Vogue Talents, una delle property più importanti e forti di Vogue Italia, è stata protagonista della tavola rotonda de “Le stanze della moda sostenibile”, mostra evento che si è tenuta a Cittadellarte il 14 ottobre (come scritto in un nostro predente articolo). Si tratta di un brand che dà energia al sistema moda, creando un filo diretto tra stilisti, industria, responsabili acquisti e negozi. Il suo obiettivo? Mettere in mostra, in un target di pubblico di riferimento, i progetti dei fashion designer emergenti. Vogue Talents coinvolge anche scuole, associazioni ed aziende che, con il loro contributo, hanno deciso di sostenere questo progetto a supporto di una nuova generazione di talenti.
Per Vogue Talents è intervenuta Nicoletta Spolini: “Sono qui a nome di Sara Sozzani Maino, vice direttore di Vogue Italia e head di Vogue Talents. Vogue Talents oltre a essere un canale di Vogue Italia, è anche un supplemento internazionale, redatto interamente in inglese, che esce in allegato al magazine due volte l’anno, a febbraio e a settembre, proprio in concomitanza con le Fashion Week di Milano. Ma la property Vogue Talents è anche attiva nell’organizzare contest ed eventi – in particolare i due appuntamenti a Palazzo Morando che di solito inaugurano la Fashion Week – con l’obiettivo di aiutare i designer di nuova generazione ad emergere. Con un occhio sempre attento ai talenti ‘sustainable’: non a caso abbiamo, da qualche tempo, una label dedicata al tema – sustainable appunto – per consentire ai nostri lettori di individuare rapidamente i designer più attenti alle tematiche eco. Per questa tavola rotonda abbiamo selezionato due fashion designer di nuova generazione: il primo è Manuel Hallermeier, un giovane tedesco che ha studiato e lavora a Copenaghen. Ci è piaciuto molto il suo approccio concettuale e la ricerca di tecnologie innovative. L’altra selezionata è Yekaterina Ivankova, originaria del Kazakistan che ha studiato al Polimoda in Italia, della quale abbiamo apprezzato, nei suoi capi, l’uso del colore e il recupero – in chiave contemporanea – di tecnologie artigianali antiche nella produzione dei tessuti, usate in particolare nell’Uzbekistan”.
Analizzandoli nel dettaglio, Manuel Hallermeier – con il suo progetto “From White to Bright” (“Da bianco a luminoso”) – ha spiegato le peculiarità dei suoi capi: “Il processo della creazione della collezione – ha scritto il fashion designer tedesco nell’opuscolo di presentazione della mostra – può essere diviso in due parti. La prima analizza come l’etica e l’estetica possano giocare un ruolo importante nel design di moda. Nel progetto, questo interrogativo avrà risposta nell’esplorazione di diverse tecniche e prospettive sull’abbigliamento.
La seconda parte, invece, si focalizza sulla produzione dei capi in un laboratorio di cucito – continua Hallermeier – e analizza le tempistiche e la scalabilità del processo di produzione. A questo proposito, mi è difficile immaginare che il cambiamento avverrà dando una diversa forma ai modelli e ai capi, perché indumenti come pantaloni o camicie sono sul mercato da secoli e si sono radicalizzati in seguito alla domanda del consumatore. Su ampia scala, i prodotti seguono sempre i metodi e i costi di produzione possibili. Penso quindi che noi designer dobbiamo prepararci a sistemi di produzione più automatizzati come la stampa 3D. L’aspetto ancora più importante è che avremo la possibilità di dedicarci – riflettendo sull’eticità delle nostre azioni – all’acquisizione di abilità artigianali e alle sfide filosofiche e intellettuali del processo di produzione”.
Yekaterina Ivankova, invece, ha messo in luce Ikatwear, progetto di Re-Evolution basato su uno sguardo innovativo della tecnica del tessuto fatto a mano “Ikat”. Con questo lavoro ha provato non solo a sperimentare e concentrarsi sul design e sul colore del filato, ma anche a modificarne la tecnica, realizzando un tessuto innovativo ed esclusivo. I fili ottenuti dal bozzolo sono lavorati manualmente, stesi su antichi telai di legno e disegnati con colori naturali. Come è arrivata l’ispirazione? Grazie alla passione di Ivankova per la cultura e l’arte dei prodotti fatti a mano dell’Asia Centrale, che hanno portato i suoi indumenti a essere caratterizzati da sfumature orientali e da un mix di sartoria ed eleganza italiana, con richiami al vintage. I suoi indumenti permettono di percorre un metaforico viaggio in Asia, fino a conoscerne la seta, i profumi, la cultura artigianale e lo speciale tessuto ‘Ikat’, una combinazione di tecnica e natura che rende il prodotto unico.
Photo credit: Damiano Andreotti