentata da questo scenario, che cosa ne è dell’epopea dell’individuo? Che cosa resta dell’eroe di quella narrazione? Chi prenderà il suo posto, se qualcuno mai potrà?
Michelangelo Pistoletto ha individuato nel mito del Terzo Paradiso la narrazione capace di indicarci la nuova prospettiva. L’armonia tra il primo paradiso – il cui mito è fondato sulla natura – e il secondo, in cui è proprio il progresso artificiale che costituisce appunto l’epopea. Questa armonia corrisponde a un terzo mitico paradiso terrestre e universale.
Personalmente ho individuato nella demopraxia – nozione che sostituisce al termine cratòs (governo) quello di praxis (pratica), rimando per una trattazione più approfondita al testo incluso in questa pubblicazione “L’arte della demopraxia” – e soprattutto nell’organizzazione le declinazioni contemporanee corrispondenti a quanto, nel paradigma moderno, era rappresentato dall’ideale della democrazia e dalla figura dell’individuo come eroe. È ora di assumere piena consapevolezza che ogni forma di consesso sociale è composto da organizzazioni: con essa intendiamo associazioni, fondazioni, imprese, enti pubblici e privati, profit e non profit, consorzi, comitati, circoli, gruppi di lavoro e ogni altra forma di collaborazione organizzata. La stessa famiglia, e persino la coppia, sono, in modo minimale, forme di organizzazioni della vita sociale. Le persone trascorrono ore, giornate e anni immersi in organizzazioni. In esse, ogni giorno compiono scelte, assumono decisioni che concretamente impattano sulla loro vita di lavoratori, di imprenditori, di fornitori, di clienti, di associati, di aderenti e membri di una famiglia. Ogni organizzazione quindi è già di per sé un micro-governo o un micro-parlamento, distribuiti nel tessuto sociale. Le pratiche che in essa si compiono esercitano di fatto potere. L’organizzazione è l’eroe del sistema demopratico. L’individuo, da una parte, e l’intera collettività (le istituzioni), dall’altra, possono oggi imparare a interagire con le organizzazioni per affrontare insieme le emergenze con cui si confronta inesorabilmente il nostro pianeta. La pace mondiale si gioca nella capacità di schierare non eserciti nazionali gli uni contro gli altri, ma di praticare metodi di integrazione e di partecipazione di tutte e tre le richiamate componenti del tessuto sociale.
È un’arte che dobbiamo imparare, e in gran parte ancora fondare; i suoi strumenti, i suoi linguaggi, i suoi metodi sono quanto Cittadellarte e le Ambasciate Rebirth/Terzo Paradiso stanno sperimentando, insieme a esperti di ogni ambito, scienziati e amministratori, filosofi e imprenditori, politici e religiosi, e i rappresentanti di ogni altra vocazione professionale e personale.
Il Rebirth Forum, dunque, si inserisce come dispositivo operativo in questo scenario: è un laboratorio aperto, soprattutto è uno spazio di apprendimento, di ricerca e condivisione, di sperimentazione “in vivo” di pratiche fondate sulla sostenibilità, specificatamente in riferimento alla guida costituita dai 17 obbiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, essa stessa dichiaratamente una organizzazione.
Ubud, grazie agli uffici della Direzione dell’Istituto Italiano di Cultura e alla collaborazione da esso promossa con organizzazioni locali (attive a livello sia territoriale sia globale), insieme a Kayu Lucie Fontaine, si trasforma così in uno dei luoghi del pianeta in cui si pratica la pace mondiale.