Un ricco puzzle artistico composto da fashion designer, artisti e figure politico-istituzionali uniti a Cittadellarte per “Le stanze della moda sostenibile”. È questo quanto avvenuto sabato 14 ottobre negli spazi della Fondazione Pistoletto (come annunciato in un nostro precedente articolo), con la mostra evento che ha avuto come filo rosso il binomio caratterizzato da moda e sostenibilità. Un intreccio innovativo tra alcuni dei più importanti brand e designer nazionali e internazionali del settore moda, che hanno condiviso storie e progetti a basso impatto ambientale illustrandone le specificità. Cittadellarte è stata teatro dell’incontro di più menti, unite per sensibilizzare una svolta che coinvolga l’industria tessile e i consumatori nel nome del “Social Impact Fashion”. L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione tra la Fondazione Pistoletto e IAAD, in connessione con il neonato corso di laurea SIDE (attivo da settembre 2018).
L’appuntamento si è svolto nel contesto della prima “Turin Fashion Design Week”, che a sua volta si colloca nell’ambito della “Torino Creative City for Design UNESCO“, e si è tenuto durante la prima assemblea generale della “World Design Organization“. A questo proposito, l’appuntamento di sabato a Cittadellarte è stato preceduto venerdì 13 ottobre, dal “Fashion Show Prominent Designers” all’Ex Borsa Valori di Torino, organizzato da IAAD, dove designer internazionali di rilievo hanno portato in passerella il tema “RE-EVOLUTION”. Per l’occasione sono stati messi in luce progetti dalla spiccata connotazione estetica e concettuale, focalizzati sulle nuove possibili interpretazioni del rapporto fra design, moda e arte.
Tornando a sabato 14, la giornata è entrata nel vivo dopo la registrazione dei partecipanti (oltre 300) con i saluti di benvenuto di Michelangelo Pistoletto, Paola Casagrande (direttrice dell’Ufficio Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport della Regione Piemonte), Teresa Barresi (Assessore all’Educazione, Istruzione e Cultura, Turismo e Manifestazioni del Comune di Biella), Laura Milani (direttrice di IAAD) e Paolo Naldini (direttore di Cittadellarte). La parte politico-istituzionale ha speso parole di lode: “È stata una giornata formativa – esordisce Paola Casagrande – dove sono stati messi in luce moltissimi progetti di giovani fashion designer. L’appuntamento ha dimostrato come il binomio moda e sostenibilità possa essere possibile”. “La mostra evento – ha aggiunto Teresa Barresi – ha permesso di unire la moda, un tema caro Biella per la tradizione tessile della nostra città, interpretandola e innovandola attraverso la sostenibilità”.
Sulla stessa linea d’onda anche la direttrice di IAAD Laura Milani: “Questo evento è stato anche un’occasione per riflettere sul tema moda coniugandolo con una tematica importante come la sostenibilità. Sfatare luoghi comuni e avvicinare tematiche spesso distanti per tradizione è uno degli obiettivi del ruolo del designer come regista che abbiamo voluto mettere in scena e su cui lavoriamo intensamente come università”. La giornata, come detto, ruotava attorno al tema della moda sostenibile. Di cosa si tratta? “Ce lo siamo chiesti – esplica Naldini – già nel 2009, quando a Cittadellarte abbiamo avviato B.E.S.T. – Bio Ethical Sustainable Trend, una piattaforma di imprese, produttori, comunicatori, istituzioni della politica, educazione, formazione. È una variegata compagine che ci ha permesso di incontrare centinaia di protagonisti che ci hanno raccontato, come personaggi di un libro, le storie che si dipanano nelle stanze della casa della moda sostenibile. Si tratta di una grande casa con molte stanze e numerosi personaggi – il direttore si riferisce alla mostra “Le stanze della moda sostenibile”, ndr -; noi ne abbiamo incontrati alcuni e li abbiamo invitati in Fondazione per raccontare la loro storia”. (Il tema “moda sostenibile” è stato approfondito da Naldini in un precedente articolo).
Dopo i saluti iniziali si è tenuto l’opening della mostra “Le stanze della moda sostenibile” (visitabile fino alla fine di ottobre) nelle sale del Museo del Presente. In questo spazio è stata allestita “Porte-Uffizi” (prendendo spunto dall’omonima collocata nel sottotetto di Cittadellarte), che è una rappresentazione spaziale della filosofia di Cittadellarte e del suo impegno nel portare l’intervento artistico in ogni ambito della società. Nello specifico è composta da cornici lignee che formano il perimetro di stanze e porte, le quali presentano alla loro sommità alcune parole chiave.
Questa struttura, infatti, mette in comunicazione varie aree sociali, le stesse indicate nelle porte: economy, politics, production, ecology, work, communication, education, fashion, law, crafts, health – economia, politica, produzione, ecologia, lavoro, comunicazione, educazione, moda, legge, mestieri, salute. Da questi termini il collegamento coi progetti di alcuni degli invitati, con l’opera utilizzata come scenografia per l’allestimento. Come? All’interno di ogni porta erano “ospitati” esempi di casi-studio ecosostenibili. Nello specifico, ogni stanza aveva due “ospiti”: undici istituzioni che, a loro volta, hanno presentato un progetto che reputavano importante. Un esempio? UNECE (la Commissione economica per l’ Europa delle Nazioni Unite) ha presentato Giada Daolio con il progetto “Macroteria” e “Orange Fiber”. Fashion designer e artisti hanno avuto così il proprio spazio – condiviso con gli altri – per illustrare le specificità dei propri progetti mettendo in mostra i capi e le loro caratteristiche. Una rete che si intrecciava sul filo rosso della sostenibilità.
“La mostra – spiega il responsabile Ufficio Arte di Cittadellarte Juan Sandoval – è stata concepita sulla base di un’idea collettiva. Il fulcro è stato l’opera di Michelangelo Pistoletto ‘Porte-Uffizi’, utilizzando le parole chiave come riferimento alle varie discipline interpretate, come i vari settori della società. Oltre agli undici spazi per altrettanti progetti e nomi, il dodicesimo termine era l’arte. All’uscita delle stanze dell’opera, infatti, si trova proprio la voce ‘arte’, come se l’intera struttura si appoggiasse su questo macro-ambito. Nel ‘contenitore’ in questione abbiamo comunicato la sostenibilità della moda sulla base di tre elementi: gli abiti, i tweet e l’approfondimento video.
Gli abiti – continua Sandoval – erano la componente principale della mostra, abbiamo voluto rendere protagonisti i capi e i tessuti. Molto importante anche il secondo elemento, quello dei tweet – prendendo spunto dalle frasi di 140 caratteri tipiche di Twitter -. Per ogni progetto è stata cucita una frase rappresentativa che specificasse il lavoro e le motivazioni dello stesso. Da sottolineare il riferimento al lavoro manuale e al suo processo, tralasciando quello digitale. I tweet, infatti, sono stati realizzati cucendoli in specifici tessuti appesi vicino agli abiti. I filmati, invece, permettevano un approfondimento dei contenuti, mettendo il luce il materiale sulla ricerca e sullo sviluppo dei prodotti”.
Questi non sono stati gli unici ingredienti che hanno portato all’ottima riuscita della mostra. Era a disposizione anche una postazione con altri materiali informativi, come riviste e prodotti di presentazione. Nella stessa sala, inoltre, era appesa l’opera di Pistoletto “Prima scena – La presentazione”. Si tratta di uno specchiante di grande formato con impressa una serigrafia che, nell’immagine, presenta lo stesso artista Biellese, Franca Sozzani e i designer che hanno partecipato al primo evento per l’inaugurazione di B.E.S.T.
Tutto per richiamare l’origine del progetto moda. Un altro aspetto fondamentale con il quale si è legata la mostra è stata la performance di Nico Angiuli, con il quale l’artista ha raccontato la lana con un suo linguaggio performativo. “Non possiamo analizzare il mondo della moda – ha aggiunto Sandoval – se non ci si focalizza sulla produzione del tessuto, da questo aspetto iniziale deve partire la sostenibilità”.
La performance dell’artista Nico Angiuli “Del vello di pecora e altri ruminanti” (come scritto in un nostro precedente articolo), che ha visto protagonista anche Michelangelo Pistoletto nelle vesti di “attore”, ha scomposto il processo di lavorazione della lana mostrando così – in una sorta di filiera lirico-poverista – i diversi mondi (geografici e storici) legati alla fibra animale. “Con l’esibizione – ha spiegato Angiuli – intendiamo mettere in luce non solo il processo di produzione e trasformazione, che parte dalla pelle dell’animale e termina su quella dell’uomo, ma anche le tensioni e le memorie contemporanee che la lana contiene”.
Dopo lo show artistico è arrivato il momento del confronto e della condivisione con una tavola rotonda. Questo incontro, moderato dal direttore di Cittadellarte Paolo Naldini, è stato il fulcro dell’intera giornata: gli invitati all’evento hanno discusso di moda sostenibile presentando i loro progetti. Chi ha partecipato (oltre al già citato “Macroteria” di Giada Daolio)? MoMu Fashion Museum Antwerp con “Maison Martin Margiela” e “HonestBy”; Bocconi – Milano Fashion Institute con “Patagonia”; Tessile e Salute con “Stories of Fashion” (Unione Industriale Biellese e Camera del Lavoro); Vogue Talents che ha presentato Manuel Hallermeier e Yekaterina Ivankova; Socially Made in Italy con Carmina Campus di Ilaria Venturini Fendi; Fashion Revolution con “Cangiari“; Cittadellarte Fashion B.E.S.T. che presenta Sandra Backlund, Tiziano Guardini e Nadia Shaulova & Giulia Romano (entrambe con il progetto Social Fashion); SMI Sistema Moda Italia con “HERNO – Eurojersey”; ETI – Ethical Fashion Initiative con “Lai momo Istitution”; Museo del Tessuto (Prato) con “Detox”. (Seguiranno articoli di approfondimento sugli interventi degli ospiti).
“Sono molto felice – ha dichiarato la responsabile dell’Ufficio Moda di Cittadellarte Olga Pirazzi – di aver visto la sostenibilità protagonista di questo evento e tutti i suoi attori entusiasti e propositivi. Credo che la giornata rappresenti in parte il frutto di un lavoro di rete di molti anni. La varietà e soprattutto la qualità dei partner e di tutti gli ospiti ha reso questa giornata un interessante momento di scambio reciproco. I partecipanti hanno trovato con molta naturalezza un luogo per incontrarsi, per parlare, per formarsi su un tema tanto complesso come quello della sostenibilità scoprendo che si può lavorare su questo aspetto insieme”.
Photo credits: Damiano Andreotti