L’arte fa bene all’invecchiamento. Ci sono numerosi studi sull’effetto e sul potenziale di cura delle attività creative, da quelle più semplici come il colorare a quelle più complesse come il produrre una rappresentazione teatrale che tratti i temi della vita e del contesto in cui si vive. Se questa è un’evidenza scientificamente corroborata, non è difficile sostenere anche che la popolazione vecchia può portare alla collettività contributi essenziali. Le società preindustriali lo sapevano bene. Il ruolo dell’anziano allora era centrale nella vita di una persona. I vecchi rappresentavano un doppio valore fondante: saggezza e bisogno di cura. Sul primo valore è universalmente noto, nonché logico, che gli anziani posseggano tanta esperienza da poter contribuire in maniera inestimabile alla vita della famiglia come della società, anche se questo non vuol certo dire che non sia altrettanto prezioso anche il contributo dei giovani ‘inesperti’ ed ingenui. Ma c’è almeno un secondo piano valoriale essenziale alla vita delle comunità apportato dalla presenza e partecipazione delle persone anziane e vecchie: il loro bisogno di cura. La cura è uno dei tratti psichici e sociali più importanti per una persona e per le società, non solo umane, basti pensare al brooming (pulizia reciproca del pelo) che le comunità di primati praticano con assiduità e che gli etologi considerano come un collante sociale capace di diminuire il tasso di conflitti e aumentare la diffusione dell’intelligenza collettiva.
Oggi è quanto mai essenziale porre al centro della nostra società la cura, sia come capacità di offrirla, sia come necessità di riceverla. Perché la nostra sopravvivenza dipenderà dalla nostra capacità di prenderci cura del pianeta, del clima, delle risorse e gli uni degli altri. Non sono le tipiche abilità che si apprendono nelle business schools, né purtroppo si possono apprendere facilmente per emulazione, poiché tende a prevalere nell’immaginario collettivo l’idea che gli umani siano egoisti e violenti per natura. Quindi questa narrazione domina e spesso cancella gli infiniti esempi e racconti che invece ci presentano umani capaci di empatia e compassione, che investono intelligenza e creatività nell’aiutarsi reciprocamente. Gli anziani nella nostra società come nelle nostre case possono non solo aiutarci a comprendere che cosa ci aspetta in vecchiaia (se non moriremo prima), ma soprattutto possono aiutarci a prendere decisioni più sagge e a sviluppare capacità di cura. Anche solo in termini di utilità bisogna essere veramente miopi e disattenti per non capire quanto importante possa essere questa risorsa. Se nel Biellese avremo moltissimi anziani, impariamo a cogliere i frutti che da questo possono venire: coinvolgiamoli nella vita sociale più che si può, prendiamocene cura con amore. Non potrà che venirne del bene. L’arte di vivere è profonda e sfuggente, ma anche semplice e concreta.