“Questo artista attraversa l’arte contemporanea italiana dagli anni ’60, senza mai smettere di ideare, progettare e concepire nuove direzioni”: con queste parole viene presentato Michelangelo Pistoletto, nel documentario Earth/Art (precedentemente Arte e Natura) di Monica Taburchi, trasmesso su Rai 5 nella serata di venerdì scorso. Il tema centrale della trasmissione, come si evince dal nome dello speciale, è il rapporto tra arte e cambiamenti climatici del nostro pianeta e, nello specifico, è teso a mettere in luce come gli artisti contemporanei si relazionino – attraverso le loro apere – a questo topic. Nelle quasi due ore di filmato è emerso un racconto corale, che ha dato voce ad artisti, designer o ecologisti come Christo, Pejac, Iena Cruz, Alper Dostal, Olafur Eliasson, Eugenio Tibaldi, Elena Mazzi e Amar Kanwar. Tra i protagonisti presenti nel documentario, come anticipato, figura anche Pistoletto, che ha esordito illustrando le peculiarità del suo segno-simbolo.
“Fin dal principio – ha argomentato l’artista – il mio progetto è stato quello di unire l’arte a tutti gli ambiti della vita sociale. Il Terzo Paradiso, un simbolo realizzato ormai 20 anni che nasce dal simbolo matematico dell’infinito, mette in relazione natura e artificio”. Un incontro tra i due cerchi, che, se armonioso, può originare il terzo cerchio, quello dell’equilibrio tra gli opposti. È anche in quest’ottica che Pistoletto affronta un termine chiave in tutta la sua ricerca e produzione artistica: “Ormai – ha specificato – abbiamo una parola d’ordine comune: sostenibilità.
Quest’ultima vuol dire guardare la natura e far sì che scienza e tecnologia possano ricucire il rapporto con essa, come io ho fatto con la Mela Reintegrata. È necessario pensare che la sostenibilità è anche culturale, politica ed economica, in tutti i sensi. Bisogna, però, che tutti questi elementi guardino alla sostenibilità naturale come elemento guida”.
Il maestro biellese conclude il suo intervento riagganciandosi al simbolo trinamico per delineare una prospettiva sociale: “Abbiamo il numero uno da una parte, un altro numero uno dall’altra: questa dualità, insieme, dà vita a un terzo elemento che non c’era. Quindi diventiamo tutti creativi e creatori se riusciamo a connetterci, producendo qualcosa che per noi funziona. Due a due, quattro a quattro, otto a otto… così possiamo creare una società di persone che producono veramente una comune visione e partecipazione”.