Il Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Giuseppe Conte, nelle ultime settimane, l’ha più volte ribadito: i beni di prima necessità non mancheranno, non è necessario ‘fare la corsa’ ai supermercati. Le parole del politico, però, hanno creato l’effetto opposto a quello sperato, generando un allarme sociale. E in questa inedita emergenza globale in molti è prevalso un pessimismo anche in un ambito in cui, stando alle parole di Conte, criticità non ci sono. Da considerare, comunque, il suggerimento dato dagli esperti – o dal semplice buon senso! – di recarsi nei punti vendita e rifornirsi con tutto il necessario in quantità, in modo da non ripetere l’operazione più volte nell’arco della settimane riducendo così il rischio di contagio da Coronavirus. Ed ecco che, in tutta Italia, nei principali organi d’informazione locale e nazionale, è stata documentata la corsa all’oro moderna, la spesa. Foto tragicomiche (il riferimento è naturalmente rivolto solo alle immagini, non alla gravità della pandemia), che testimoniano come i consigli di Conte non siano stati recepiti. Un dato significativo, in quest’ottica, è stato fornito da un’indagine Coldiretti/Ixè pubblicata il 19 marzo: quasi 1 italiano su 3 (30%) non resiste nemmeno 72 ore prima di dover uscire per fare la spesa in negozi, supermercati e alimentari. “Nel 38% delle case degli italiani – si evince dallo studio – sono state ammassate scorte di prodotti alimentari e bevande per il timore ingiustificato di non trovarne più disponibili sugli scaffali. Nelle dispense sono stati accumulati, soprattutto, nell’ordine, pasta, riso e cereali (+26%), poi latte, formaggi, frutta e verdura (+17%), quindi prodotti in scatola (+15%), carne e pesce (+14%), salumi e insaccati (+7%) e vino e birra (+5%)”. Anche la Coldiretti, a questo proposito, ha fatto eco alle parole di Conte, specificando che il rifornimento alimentare è assicurato in tutta la nostra penisola grazie al lavoro di 740mila aziende agricole e stalle, 70mila imprese di lavorazione alimentare e 230mila punti vendita come negozi, supermercati e discount.
Ma questo bisogno urgente di approvvigionamenti ha cambiato anche il modo di fare la spesa? Sì, e non di poco. La stessa Coldiretti ha pubblicato una serie di analisi che hanno messo in luce numerosi cambiamenti negli acquisti degli Italiani. Una di queste ha evidenziato un’impennata della vendita di farina dell’80% (viene preferita quella degli antichi grani storici italiani), con un boom di pane e pasta fatti in casa. Anche negli altri ingredienti tipici della pasticceria casalinga si è registrato un aumento: ad esempio lo zucchero del 28%, almeno stando alle prime due settimane dell’emergenza COVID-19. Zuccheri a parte (vanno limitati, come sottolineato dall’AIRC), è un bene che gli Italiani tornino a mettere le mani in pasta, preparandosi autonomamente pranzi e cene; sicuramente, la cosiddetta torta della nonna ha tutto un altro sapore – oltre a essere più sana – di una industriale. Non è retorica. E il nostro fisico non potrebbe essere il solo a beneficiare di una dieta casalinga: cucinare insieme ai propri cari – ove possibile – può rivelarsi non solo un’attività ludica, ma anche essere un intrattenimento per i rapporti nella propria sfera familiare. Insomma, un toccasana psicofisico. “Secondo l’indagine ‘Coldiretti Ixè’, dolci, pane e pasta fatta in casa sono una tradizione che appassiona oggi quasi una famiglia su tre (32%)“.
A dar seguito a queste analisi, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana rende noto un altro dato significativo: gli acquisti di piatti pronti e take away calano del 18%, ma il crollo arriva al 27% per i prodotti della rosticceria. Aumentano le vendite, invece, di lievito di birra (+122%), mozzarelle (+25%) e delle conserve di pomodoro (+17%). Eh sì, gli indizi portano all’amata pizza.
I nostri connazionali stanno riservando particolare attenzione anche al Made in Italy: è bene favorire la filiera nostrana, che in questo momento va rafforzata e tutelata. Chiunque può fare la propria parte, non limitandosi a comprare le eccellenze autoctone della nostra penisola, ma verificandone la reale provenienza leggendo le etichette. Gli oli extravergine o il miele sono un esempio: spesso il packaging tende a ingannare il cliente (viene riportato, in un formato di scrittura ridotto, se la provenienza non è italiana) ma, prestando attenzione, si può scegliere oculatamente il prodotto migliore. A questo proposito, la Coldiretti – in una nota del 22 marzo – ha sottolineato che, secondo i dati IRI Infoscan, gli acquisti familiari di vino DOC e DOCG italiano sono saliti del 11,9%. C’è anche un hashtag a cui far riferimento, ovvero #iobevoitaliano, per una sensibilizzazione social su questo fronte. “C’è una spinta ai consumi di vino con la produzione DOC e DOCG che rappresenta circa il 30% del totale in Italia, in una situazione in cui però – sottolinea la Coldiretti – l’emergenza Coronavirus si abbatte sul commercio internazionale, dopo il record storico fatto registrare dalle esportazioni di vino Made in Italy all’estero nel 2019, con un aumento delle esportazioni del 3,1% per un valore di 6,4 miliardi di euro, il massimo di sempre”.
Gli ultimi aggiornamenti non modificano il trend presentato finora: sempre secondo i dati IRI – pubblicati il 23 marzo da Coldiretti E relativi alla settimana dall’8 al 15 marzo – gli Italiani hanno aumento gli acquisti del 50% per le uova e del 47% per il latte Uht, ma sale addirittura del 59% la pasta di semola, del 17% il caffè macinato e del 9% l’acqua. Si tende a comprare più spesso anche i prodotti a lunga conservazione come Grana Padano e Parmigiano (+38%), tonno sott’olio (+34%) e salumi (+22%). “I prodotti alimentari che hanno avuto il maggiore incremento di vendite nell’ultimo mese di emergenza Coronavirus – precisa la Coldiretti – sono le farine, a pari merito con i legumi secchi (+83%), seguiti dalla carne in scatola (+82%)”.
Fortunatamente, in queste spese eccessive, non si stanno trascurando i prodotti ortofrutticoli (+16%), alla base del benessere fisico individuale, a prescindere dal Coronavirus. Anche se non esistono alimenti che contrastino direttamente un eventuale contagio da Covid-19, il consumo di frutta e verdura (con alimenti ricchi di vitamina B e C e oligominerali) può contribuire al benessere del nostro sistema immunitario. Come per il vino, però, rimane l’emergenza economica sul fronte estero: “Lo scorso anno – spiegano dall’associazione – è stata esportata ortofrutta per un valore di quasi 5 miliardi, messi ora a rischio dalle campagne di disinformazione e dai lunghi rallentamenti alle frontiere che danneggiano i prodotti deperibili”.
Nella quotidianità cerchiamo quindi di fare la nostra parte: prediligiamo prodotti italiani, consumiamo molta frutta e verdura, non rechiamoci a fare la spesa troppe volte alla settimana e facciamo uso dell’ingrediente segreto in ogni nostra azione: il buon senso. In ballo ci sono l’economia nazionale e soprattutto la nostra salute.