A Bergamo riflettori puntati sulla moda sostenibile, cronaca del convegno “Quanta CO₂ indossiamo?”
Il 23 settembre si è tenuto il talk - inserito nel contesto della Fashion Revolution Week - presso il "Kilometro Rosso - spazio Albini_next" che ha visto protagonisti operatori del settore, industrie e rappresentati del mondo dell’arte per condividere idee e proposte per creare abiti più sostenibili e a basso impatto ambientale. Ripercorriamo gli interventi dei relatori.

Ha preso il via la  Fashion Revolution Week, una rassegna organizzata dall’Associazione La Terza Piuma che propone una serie di eventi e iniziative – tutte in programma nel capoluogo orobico – tra fine settembre e novembre che sono tutte legati tra loro dal grande tema della moda etica. La Fashion Revolution, infatti, è un format di rilevanza internazionale che mira a porre l’attenzione su un concetto diverso, più responsabile e sostenibile di approcciare il mondo dell’abbigliamento e dei suoi accessori. Un’iniziativa che assume un valore ancor più rilevante nell’ambito del Made in Italy e nel contesto della manifattura tessile che trova nella provincia bergamasca numerose eccellenze internazionali.

CirculART
Come riportato in un nostro precedente articolo, nel variegata proposta dell’evento figura anche la mostra di CirculART – Art interwoven whit the supply chain, curata e prodotta da Cittadellarte. Il progetto, già presentato a Biella e a Monaco di Baviera nel 2019, è teso a spingere la ricerca artistica a confrontarsi con i diversi comparti che compongono la filiera tessile, lavorando con organizzazioni che hanno scelto di abbracciare l’idea di sostenibilità e di sviluppare la loro attività in modo innovativo e lungimirante.

Il convegno Quanta CO₂ indossiamo?
La partecipazione attiva della Fondazione Pistoletto non finisce qui: la responsabile dell’Ufficio Moda di Cittadellarte Olga Pirazzi (nell’immagine di copertina) è stata una dei relatori del convegno Quanta CO₂ indossiamo?. L’evento, tenutosi il 23 settembre al ‘Kilometro Rosso Innovation District’ della città lombarda, è stato dedicato alla presentazione del progetto 0 impact e incentrato sull’importanza che ricopre l’etica nel mondo della moda. Come riportato in un nostro precedente articolo, il progetto si ispira all’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 e mira a garantire modelli di consumo e produzione sostenibili e a ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo; non solo, è teso a incoraggiare le imprese, in particolare le multinazionali, ad adottare pratiche sostenibili e ad integrare le informazioni sulla sostenibilità nei loro resoconti annuali.

L’intervento di Olga Pirazzi
Pirazzi, nel suo intervento, si è focalizzata su Cittadellarte Fashion B.E.S.T.: “Il nostro progetto – ha raccontato Olga – riunisce in una piattaforma decine di aziende produttrici di tessuti, filati e accessori eco-sostenibili. Lavoriamo per progettare, insieme a giovani fashion designer, collezioni basate su questa filosofia impiegando materiali e prodotti tessili sostenibili. Il risultato di questi progetti viene successivamente promosso con incontri, seminari, eventi rivolti al pubblico proprio con l’obiettivo di sensibilizzare al consumo sostenibile”.

La sintesi degli interventi dei relatori
Lorenzo Nava de ‘La Terza Piuma’: “Il progetto ‘0 impact’ nasce da un’esigenza concreta di un numero sempre più crescente di consumatori attenti ai temi della sostenibilità e l’idea è quella di dare vita a un’etichetta presente sui capi che certifichi l’emissione di CO2 utilizzata per produrre e gestire la logistica di quel capo”.
– Il Presidente del Cotonificio Stefano Albini (nella foto sotto): Who made my clothes? è lo slogan simbolo della Fashion Revolution nel mondo ed è un bisogno dei consumatori, un’esigenza sulla quale bisogna dare una riposta; certo non è un progetto facile ma bisogna seriamente iniziare a lavorarci tenendo conto di tutti e tre i pilastri della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica”.

– Il direttore generale di Eurojersey Andrea Crespi (nella foto sotto): “Per fornire un dato come quello del consumo di CO₂, oltre a quello di energia e acqua occorre aver definito chiaramente quali sono le metriche, identificato ogni singolo passaggio produttivo, avere le tecnologie adatte alla misurazione e soprattutto avere in mente che la sostenibilità non significare raccontare cosa fai, ma come lo fai”.

– L’amministratore unico e direttore tecnico di ICA Irma Cavallotti: Bisogna essere capaci di misurare tutto il ciclo di vita del prodotto considerando anche ciò che sta a monte e a valle della filiera; ci sono ben 16 indicatori di impatto identificati a livello europeo ed è possibile misurarli attraverso tecnologie che rendano risultati certificati nel contesto della norma UNI EN ISO”.
– Il business development italia di Lenzing Carlo Covini (nella foto sotto): “Nel tema dell’abbattimento della CO₂ abbiamo lanciato proprio in questi giorni un progetto legato a questo tema che si chiama ‘True Carbon Zero’ e darà vita a una vera e propria etichetta; intendiamo lavorare con sempre maggiore determinazione per ridurre i consumi interni, migliorare i nostri processi produttivi con tecnologie di nuova generazione, utilizzare energie rinnovabili e materie prime più sostenibili“.

– La key account manager Humana people to people Laura Di Fluri: Ridurre l’impatto ambientale dell’abbigliamento significa anche lavorare sul prolungamento della vita dei prodotti incentivando anche il loro riuso e ogni anno raccogliamo circa 24mila tonnellate di abiti usati coinvolgendo oltre 3 milioni di donatori”.
– Il responsabile commerciale di Destro – Eurotessile Alberto Ottocento: Oggi più che mai c’è l’esigenza da parte del mercato di arrivare a un prodotto certificato nell’ambito della sostenibilità: i grandi brand e anche i produttori di fast fashion se ne stanno rendendo conto perché la domanda arriva direttamente dai consumatori finali. Serviranno degli indicatori chiari in termini di etichetta che siano comprensibili per i consumatori e possano avere ricadute in termini di affidabilità, di fiducia”.