Ricchezza è spesso sinonimo di comodità. E non intendiamo solo un’opulenza che sconfini nel lusso, ma la semplice (e non così scontata) disponibilità di risorse e strumenti per rendere semplice e normale la nostra quotidianità. Voglio recarmi a fare la spesa al supermercato più distante dalla mia abitazione perché è quello che preferisco? Nessun problema. Voglio prendere l’auto per andare a trovare un amico raggiungibile anche a piedi? Nessun problema. Voglio farmi un semplice ‘giro’ con la mia vettura? Nessun problema. Moltiplichiamo per ‘n’ volte questo comportamento e ne otteniamo un incremento dello smog e, naturalmente, un danno per la nostra salute. Non si tratta di retorica o buonismo: è chiaro che, per andare a lavorare, una persona debba per forza utilizzare l’auto se, ad esempio, la distanza non consente altre possibilità. Ma, a volte, la ricchezza a cui si faceva riferimento a inizio articolo, porta a un uso eccessivo e spropositato dei mezzi di locomozione a motore, anche quando non necessario o quando si ha la possibilità di fare car sharing (questo periodo di emergenza a parte). Questa breve riflessione – chiariamo, non da esperti del settore – ha trovato un riscontro, seppur in una situazione estrema. Come ormai noto, dopo l’allarme Coronavirus, in Italia è consentito muoversi solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute e rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza; ecco che il decreto emanato domenica 8 marzo dal presidente del Consiglio dei Ministri sta portando ad altri risvolti, che vanno al di là del contenimento del contagio da COVID-19.
Il satellite Copernicus Sentinel-5P Tropomi (lo strumento più accurato che misura l’inquinamento atmosferico dallo spazio) – gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea – attraverso un’animazione diffusa dall’Esa stessa (nel filmato sopra) ha infatti mostrato un calo delle emissioni di biossido di azoto, prevalentemente nelle regioni del nord Italia; le immagini in questione – pubblicate su Twitter da Santiago Gasso, ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa – prendono in considerazione l’evoluzione europea sul fronte smog dal primo gennaio all’11 marzo 2020. Nelle foto e nel filmato pubblicati, si nota come la nube rossastra (indicante il livello di biossido di azoto) che copre il bacino padano si sia attenuata sensibilmente. La causa-effetto sembra chiara: ha portato meno inquinamento sia la ridotta circolazione dei veicoli sia la chiusura di numerose imprese e attività (come imposto dal decreto). Per quanto concerne le aziende, anche la loro riduzione di consumi dati dal riscaldamento è un fattore chiave da considerare.
Anche la Coldiretti dà seguito a queste analisi: “Nonostante il febbraio più caldo di sempre con 2,76 gradi in più e l’80% di piogge in meno rispetto alla media storica – si legge in una nota nel sito web della maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana – lo smog cala sul nord Italia dopo quasi un mese di restrizioni, zone rosse e chiusure di scuole e attività imposte dal Coronavirus. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Isac Cnr in relazione agli effetti collaterali dell’epidemia sui livelli di inquinamento atmosferico”.
Se da una parte sembra chiaro il collegamento tra restrizioni da contagio del COVID-19 e diminuzione dello smog, dall’altra parte potrebbe in piccola parte incidere nella variazione dei dati analizzati anche il cambiamento delle condizioni meteorologiche (approfondimenti a riguardo in un articolo del Corriere della Sera a firma di Jacopo Giliberto). Ma per constatare un’altra prova che evidenzia il legame tra restrizioni per il contagio da Coronavirus e rinascita ambientale basta volgere lo sguardo al capoluogo Veneto, dove, attualmente, si muovono solo i battelli del servizio pubblico, mentre è imposto uno stop ai taxi e ad altri mezzi non necessari. La conseguenza? L’acqua della laguna di Venezia è diventa limpida e sta cessando l’effetto del moto ondoso; addirittura, tra le acque dei canali, si scorgono i pesci, a occhio nudo. Altri dati giunti nella giornata odierna (17 marzo) danno seguito a quanto scritto in precedenza: come riportato da una news del quotidiano La Stampa, le analisi dell’Arpa Piemonte e dell’AMAT hanno evidenziato come in molte città i livelli di PM10 si siano sensibilmente ridotti in poche settimane. Il polmone dell’Italia sta tornando a respirare?
La risposta chiara, probabilmente, si potrà avere con il passare del tempo: anche se l’aspetto meteorologico è un fattore che può essere considerato in parte, il minor utilizzo di automezzi non può che giovare alla salute della nostra città, della nostra penisola e del mondo intero. Le risposte e le prove ci sono. In questo periodo di crisi socio-sanitaria, cogliamo i (pochi) aspetti positivi che un’emergenza di questo tipo può portare. A cominciare dall’aria che respiriamo.