Che cosa è veramente Moda Sostenibile?
La partita si gioca prima di tutto nelle fabbriche: filatori, tessitori, tintori… e cosi via, ma anche allevatori, agricoltori e l’industria della chimica, operano come ingranaggi di una macchina globale che ha un impatto sociale nella vita di singole persone, di comunità e dell’intero pianeta come ecosistema.
Questo impatto può essere fortemente negativo; ma può anche essere neutrale o persino positivo.
I luoghi e i modi della produzione, distribuzione e vendita, però, non sono le sole “Stanze” di questa “Casa della Moda Sostenibile”. Ci sono molte altre organizzazioni attive in ambiti diversi che hanno un impatto reale sulla “filiera del valore” dell’industria tessile, “una delle più ampie nell’economia mondiale, che genera circa 3 mila miliardi di euro, produce 80 miliardi di capi e impiega circa 75 milioni di persone1”.
Tra queste organizzazioni troviamo istituzioni politiche nazionali, internazionali o globali come le Nazioni Unite, Ministeri e organismi rappresentativi delle imprese o dei lavoratori, ma anche il sistema dei media, e il mondo della formazione. E poi un articolato panorama composto da organizzazioni no profit, musei, agenzie di consulenza, associazioni della società civile, forum auto-organizzati, movimenti di pensiero, iniziative di advocacy… La Casa della Moda Sostenibile, oggi, è fatta di molte stanze, comunicanti tra loro, attraverso un sistema complesso di interdipendenze, connessioni, aperture…2
In queste Stanze, individui e organizzazioni sperimentano pratiche fondate su un impegno quotidiano e reale verso un ideale: un’industria capace di realizzare un equilibrio tra l’uomo e la natura. L’artificio, la straordinaria capacità che gli umani hanno sviluppato nei millenni di influenzare la natura, oggi è arrivato a un punto inedito: il suo impatto è così forte che le conseguenze possono essere definitive. L’industria della moda, con la sua dimensione concreta ma anche simbolica, è in una posizione speciale: può contribuire massimamente a un infausto esito irreversibile oppure può assumere un ruolo di avanguardia.
Battere strade nuove non è mai stato facile, né immediatamente remunerativo. Serve un senso di pionierismo e visionarietà, oggi, per abitare le Stanze della Moda Sostenibile. E non lo si può fare nell’isolamento. Occorre saper tessere anche relazioni, alleanze, partnership. E in coppia, a volte in gruppo, si sviluppano le storie che abbiamo voluto raccontare in questa mostra. Sono storie ricche di umanità, vissute da persone e organizzazioni che ci raccontano questa ricerca di equilibrio e armonia tra noi e la natura; è un grande sogno che quotidianamente si declina nella vita reale. Abbiamo in questi decenni coltivato anche noi, a Cittadellarte, questo sogno, tracciando un segno che è diventato simbolo; è il Terzo Paradiso. Si compone di tre cerchi affiancati: i due laterali rappresentano la Natura, il primo paradiso, e l’Artificio, il secondo.
Quello centrale disegna lo spazio di unione, congiunzione e sintesi dei due opposti. È il Terzo Paradiso. Cittadellarte opera per portare a concretezza questo simbolo nei diversi ambiti della vita sociale. Nella moda, dal 2009, operiamo con la piattaforma B.E.S.T. – Bio Ethical Sustainable Trend, dove produttori di moda, brand e fashion designers, si incontrano tra loro e con esperti, scienziati, studiosi, politici e comunicatori. Il Simbolo del Terzo Paradiso è assunto dalla Camera Nazionale della Moda per rappresentare nel 2012 il Manifesto per la Sostenibilità della Moda Italiana e nel 2016 le Linee Guida sui requisiti eco-tossicologici per gli articoli di abbigliamento, pelletteria, calzature e accessori, in collaborazione con SMI Sistema Moda Italia e Associazione Tessile e Salute.3 Nel 2014, il Simbolo è assunto dalle Nazioni Unite a rappresentare il gruppo di lavoro per la definizione di un’iniziativa quadro per la sostenibilità della moda, e poi, a Ginevra, nel Parco della Sede delle Nazioni Unite, davanti al Palais des Nations, come simbolo della stessa attività dell’organizzazione ONU impegnata a ricercare l’equilibrio tra le molte e complesse differenze che è chiamata a rappresentare.
Le Stanze della Moda Sostenibile, dunque, si posizionano lungo un percorso di ampio respiro, sviluppato da una rete molto variegata di soggetti impegnati per un ideale quanto mai urgente.
Con questa mostra e le attività di workshop e comunicazione che la integrano nei mesi futuri, ci occupiamo dello spazio che sta tutt’intorno alle Stanze, quello abitato da noi come cittadini e organizzazioni di ogni settore e geografia. È la società allargata, che determina, con le sue scelte economiche, culturali, valoriali ed etiche le forze che spingono verso il disequilibrio o l’equilibrio. È lo spazio dove ognuno di noi può portare un proprio personale contributo.
Paolo Naldini
Per approfondimenti: articolo sulla mostra evento “Le stanze della moda sostenibile”
1 UNECE/CEFACT Conference on “Ethical and informed choices for sustainable clothing – Tracking and tracing textile supply chains”, 03 October 2017, Rome; Draft Background Research Paper.
2 La mostra è installata all’interno dell’opera di Pistoletto “Porte Uffizi” (2003) che si ispira alle Porte di Palazzo Fabroni (1995) opera in cui Pistoletto mette in relazione l’arte con il tessuto sociale. Le scritte sulle porte sono bifrontali e interconnettono attraverso gli ambienti differenti discipline artistiche, economiche, politiche.
3 http://www.cameramoda.it/media/pdf/linee_guida_it.pdf.