Creare (cosa che fan tutti, ma l’artista per professione, così lo scienziato, anche se preferisce parlare di scoprire) implica il fatto che ciò che esiste già, non basta. La creazione si fonda quindi su una posizione di insoddisfazione e di critica. Ma non si ferma alla critica. Infatti crea, cioè pone e propone qualcosa che prima non esisteva. Se già esisteva non si parla di creazione, ma di ripetizione. Il simbolo del Terzo Paradiso ideato da Pistoletto, rappresenta la formula di questa combinazione di elementi esistenti in un esito inedito. E mantenendo i due cerchi laterali insieme a quello centrale, il simbolo significa la coesistenza di passato e presente, di conoscenze raggiunte e di apprendimento originale. Se crei qualcosa che prima non c’era, sarai portato a prendertene cura e responsabilità. Purché tu sia stato libero nella determinazione a crearla; se invece sei stato obbligato o fortemente condizionato, ti sarà facile sottrarti alla responsabilità adducendo la scusa che appunto non è stata una tua libera scelta. Quindi, se operi per libera scelta, la responsabilità del tuo operato ricadrà su di te. L’artista, si dice, opera liberamente. Altrimenti non chiamiamo arte la sua opera.
Per questo le dittature non amano gli artisti, che portano il seme o il germe della libertà dovunque vadano. Dunque, l’arte moderna pone un principio di responsabilità fondato sul creare, diverso da quello kantiano che è fondato sulla riflessività e sul giudizio. Non si escludono. Né si contraddicono. Semplicemente l’arte pone la pratica come base dell’etica. In riferimento alle nozioni di etica dell’intenzione e di etica utilitaristica, l’arte apre il campo dell’etica della pratica. Questa dimensione pratica sta nella stessa natura dell’opera che, come indica il termine, opera. Fa. Il soggetto che opera è per ciò stesso autore. Ad esso si contrappone l’automa, mosso da volontà altrui o altrove fondata. L’automazione, di cui la digitalizzazione è una visibile veste, ci allontana dall’autore che è in noi per natura. La natura, infatti, offre a noi animali questo dono bifronte: da una parte, l’automazione ci consente di appropriarci senza ulteriore fatica dell’apprendimento di complesse e costose dinamiche, dall’altra ci sottrae a noi stessi, annichilando la nostra stessa identità. L’arte scioglie dalle catene dell’abitudine e risveglia l’autore in noi, promuove la deautomatizzazione.
L’automa non prende responsabilità di nulla. L’autore invece non può che prenderla (la responsabilità) di tutto quanto rientra nella sfera della sua opera.
Ma la vita non avviene nei poli estremi, si distribuisce invece come una gaussiana, appunto chiamata normale. E si muove continuamente lungo quella curva. Umani autori o automi perfetti e assoluti non esistono. La modernità occidentale, con l’accelerazione di una tecnica ubiqua e pervasiva (la megamacchina), accompagnata dal degrado o dalla immaturità dei sistemi democratici, condizioni globali come l’antropocene che ne è conseguenza, sposta il punto di squilibrio tra la società degli automi e la società degli autori decisamente verso la prima polarità.
Il progetto STARTS4Water invita il nostro territorio ad aumentare il gradiente di autorialità attraverso l’ingrediente dell’arte contemporanea in sinergia con la scienza e la tecnica.
Arte, scienza e tecnica sono tutti ambiti in cui l’automa tende a cedere le armi rispetto all’autore. Ma non basta: l’autore (artista) può perdersi nella rappresentazione dello status quo, oppure (scienziato) nella sordità rispetto alla confutabilità delle proprie tesi o (tecnico) nella cecità rispetto alle implicazioni delle proprie applicazioni.
Altrimenti, possono impegnarsi nel dialogo e confronto con la comunità e le sfide che essa affronta.
Promuovere e praticare questo impegno è l’attività che Cittadellarte, la Fondazione Pistoletto sorta a Biella negli anni ‘90, si è data e persegue. Il progetto STARTS4Water si muove in questa direzione. Gli artisti incontrano esperti e professionisti che operano direttamente o indirettamente in relazione al tema dell’acqua. E nelle conversazioni che con essi sviluppano, si individuano i contorni delle sfide che la comunità del Biellese sta affrontando o dovrà affrontare. L’obbiettivo è che il processo accresca il gradiente di autorialità della comunità. Quindi la sua capacità di responsabilità.