Abbazia di Novalesa, contemplare un sussulto di umanità con l’armonia del Terzo Paradiso
Nell'Abbazia dei Santi Pietro e Andrea è presente una nuova installazione del simbolo trinamico di Michelangelo Pistoletto che verrà inaugurata giovedì 11 luglio. L'opera è stata realizzata utilizzando frammenti costruttivi residui conservati nel sito, divenendo un'estensione creativa e rigenerativa dell'abbazia benedettina. “Pietre mute e disordinate - si legge nella descrizione del Terzo Paradiso site specific - ora sono pietre vive. Pietre dimenticate ora parlano agli uomini e alle donne di buona volontà lasciandosi baciare dal sole, irrorare dalle piogge, solleticare dai venti, accarezzare dalla trepida luce della luna e dal brillio delle stelle”.

Una gemma incastonata nella Val Cenischia nei pressi di Susa, un luogo incontaminato di silenzio e preghiera vissuto da una comunità che sembra sospesa nei capitoli del tempo. Il riferimento è all’Abbazia di Novalesa Borgata di Borgata San Pietro 4: fondata nel 726, appartiene alla Città Metropolitana di Torino, che se ne prende cura, ed è affidata dal 1973 alla custodia dei monaci benedettini della Congregazione Sublacense Cassinese dell’Ordine di san Benedetto. In questo contesto di profonda spiritualità, è stata accolto – e desiderato – un elemento inedito: l’arte di Michelangelo Pistoletto. Sì, perché da metà giugno c’è una nuova installazione che caratterizza il giardino dell’abbazia: non un lavoro creativo meramente estetico, ma un simbolo che si rivela coerente e d’ispirazione per il sito, il Terzo Paradiso.


La genesi progettuale è epistolare: uno scambio di lettere e riflessioni tra il maestro e il reverendo padre priore MichaelDavide Semeraro ha posto le basi per la nuova installazione del simbolo trinamico. Dalle parole su carta si è passati agli incontri e ai lavori, che, oltre a loro due, hanno coinvolto e visto impegnati il cellerario fratello Andrea Serafino, don Gianluca Popolla, la ditta ‘Il Bosco’ di fratelli Chiapusso di Novalesa e gli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso Catterina Seia e Giorgio Ferraris. Quest’ultimo, occupatosi nelle vesti di architetto del rilievo topografico e del tracciamento dell’installazione, ha rivelato ai nostri microfoni l’impatto emotivo avuto dall’opera finora: “Fin dagli albori, ho riscontrato nel priore profonde disponibilità e interesse nell’aderire al progetto del Terzo Paradiso di Michelangelo, con il quale c’è stata una significativa sintonia. Padre Semeraro non si è limitato ad accogliere l’opera, ma l’ha fortemente voluta; non solo, la comunità dei frati condivide questo segnale di equilibrio”.


Il nuovo Terzo Paradiso, ubicato in uno dei giardini dell’abbazia, non va considerata come un’opera di land art, ma come un simbolo di pace e armonia. E, ça va sans dire, è un segno rigenerativo e coerente con il luogo e con il suo passato: l’installazione è infatti composta da frammenti costruttivi residui conservati nel sito, che, grazie all’arte del maestro, sono tornati a essere vivi. “Prima erano dei semplici sassi residui accantonati in alcuni cortili – ha specificato Ferraris –, ora hanno un ruolo fondamentale. A mio avviso, l’opera è fortemente connessa al sito e, componendosi di reperti dell’abbazia, appare un reperto a sua volta, reso vivo da un nuovo significato”. Insomma, non un’installazione lontana, ma vicina nei materiali e nei principi, che la rende una sorta di emanazione del luogo stesso.

In attesa dell’inaugurazione dell’opera, prevista per giovedì 11 luglio, è stato reso noto il contenuto della targa che metterà in luce i messaggi veicolati dall’installazione: “Nella festa di san Benedetto, padre dei monaci e patrono d’Europa, il Maestro Michelangelo Pistoletto pose nell’Abbazia di Novalesa una realizzazione del Terzo Paradiso con le pietre disperse e ora disposte a rappresentare, nei tre cerchi, la formula dell’equilibrio, dell’armonia e della pace.
Pietre mute e disordinate ora sono pietre vive. Pietre dimenticate ora parlano agli uomini e alle donne di buona volontà lasciandosi baciare dal sole, irrorare dalle piogge, solleticare dai venti, accarezzare dalla trepida luce della luna e dal brillio delle stelle. Nascoste nel segreto della clausura della plurisecolare abbazia di Novalesa, le pietre danzano al tocco ispirato dell’artista Michelangelo che, assieme ai monaci spera di risvegliare in quanti le potranno contemplare un sussulto di umanità perché l’Umanità non dimentichi la sua vocazione di bellezza, di verità e di bontà”.


Foto di Giorgio Ferraris.